Diritti individuali e diritti di coppia

Gli stessi diritti che dobbiamo garantire alle coppie omosessuali li dobbiamo garantire anche ai singoli e alle coppie eterosessuali. Altra cosa è la famiglia che per la nostra costituzione è basata sul matrimonio fra un uomo e una donna.

La nostra Costituzione, laica e repubblicana, all’articolo 29 indica la famiglia come “una società naturale fondata sul matrimonio”. E basta esaminarne gli atti preparatori per verificare che tutti i deputati intervenuti sull’articolo, da Vittorio Emanuele Orlando a Giuseppe Dossetti, dai Democratici Cristiani ai Repubblicani, si riferivano al matrimonio fra un uomo e una donna. Non c’è traccia, negli atti parlamentari, della possibilità di un matrimonio fra uomo e uomo o fra donna e donna. Definiamo, innanzitutto, il concetto di matrimonio: esso avviene tra un uomo e una donna, e la società naturale è quella costituita da un uomo e da una donna. Questo è il concetto di famiglia della Costituzione. Dall’altra parte, ci sono tutti gli orientamenti e gli atteggiamenti sessuali possibili immaginabili, a cui bisogna garantire pienamente tutti i diritti individuali: i diritti di chi, non essendo eterosessuale, non intende sposarsi e non intende contrarre nessun tipo di impegno pubblico, dato che il matrimonio, oltre ai diritti, implica anche l’accettazione di precisi doveri nei confronti della società. Chi non vuole sposarsi, dunque, deve avere garantiti i diritti individuali, sia che si tratti di un uomo che vive con un altro uomo, sia che si tratti di una donna che vive con un’altra donna, sia che si tratti di una coppia eterosessuale che ha deciso di non sposarsi. E gli stessi diritti dobbiamo garantirli anche ai singoli, specialmente agli anziani, che in Italia sono milioni: abbiamo una casistica vastissima di persone che appartengono a varie categorie sociali e devono avere garantiti i loro diritti. Altra cosa è la famiglia della Costituzione che, lo ripeto, è una società naturale basata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Questo è l’inquadramento sul quale noi vogliamo intervenire, anche dal punto di vista operativo. Per quanto riguarda, invece, la richiesta di dare alle coppie di fatto o alle coppie gay ulteriori diritti oltre a quelli che sono i diritti individuali, ho chiesto ripetutamente che mi si indicassero quali sono gli interventi che ci si aspetterebbe al fine di tutelare tali diritti che si suppongono violati. Io sinceramente non vedo dove sia il problema. L’obiezione di non poter andare all’ospedale a trovare il proprio caro, la persona con cui si vive o il proprio amante è risibile perché in Italia non c’è ambiente ospedaliero che impedisca ad alcuno le visite. La questione dell’appartamento di proprietà o in affitto? Non si capisce perché, se due persone dello stesso sesso vivono insieme, non possano semplicemente cointestarsi l’appartamento quando lo comprano, oppure cointestarsi l’affitto. Per quanto riguarda l’eredità, non vi sono complicazioni: è sufficiente scrivere a chi si desidera destinare i propri beni. Certo, le cose possono complicarsi se c’è un matrimonio alle spalle, se ci sono dei figli o altre persone da tutelare: si tratta di casi in cui bisogna trovare un equilibrio fra i diritti del partner ed i diritti che sono stati acquisiti da altre persone con le quali il defunto aveva rapporti o con le quali si era assunto delle responsabilità. Per quanto riguarda, invece, la tutela dei diritti individuali, accolgo favorevolmente possibili modifiche da apportare nel codice civile per soddisfarli in modo ancor più completo ed esaustivo. Riguardo la possibilità per una coppia gay di adottare bambini in Italia, dove attualmente ricopro la Presidenza della Commissione delle Adozioni Internazionali, c’è una fila di 10.000 coppie regolarmente sposate, con tutti i requisiti in regola, che devono aspettare anni per avere un bambino! Purtroppo, infatti, adottare un bimbo anche all’estero non è mai semplice. I Paesi terzi non consentono assolutamente che la coppia adottante non sia costituita da un uomo e da una donna. È così per la Russia, per i Paesi dell’Africa, quelli dell’America Latina e la Cina. Pensiamo solo che la Cina concede di dare in adozione i suoi bambini solo a coppie regolarmente sposate e con un alto reddito e pretende che nessuno dei due genitori sia obeso, perché ritiene che il sovrappeso aumenti la possibilità d’infarto. Se l’Italia, in materia di adozioni internazionali, si presentasse sulla scena internazionali con liste formate non solo da coppie eterosessuali sposate, ma anche da coppie omosessuali, si precluderebbe ogni tipo di rapporto con tutti gli Stati che permettono di adottare i loro bambini.

Carlo Giovanardi
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Presidente CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali)

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