Lavoriamo a favore della prevenzione

Quello sull’aborto è un tema che esprime una valenza ontologica e quindi mi riesce difficile, antipatico, ma anche doloroso, doverlo vedere trattato nella propaganda elettorale. Ci dobbiamo sforzare di aiutare la politica a tornare ad una dimensione più sana e più onesta sul piano intellettuale

In un Paese dove si svolgono campagne elettorali ogni anno, l’avvicinarsi della data delle elezioni viene annunciato con l’esplodere di tematiche dalla valenza epocale che in periodi di stabilità elettorale, che corrispondono a quelli più produttivi sotto il profilo legislativo, sono abbandonate nei cassetti. Ma è così, ed anche alla vigilia di questa durissima campagna per le politiche 2006, esplode il tema della vita e della morte. Ed io, che da sempre sono laicamente impegnato in un percorso politico dove faccio tesoro della mia ispirazione  culturale e religiosa, devo ammettere di essere particolarmente a disagio nel dovermi confrontare su questo tema in una dimensione da stadio. Questo perché la sacralità della vita si manifesta anche nel modo in cui ci si approccia al tema, nel modo in cui si usano alcuni argomenti.

Quello sull’aborto, per me che sono laureato in filosofia, è un tema che esprime una valenza ontologica e quindi mi riesce difficile,  antipatico, ma anche doloroso, doverlo vedere trattato nella propaganda elettorale. Ma ci dobbiamo sforzare di aiutare la politica a tornare – dico tornare perché una volta i cori da stadio non si facevano su certi argomenti – ad una dimensione più sana e più onesta sul piano intellettuale. E’ su questo, oltre che sul merito, che voglio dare il mio contributo e quello del mio partito.

La legge 194 del 1978 all’articolo 1 recita: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela  la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.

Vorrei partire da qui: “evitare che l’aborto sia usato a fini della limitazione delle nascite”. Questo è l’obiettivo delle politiche socio-sanitarie che lo Stato, le regioni e gli enti locali devono attuare, e da qui si può partire per una dialogo e un confronto sul tema che non è più aborto sì o aborto no, ma si o no a politiche socio-sanitarie che evitino l’uso dell’aborto come strumento di limitazione delle nascite. Ed in questa chiave si inserisce l’esigenza reale di vedere applicata l’intera legge 194.

La mia personale posizione è quella del massimo rispetto nei confronti di una legge dello Stato. Pur non condividendola,  poiché per fede cattolica sono contrario all’aborto, credo però che la si debba applicare nella sua interezza:  non solo nella parte che prevede e disciplina l’interruzione di gravidanza, ma anche in quella che tutela la salute della donna.

Quando si parla di aborto infatti non si può non tener conto del dolore che la donna deve spesso  affrontare e sopportare in solitudine. Davanti a questa vera tragedia bisogna innanzitutto riflettere, approfondire, comprendere e sicuramente non giudicare. Nel nostro ordinamento la 194  sancisce principi, riconosce diritti e impone obblighi; ma troppo spesso il dettato normativo viene disatteso, peggio ancora disapplicato. La legge come tale va rispettata, non in quanto laici o cattolici ma in quanto cittadini e in più, nel nostro caso, in quanto rappresentanti delle istituzioni. E’ però fondamentale la salvaguardia della salute delle donne e non di meno del nascituro. Pertanto l’interruzione volontaria della gravidanza, come ogni altra legge dello Stato,  deve essere rispettata e soprattutto applicata nella sua interezza, altrimenti non si potrà affrontare in modo costruttivo alcun tipo di discorso che si basi su tale normativa.

Entrando nello specifico, credo innanzitutto che molto si possa fare applicando la legge in vigore nella parte della prevenzione. In particolare l’articolo 2,  riguardante i consultori familiari, affida loro il compito di assistere la donna in stato di gravidanza, informandola sui diritti, sui servizi offerti, sulle modalità idonee ad ottenere il rispetto delle norme sul lavoro e sulla tutela della gestante, attuando direttamente o tramite enti locali speciali interventi e contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.

Sono convinto in proposito che sia quanto mai necessaria una più capillare e completa informazione. Troppo spesso infatti il ricorso all’aborto è prodotto indirettamente da una non conoscenza di fondo di tutti gli aiuti, i sostegni, i provvedimenti, le iniziative a supporto della gravidanza di cui la gestante potrebbe  fruire. Spesso la donna  crede di trovarsi di fronte ad una scelta ineludibile mentre in realtà potrebbe valutare diverse soluzioni e ciò a vantaggio non solo del bambino ma della donna stessa.

Bisogna quindi sopperire prioritariamente alla mancanza di informazione con l’avvertenza di evitare in questo particolare momento il rischio di strumentalizzare un argomento così delicato.  Strumentalizzazione che purtroppo dobbiamo registrare in questi giorni in merito all’indagine conoscitiva sulla normativa vigente, promossa da una forza politica che ritiene di poter affrontare in meno di 30 giorni lavorativi un impegno importante e delicato, quale quello della ricognizione sul funzionamento della legge nella sua interezza. E’ un compito che, fuori da ogni strumentalizzazione, sarebbe stato più opportuno demandare alla prossima legislatura, o affrontare a livello regionale come noi Popolari UDEUR abbiamo chiesto in molte regioni, prima di affrontare altre innovazioni quali quella della RU 486; e bene avrebbe fatto questo Governo a trovare nella finanziaria  di quest’anno le risorse per sostenere i consultori invece che tagliare i finanziamenti agli Enti locali.

Ma tant’è, la cultura da stadio oramai  prende tutti, e la 194, la salute della donna e la sacralità della vita sembrano diventare ottimi argomenti da buttare nel “tritatutto” della campagna elettorale. Noi, lo abbiamo detto e lo continueremo a dire: non siamo disponibili a fare campagna elettorale su questi temi, ma non siamo neanche disponibili a mediare e a trovare mezze soluzioni, perché per noi questi temi rappresentano la base del nostro impegno e la ragione di fondo della nostra identità

 

on. Clemente Mastella
Segretario Politico Popolare – UDEUR

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