L’ambiente si salva anche con l’economia e la finanza

Il recente vertice di Copenaghen ha attestato che siamo in presenza di un’emergenza ambientale. Ciò impone un utilizzo razionale delle risorse naturali, al fine di garantire la sostenibilità stessa del pianeta e dei suoi abitanti.
L’economia è sostanzialmente la scienza che fa questo. (Per economia – dal greco οἴκος (oikos), “casa” inteso anche come “beni di famiglia”, e νόμος (nomos), “norma” o “legge” – si intende l’utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi contenendo la spesa)
È quindi assolutamente opportuno trattare i temi ambientali partendo dalle scelte economiche.
Esiste un problema di correttezza nella misurazione delle azioni economiche.
Si provi a pensare ad un normale investimento dei nostri risparmi: per esempio, l’acquisto di titoli di un’azienda. Poniamo che tale azienda effettui la sua produzione utilizzando sistemi inquinanti. Il rendimento di questa operazione è comunemente fornito dal tasso di interesse che l’azienda riconosce sui titoli acquistati. Non vengono considerati, però, gli effetti economici del danno ambientale prodotto (ad esempio, l’aumento delle imposte per la bonifica dei territori).
L’esempio ci porta sul piano della finanza, e, proseguendo, vorrei focalizzare il discorso sulla finanza etica quale approccio altamente coerente ed efficace rispetto a tutte le politiche e le istanze di salvaguardia del pianeta.
Nel “Manifesto della finanza etica”, elaborato e condiviso da tutti i principali operatori del settore, si possono facilmente individuare i principi costitutivi di tale disciplina.
(vedasi: http://www.borsaitaliana.it/documenti/rubriche/sottolalente/finanzaetica.htm e http://www.exaequo.bo.it/files/u2/ManifestoFinanzaEtica.pdf)
Questo approccio si differenzia dalla finanza tradizionale per la rimodulazione delle priorità: l’obiettivo ultimo non è il massimo profitto, o il massimo rendimento di un investimento, che rimane un elemento importante per la sopravvivenza dell’impresa, ma non l’unico elemento di valutazione. Si allarga la visione del proprio agire alle conseguenze non monetarie delle azioni economiche e delle scelte fatte, ponendo in evidenza anche l’ambito sociale e quello ambientale.
In concreto: la finanza eticamente orientata non allocherà denari in progetti ed imprese che depauperano risorse naturali e l’ambiente, anche se tali investimenti possono promettere ritorni economici molto favorevoli. Si sceglieranno settori quali le energie rinnovabili, la responsabilità sociale e ambientale, l’agricoltura biologica, ecc.
Un fattore essenziale per poter parlare di finanza etica è la TRASPARENZA: è necessario che l’operatore indichi chiaramente i settori in cui investe e che ciò possa essere verificato da chiunque (clienti e normali cittadini).
Non basta che ci sia una lodevole enunciazione di buoni principi. Occorre sia possibile vedere CHI ha beneficiato di finanziamenti, COSA è stato finanziato (quali progetti? Con quali impatti sul territorio e sull’ambiente?), DOVE (in quali aziende) sono stati investiti i fondi che la clientela ha affidato all’operatore finanziario.
Senza la “cartina di tornasole” della trasparenza, non si può parlare di finanza etica.
È auspicabile che tali concetti entrino sempre più nel pensare comune delle persone per promuovere un cambiamento. È infatti limitato fare la raccolta differenziata in casa e poi affidare i propri risparmi a banche o finanziarie che non selezionano le imprese in cui investire con le stesse attenzioni (ci si può trovare ad aver acquistato titoli delle aziende che maggiormente inquinano il territorio in cui viviamo).
In Italia esistono da anni operatori economici e finanziari che attuano criteri di scelta di tipo etico-ambientale nel selezionare le opportunità di investimento per i propri clienti.
È importante sapere che esistono, per effettuare scelte consapevoli.
Un detto popolare recita: “se pensi di essere “troppo piccolo”, prova a dormire in una stanza con una zanzara”.

Nazzareno Gabrielli
Responsabile filiale di Bologna di BANCA POPOLARE ETICA

Rispondi