Come spiegare ai piccoli le cose dei grandi

Una fiaba giuridica si propone qualcosa di ambizioso: far comprendere ai più piccoli il mondo dei diritti e dei doveri e l’importanza degli stessi per garantire a tutti una convivenza pacifica, improntata ai valori di uguaglianza, libertà, rispetto e solidarietà umana. Le fiabe contenute in questo libro si pongono questo obiettivo e, per questo motivo, rappresentano un vero e proprio scrigno di materiale ludico ed educativo, rivolto principalmente ai bambini, ma non solo.

L’idea di scrivere fiabe giuridiche nasce dalla mia contestuale esperienza di studente della facoltà di Giurisprudenza ed insegnante di musica in una scuola elementare. Prima di iscrivermi all’Università, non poche persone mi parlavano del diritto quale materia arida, profondamente mnemonica, lontana da qualsiasi forma di creatività. Iniziando a studiare, capivo, invece, che il mondo delle norme è particolarmente vicino all’esperienza umana, che, dietro al serio linguaggio degli articoli, le parole si muovono in una danza di creazione ed interpretazione, che il diritto deve essere al servizio della vita, che il diritto è nell’esistenza. Notavo, infatti, che la maggior parte dei comportamenti della vita di ciascuno, come comprare oggetti, vivere in una casa, scegliere un lavoro, sposarsi, separarsi, frequentare una scuola, un ospedale o una piazza, erano affidati proprio al diritto. Il diritto, in parole semplici, mi appariva come un lungo nastro, il quale avvolgeva la vita di una persona, da prima che venisse al mondo a quando lo lasciava e, forse, anche dopo. Da qui il mio interrogativo intimo: il diritto è davvero qualcosa che vive da sempre tra gli uomini, nasce con il grande fine di creare la pace nella convivenza umana, e, come dice sempre il mio Maestro, è logica unita a buon senso, perché possono incontrarlo soltanto gli adulti ed in particolare coloro che decidono di studiare legge o che devono affrontare un problema legale? Perché un bambino non può sapere da subito che la maggior parte delle regole che vive quotidianamente è espressione di una più ampia vita giuridica?

Stando, come si suol dire, dall’altra parte della cattedra, osservavo, poi, che un bambino è veramente, come sostiene da sempre mio papà, un registratore vuoto, capace di assimilare anche le nozioni più difficili, da una battuta di biscrome ad un articolo di legge. Ma occorreva il codice giusto. Non poteva essere, naturalmente, quello civile, penale o quello della strada. Doveva essere un codice linguistico, il quale, come un sentiero senza ostacoli, permetteva l’incontro tra il legislatore ed il bambino. Così, per l’esigenza di spiegare l’istituto della Corte penale internazionale ad un pubblico di bimbi delle elementari, nasce la mia prima fiaba giuridica e con essa la profonda convinzione che, oltre a parlare di diritto minorile e dei diritti dei minori, bisogna tentare di parlare di diritto direttamente ai minori. Ma cos’è un fiaba giuridica? È una specie dell’ampio genere di fiabe tradizionali, ma caratterizzata da una serie di elementi specializzanti che le conferiscono una propria sfera di autonomia. In particolare, si tratta di un racconto fantastico, il cui contenuto è tratto dal mondo delle norme. I personaggi che la popolano vengono dal pianeta diritto, dalla galassia giustizia, da un’aula di tribunale o, semplicemente, dalla mia fantasia. Nella maggior parte dei casi, i protagonisti sono bambini, la prova da superare è la non conoscenza, lo strumento per farlo è il diritto presentato da un alleato, per così dire, giuridico ed il “principe” della trama è il dialogo tra i personaggi, dialogo che permette a ciascun lettore di intraprendere un viaggio, ideale e reale, nel mondo delle norme, per ritornare a casa con qualche conoscenza in più. C’è, infatti, un viaggio in ognuna di queste fiabe giuridiche, a volte sulle ali di un angelo, sul piatto di una bilancia o in un tazzina di caffè. Altre volte, su una zattera fatta di foglio e penna, su un libro o su un gabbiano.

Così, solo a titolo esemplificativo, nella fiaba giuridica “Due Toghe per Amiche”, grazie all’aiuto dei due gabbiani Cimpi e Ciompi, Giulio riesce a conoscere le toghe Gius e Tizia, le quali gli spiegano la legge sull’affido condiviso. In “Battiti d’Ali”, attraverso un volo con l’angelo Alì, Nicholas arriva nel continente africano, dove conosce la realtà dei bambino-soldato ed inizia a comprendere cosa significhi vivere senza regole. In “Una Vitamina per Mondo”, Gis, una bimba di nove anni, affronta il tema del debito estero. In “Saltellando nella Costituzione”, grazie ad articolo 54, Sara apprende la storia della sua Carta Costituzionale. E così proseguendo con altre fiabe, fino a percepire che le regole vissute da ciascun bambino nel proprio piccolo contesto familiare o scolastico-sociale costituiscono, in realtà, manifestazione di una più articolata dinamica giuridica. Mi piace pensare al diritto come a qualcosa che, per poter vivere, deve scendere dal cielo delle idee al mondo degli uomini e dei bambini. Mi piace immaginarlo come un veicolo fantastico, che vola in ogni tempo, in ogni spazio e tra infiniti perché, che permette ad ogni lettore, di una norma come di una fiaba giuridica, di esplorare la realtà con lo sguardo dei diritti e dei doveri, e ad ogni popolo, di camminare l’uno accanto all’altro, con maggiore fraternità. Ma il diritto può davvero fare tutto questo? Non il diritto in sé e per sé, ma ciascun cittadino del mondo, piccolo o grande che sia, il quale, avendo la possibilità di comprendere le norme che lo circondano, conquista uno strumento per lasciare il mondo anche solo un po’ migliore di come lo ha trovato. Penso, infine, che, per poter utilizzare la sanzione penale quale extrema ratio e rispettare realmente la funzione rieducativa della stessa, sia fondamentale offrire alle nuove generazioni la possibilità di conoscere le ragioni profonde dei doveri che vengono imposti e dei diritti che vengono concessi, poiché è possibile educare soltanto chi è già consapevole della violazione posta in essere, e si può apprezzare in profondità la conquista di un diritto solo se ne si conosce il fondamento. I proventi di questa piccola avventura letteraria saranno devoluti ai bambini ed alle bambine della Somalia.

La scelta di questa terra, tra le tante che vivono situazioni di profondo disagio, non è casuale, bensì legata ai seguenti motivi: credo che la Somalia sia una terra particolarmente abbandonata; penso che un gesto di fraternità verso un Paese con una così alta popolazione musulmana da parte di un Paese di stampo cattolico possa rappresentare un segno deciso di dialogo interreligioso, particolarmente importante in questo periodo storico; attualmente, nonostante la Somalia non abbia uno Stato dai caratteri ben definiti, l’Unione Europea sta sostenendo il riordino del sistema ordinamentale somalo coinvolgendo giuristi locali ed europei per l’elaborazione di una nuova Costituzione, una riforma amministrativa, un codice penale, civile e delle relative procedure. Credo, inoltre, che sarebbe prezioso, per i rapporti tra il nostro Paese e quella terra, che uno Stato che può festeggiare i 60 anni della propria Costituzione ne sostenga un altro che sta per dare alla luce la sua. Infine, mi piacerebbe pensare che, per le nuove generazioni, l’espressione “Trattato di Amicizia” che intitola il Trattato Italo-Somalo, sia una realtà, non un ideale, e che, un giorno, anche i bambini somali possano essere tutelati dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo del 1989. Alla luce di esperienze e riflessioni, Fiabe giuridiche vuole essere un ausilio ed un invito: un ausilio per l’insegnante, il genitore o comunque, l’educatore, nell’arduo compito di trasmettere nozioni e concetti di non intuibile comprensione; un invito ad ogni cittadino bambino ad andare un po’ a spasso con il diritto per scoprire che, dietro ad aride norme, c’è la vita nelle sue più svariate manifestazioni, talvolta superiori in fantasia anche ad una fiaba.

@uxilia distribuisce, collabora e presenta le fiabe giuridiche

Ester Molinaro
Avvocato, presidente di “Ali giuridiche onlus”

Rispondi