La riforma del lavoro è legge: cosa prevede il Jobs Act

di Michela Arnò

Con il voto definitivo del Senato del 3 dicembre scorso, la tanto attesa riforma del Governo Renzi è divenuta definitivamente legge. Circondati, fuori da Palazzo Madama, da manifestazioni e alcuni disordini, i Senatori hanno votato con 166 sì, 112 no e un astenuto, il testo sul Jobs Act che si concentra su lavoro, welfare, ammortizzatori sociali, pensioni e turnover. In attesa dei primi decreti delegati, attesi a breve, ecco cosa prevede la nuova riforma in materia di contratti, neo assunzioni, licenziamenti e disoccupazione.

Articolo 18
Cambierà in modo sostanziale il contenuto dell’articolo 18 dello Statuto del Lavoratori. Il nuovo contratto per i futuri neo assunti prevederà il tempo indeterminato, ma con la possibilità di essere licenziati e ricevere un indennizzo a seconda degli anni lavorativi.
Per i neo assunti, il reintegro del posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo sarà possibile se il licenziamento avverrà per motivi nulli, discriminatori o «specifiche fattispecie» stabilite dai decreti delegati. Se il licenziamento riguarderà motivi economici, sarà previsto sono l’indennizzo.
Per i vecchi assunti con contratto indeterminato, l’articolo 18 rimarrà invariato.
Il fine del Governo è quello di rinunciare al contenzioso con il datore di lavoro.

Tutele crescenti
L’obiettivo è quello di rendere il nuovo contratto a tutele crescenti la forma normale di assunzione. Si elimineranno le decine di forme contrattuali fra le quali i vari co.co.co e co.co.pro.
Ci sarà maggiore flessibilità e più semplificazione in caso di riorganizzazione, ristrutturazione, conversione aziendale o di passaggio da una mansione all’altra, inclusa la possibilità di essere demansionati, ma con l’obiettivo di tutelare il posto di lavoro e la professionalità.
Per favorire le assunzioni, si istituisce l’Agenzia nazionale per l’impiego e, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese, si punterà a semplificare e rendere telematiche le procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro.

Welfare
Con la riforma della Cassa Integrazione saranno rivisti i limiti di durata del sussidio con una maggiore partecipazione da parte delle aziende che la utilizzano. Le aliquote ordinarie saranno ridotte e rimodulate a seconda dei settori.
Il trattamento di disoccupazione sarà rapportato alla storia contributiva del lavoratore e con l’incremento della durata massima per carriere contributive più rilevanti. Per chi si trova in una situazione di disagio economico, potrebbe essere introdotta, dopo la fruizione del sussidio di disoccupazione, un’ eventuale prestazione priva di contributi figurativi. Anche i lavoratori con contratto co.co.co potranno usufruire del sussidio.
Alle lavoratrici parasubordinate e alle autonome con figli disabili non autosufficienti sarà estesa l’indennità di maternità.
Infine, le cifre degli ammortizzatori sociali: 2,9 miliardi di euro destinati nel 2015, di cui 2,2 provenienti dalla legge di stabilità e 700 milioni dal fondo per l’occupazione.

Partite IVA e startup
Dimenticati dal Jobs act i freelance e i lavoratori con partita IVA, i quali andranno incontro ad un salasso. La novità più discussa riguarda il regime dei minimi, ossia l’inquadramento semplificato che la legge riservava ai piccoli imprenditori. Dal 5% di Irpef per un fatturato inferiore ai 30.000 euro l’anno, dal 2015 l’aliquota forfettaria triplicherà al 15% e con soglie differenti a seconda dell’attività svolta: inferiore ai 40.000 euro per i commercianti, inferiori ai 15.000 euro per gli imprenditori. Abbattuti anche i vincoli del vecchio regime (durata di 5 anni o fino al compimento del 35° anno).
L’ultima importante novità riguarda gli startupper, per i quali si prevede un abbattimento speciale dell’aliquota al 10% nei primi tre anni, invece del 15%.
Secondo le statistiche, quindi, i giovani professionisti saranno interessati da un aumento della tassazione stimato intorno al 500%.

Sono, quindi, ancora tanti i punti da definire con le Leggi Delega, le quali dovranno essere emanate entro il tempo massimo di 6 mesi. Probabilmente, sarà il Consiglio dei Ministri del prossimo 20 febbraio quello decisivo per potere comprendere concretamente quello che cambierà con Jobs Act.

di Michela Arnò
Caporedattrice di SocialNews online

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