Un futuro sostenibile

La scelta per l’energia sostenibile e quindi le fonti rinnovabili per l’Italia non è più un’opzione, è una necessità. Promuovere la ricerca in questo campo, riuscire ad elaborare tecnologie capaci di farci sfruttare sole, vento, biomasse in maniera sempre più efficace è essenziale per il futuro del nostro paese

Sono convinta che oggi la grande questione ambientale debba essere assunta dalla nostra società come nodo centrale dello sviluppo, come parametro sul quale misurare le politiche complessive, come chiave di volta per programmare lo sviluppo, uno sviluppo che non potrà che essere “sostenibile”. Oggi, infatti, la sostenibilità ambientale si sta rapidamente sovrapponendo alla sostenibilità economica, specie in paesi come il nostro che dipendono quasi integralmente da approvvigionamenti energetici condizionati dal prezzo del petrolio. Penso quindi che sia necessario, prima ancora che opportuno, un mutamento culturale profondo, un cambiamento di cultura economica, ma anche un cambiamento di cultura ambientalista. Quel modello di sviluppo che vedeva l’ambiente come limite esterno ed estraneo allo sviluppo ha fallito. Crediamo che il requisito della sostenibilità ambientale debba innervare dall’interno ogni progetto, ogni programma. L’Italia è parte di assetti comunitari in forza dei quali le valutazioni sugli impatti ambientali devono essere parte integrante del processo progettuale. Noi rivendichiamo e rivendicheremo in ogni sede tale meccanismo di controllo dall’interno del processo decisionale. Ogni proposta che nasce dovrà nascere con le stimmate della valutazione preventiva dell’interesse ambientale. Questo, a nostro avviso, è il ruolo del ministero dell’ambiente: non un antagonista, con un ruolo subalterno e alla fine perdente, ma un protagonista della programmazione delle politiche di sviluppo del paese. Un ruolo che implica una forte assunzione di responsabilità ed una chiara funzione di garanzia che intendiamo assolvere fino in fondo.

Sono convinta che su questa strada sarà necessario un confronto serrato con l’opposizione, ma sono altresì certa che esiste in questo Parlamento una consapevolezza diffusa su queste tematiche e credo che sarà possibile dialogare e trovare soluzioni condivise. Così come si avverte l’esigenza di un confronto altrettanto serrato con le associazioni ecologiste. Esse hanno il grande merito storico di aver sollevato la questione ambientale nel nostro paese ed oggi rappresentano cultura storica e sensibilità specifiche che arricchiscono in maniera determinante il dibattito culturale e le pratiche di sensibilizzazione su questi temi. É intenzione e programma del Governo promuovere, con un’adeguata azione cultuale, ma anche, ovviamente, con provvedimenti e progetti concreti, una politica ambientale che coniughi tutela e sviluppo, che consenta di difendere l’ecosistema, la natura e permetta di realizzare quegli interventi infrastrutturali e nel campo dell’energia di cui il paese ha bisogno. Una politica, insomma, che consenta di traghettare il nostro paese verso un modello di sviluppo eco-sostenibile. Un modello che rappresenti una scelta a favore della difesa della salute degli italiani e dell’integrità del nostro territorio, un impegno internazionale per la riduzione dei gas serra, un modello che rappresenti anche un formidabile volano di crescita economica. La scelta per l’energia sostenibile e quindi le fonti rinnovabili per l’Italia non è più un’opzione, è una necessità.

Promuovere la ricerca in questo campo, riuscire ad elaborare tecnologie capaci di farci sfruttare sole, vento, biomasse in maniera sempre più efficace è essenziale per il futuro del nostro paese, ma è anche una scommessa economica perché queste sono le tecnologie del futuro, quelle su cui nei prossimi decenni si giocherà la leadership mondiale nel campo dell’energia. Ciò a cui dobbiamo puntare è la produzione in Italia di materiali e tecnologie per queste fonti rinnovabili, in modo da avere un doppio vantaggio, l’incremento dell’energia da fonti alternative e lo sviluppo di un comparto che guarda al nostro futuro energetico e che è capace di competere sui mercati internazionali. In questo panorama di politica energetica si inserisce anche la scelta del Governo a favore dell’energia nucleare, un’energia pulita, che non produce gas serra, che è ampiamente usata da tutti i nostri concorrenti europei e mondiali. Puntare ad un energetico che nel medio periodo ci consenta di arrivare al 25% di rinnovabili e ad un altro 25% di nucleare, lasciando solo il restante 50% ai combustibili fossili, credo sia un programma sicuramente non facile da attuare. Naturalmente il progetto per il ritorno al nucleare si svolgerà con le massime garanzie ed assicurando i massimi controlli di sicurezza, nei tempi che la complessità di tale programma richiede. Programmi di cui il Ministero dell’Ambiente sarà attore partecipe e rigoroso. La sfida italiana per l’ambiente è parte della più grande sfida globale che l’umanità si trova ad affrontare: come riuscire a vivere sul nostro pianeta con un numero crescente di persone (che ha superato i 6 miliardi e potrà raggiungere i dieci entro la fine di questo secolo) in modo dignitoso ed equo senza distruggere i sistemi naturali dai quali traiamo le risorse per vivere.

La crescita che non contabilizza i costi ambientali e la rincorsa del PIL senza tenere conto degli effetti secondari della produzione, si traducono in una crescita di corto respiro perché costruisce, bruciando le proprie risorse ad esaurimento, il proprio declino. Dobbiamo invece distinguere fra crescita e sviluppo perché il cammino del progresso futuro è lo sviluppo sostenibile, non la crescita quale che sia. Il punto fondamentale è iniziare a spostare gradualmente la tassazione dai redditi dei cittadini alle condotte dannose per l’ambiente, nell’invarianza della pressione fiscale complessiva. Solo in questo modo privati e imprese potranno effettuare le loro scelte orientandole gradualmente verso comportamenti ambientalmente più virtuosi. Le attività da considerare nel quadro della nuova tassazione ambientale in modo critico sono quelle legate all’utilizzo intensivo del carbone, all’estrazione del petrolio, allo sfruttamento delle foreste, alla produzione degli oggetti usa e getta, alla produzione di automobili ad alta emissione di CO2. È opportuno altresì incentivare l’utilizzo del gas in sostituzione del petrolio. Il gas produce infatti quattro volte meno gas serra degli impianti a carbone e tre volte meno di quelli a petrolio. Ha inoltre standard di rendimento migliori. In quest’ottica appare evidente l’esigenza di dotare il nostro paese di un numero sufficiente di rigassificatori per affrancare la nostra dipendenza dall’approvvigionamento dai gasdotti che provengono o attraversano paesi spesso politicamente instabili o soggetti a crisi.

Io credo che vada detto con franchezza che non c’è decisione, anche la più “ecologica” che non abbia un peso sull’ambiente. E va detto con la medesima franchezza che le decisioni vanno assunte, se non vogliamo andare incontro ad un rapidissimo declino dell’Italia. Va quindi metabolizzata la consapevolezza dei costi ambientali (anche per le rinnovabili) individuando le soluzioni migliori, quelle di minor impatto, quelle più condivise. Soluzioni che però devono essere attuabili. In Italia all’ambientalismo dei no si è sommato “il localismo dei no”. Non vi è infrastruttura, soprattutto energetica nel nostro paese (dalla TAV, sulla quale nei giorni scorsi s’è finalmente raggiunta un’intesa, ai termovalorizzatori, ai rigassificatori, alle autostrade) che non venga paralizzata da istanze locali. E’ necessario, invece, trovare un equilibrio nuovo è più avanzato, che consenta, anche attraverso una strategia incentivante, di trovare un’intesa con i territori perché da un lato c’è l’esigenza di realizzare opere strategiche per il paese anche sotto il profilo ambientale, dall’altra c’è tutto un versante, di spessore e rilievo, di interventi in materia ambientale che può essere affrontato solo d’intesa con le istituzioni locali. Perché il rispetto dei parametri di Kyoto è certamente questione che concerne il nostro apparato produttivo e industriale, ma è, in percentuali decisive, anche un problema che riguarda il nostro sistema dei trasporti e i nostri assetti e stili di vita urbani. Il 40% dell’energia consumata annualmente in Italia è destinata ai cosiddetti usi civili (circa la metà per il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici e l’altra metà per l’elettricità e gli altri usi domestici). Il 30% di questa energia può essere risparmiata senza sacrificare né il confort né il portafoglio, soprattutto in un contesto di crescente costo del petrolio, ma facendo un’opera meritoria per l’ambiente. Dalla riqualificazione dell’edilizia può venire una riduzione non solo delle emissioni di CO2, ma anche degli ossidi di azoto (NOx) che sono i precursori delle temute “polveri sottili”. La necessità di ridurre le emissioni inquinanti e il contesto di prezzi energetici alti rappresentano dunque due potenti motori per l’avvio di una politica di riduzione dei consumi specifici per abitazioni ed uffici. Per questi motivi il risparmio energetico nel comparto civile è considerato dal Governo un’area prioritaria di intervento. Attualmente, privati ed imprese possono usufruire di una detrazione fiscale pari al 55% della spesa sostenuta per interventi che consentono di ridurre le dispersioni termiche, per l’installazione di pannelli solari e per la sostituzione di vecchie caldaie con nuove ad alta efficienza. Il nostro obiettivo è quello di garantire la continuità a queste misure, rafforzando nel contempo gli aspetti legati all’informazione e alla formazione, per far crescere tra i cittadini una sempre maggiore coscienza sui vantaggi dell’uso delle rinnovabili e del risparmio energetico.

Stefania Prestigiacomo
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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