Parlare a voce alta e farsi sentire può muovere le cose

Carolina Laperchia

Parola dell’attore Sebastiano Somma che da trent’anni milita nella squadra di calcio ItalianAttori per iniziative a scopo benefico

somma«Sarebbe meraviglioso avere una bacchetta magica e riuscire a cambiare il destino di una persona che soffre ma purtroppo non si può sempre fare. Ciò che invece è possibile è cercare di agire concretamente in prima persona e sostenere, magari anche con la propria immagine, battaglie importanti, creando opinioni e sollecitando pensieri». Sebastiano Somma, attore di teatro, cinema e televisione, non ha alcun dubbio a riguardo; lui che con la sua immagine e notorietà si adopera da oltre trent’anni per arrivare al cuore dell’informazione e per sostenere battaglie importanti a favore di chi, ogni giorno, ha qualcosa per cui combattere. «Le malattie rare sono tantissimee impegnarsi a favore della ricerca significa anche dare voce a persone costrette quotidianamente a una drammaticità enorme dentro le proprie mura domestiche – spiega ancora Somma che da tempo ormai fa parte della ItalianAttori, la squadra di calcio formata da attori e regsti italiani impegnati nella raccolta di fondi per svariate inziative a scopo benefico – Per noi che ne facciamo parte non si tratta soltanto di giocare delle semplici partite di pallone quanto piut- tosto sostenere associazioni che si occupano di malattie rare che non sempre hanno la possibilità di far parte di nuclei importanti. Io stesso supporto da tempo l’AISNAF che dal 2006 si occupa di persone colpite da una gravissima malattia del sistema nervoso centrale, che aggredisce per lo più i bambini, e che è causata da abnorme accumulo di cisteina e ferro nel cervello». E se scendere in campo personalmente, mettendoci faccia, gambe e cuore è certamente un primo passo importante per cercare nuovi percorsi e soluzioni, anche la tv, “seconda casa” di Sebastiano, forse potrebbe fare qualcosa di più. «È certamente un osservatorio pubblico importante, soprattutto per tenere sotto pressione chi poi dovrebbe darsi davvero da fare, ma ci dovrebbe essereforse un’informazione più “alta” e soprattutto continua sulla natura e sulle evoluzioni di queste malattie; un’informazione capace di raccontare storie di sconfitte e di vittorie durante tutto l’anno, e non solo occasionalmente, perché quelle di cui stiamo parlando sono problematiche che riguardano noi tutti».

Carolina Laperchia

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