Un viaggio verso la schiavitù

Sono 1,2 milioni i minori di 18 anni vittime di tratta nel mondo, il 30% di questi bambini ha un’età compresa tra gli 8 ai 18 anni, le cui vite sono stimate tra i 7.000 e i 15.000 euro. Come se non bastasse c’è la possibilità di vendite plurime, a testimoniare il caso di una quindicenne rumena “smerciata”, perché è di questo che si tratta, ben ventidue volte

Il commercio di uomini, un male antico da sempre denunciato e criticato aspramente dal mondo politico e sociale, uno scempio  che non sembra trovare un punto d’arresto al contrario è un fenomeno in continua crescita e progressione, che fattura ogni anno cifre da capogiro. Nella rete del trafking le principali vittime sono i minori, e a venire reclutati sono anche i neonati, strappati con l’inganno, la violenza e la forza dai loro paesi natali, sottoposti a violenze abusi maltrattamenti per essere poi venduti, rapiti o adescati e diventare merce di scambio nell’industria del sesso e della prostituzione, di attività illegali  accattonaggio furti micro-criminalità traffico di organi.

Un rastrellamento che avviene nei paesi d’origine e nella maggior parte dei casi non esclude il coinvolgimento di genitori, parenti e amici. A capo di tutto ci sono le organizzazioni criminali locali ben strutturate e articolate al loro interno, con ruoli precisi e divisioni di compiti. Un reclutatore, impegnato a scovare e adescare le vittime, l’organizzatore del viaggio, che procura agli schiavi i documenti necessari per il viaggio, il trasportatore e in ultimo colui il quale attende le giovani vittime nei paesi di destinazione. I numeri sono sconcertanti: 1,2 milioni i minori di 18 anni vittime di tratta nel mondo, il 30% di questi bambini ha un’età compresa tra gli 8 ai 18 anni, le cui vite sono stimate tra i 7.000 e i 15.000 euro. Come se non bastasse c’è la possibilità di vendite plurime, a testimoniare il caso di una quindicenne rumena “smerciata”, perché è di questo che si tratta , ben ventidue volte. In Europa i minori rappresentano circa il 6% di una stima approssimativa di 130.000 persone vittime del traffico di esseri umani, come mette in luce il Rapporto recentemente presentato da “Save the Children”, in cui sono raccolti i dati riguardanti sei nazioni europee – Bulgaria, Romania, Italia, Spagna, Danimarca e Regno Unito – divise in zone di origine, di transito e di ultima destinazione. Metastasi senza una precisa zona d’origine, da momento è difficile circuire il fenomeno in un’unica area perché varie parti del mondo sono coinvolte in questa disumana vergogna. Anche se solitamente le organizzazioni criminali che reclutano le vittime si trovano nella parte est e sud-est dell’Europa, Romania, Bulgaria, Russia, Albania, Ucraina, Moldavia, Nigeria; ma anche nei paesi occidentali di destinazione, quali Belgio, Grecia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Francia, Italia. A cadere vittime della tratta sono in particolar modo minori stranieri non accompagnati, cresciuti in condizioni povere e disagiate sia economicamente che socialmente, e in un forte stato di precarietà aggravato dalla mancanza di aspettative per un futuro migliore. E’ difficile parlare in questo caso di numeri stime o percentuali, data la forte mobilità di questa popolazione, ma lasciando un lieve margine d’errore, è possibile affermare che in Italia è di ben 10.000 il numero di minori non accompagnati. Questi ragazzi sono pronti a rischiare ad avventurarsi in un viaggio lungo come la speranza, carico di paure e incertezze, ma al tempo stesso mosso dalla bramosia, dal desiderio di una vita migliore più dignitosa, che  auspicano di trovare in terra straniera. Giungere in un paese nuovo dove nella maggior parte dei casi non si ha alcun referente, nessuno ad attenderti, rappresenta uno dei momenti più drastici per questi ragazzi. Infatti l’inserimento nel tessuto sociale è un processo lungo, complesso, fitto di difficoltà e controversie, che può articolarsi secondo due modalità, la legalità e l’illegalità. La prima vede l’immigrato entrare in contatto con servizi sociali e associazioni di volontariato, tramite la pubblica sicurezza, e ancora più spesso, con l’aiuto di connazionali. In alternativa la strada dell’integrazione è più breve, un percorso che si conclude nell’immigrazione irregolare. Tra le cause principali che inducono il ragazzo a inserirsi negli ambienti malavitosi spesse volte è proprio il venir meno di quelle condizioni e possibilità che li avevano spinti ad abbandonare i loro paesi, a scampare ad un destino senza prospettive future, se non continuare a sopravvivere nella precarietà di una vita priva di opportunità. Sembra quasi una novella verghiana, un fato avverso dal quale non si può scappare, un destino condizionato dall’irreversibilità delle cose, di una vita che, rimarrà sempre e comunque, tragicamente la stessa.

Un dramma che avanza senza tregua, una piaga profonda viva rossa di dolore che lacera sempre più le vite di minori che si vedono negare, dalla giustizia, il riconoscimento della loro tragica condizione, cioè dell’esser vittime di tratta. Infatti la Legge italiana prevede per le vittime di tratta, uno speciale permesso di protezione sociale e dei percorsi di riabilitazione e reintegrazione, mentre per quanto riguarda  minori stranieri non accompagnati viene riconosciuto un semplice permesso di soggiorno per minore età, pertanto al raggiungimento del diciottesimo anno si è costretti ad abbandonare il paese. Una mancata legiferazione non fa altro che minimizzare il problema aggravando così la situazione, più di quanto non lo sia già, senza creare delle condizioni e fissare dei punti da seguire per tentare di ovviare al problema. E ad aggravare il problema è quanto emerge dal rapporto “Tratta degli esseri umani” voluto dalla Commissione Europea e presentato il 17 ottobre 2005 a Roma: il traffico di esseri umani è la terza fonte di business per le organizzazioni criminali internazionali, secondo per importanza solo a quello internazionale di armi e droga.

Fortunatamente nell’ultimo periodo nel nostro paese, anche per i minori non accompagnati qualcosa sta evolvendo positivamente. Infatti, grazie al cooperazione della Magistratura con le  Associazioni che si occupano di minori non accompagnati, è stato possibile in alcuni casi concedere a stranieri presenti in Italia il permesso di soggiorno per motivi di protezione civile. Un’azione mossa da un unico principio, il riconoscimento dei diritti dei minori non accompagnati. Bambini che, come gli altri minori vittime di sfruttamenti e abusi, hanno bisogno di tutela, assistenza psicologica, protezioni, percorsi di reinserimento nel tessuto sociale del paese d’origine, necessità che non vengono meno con il fatto di esser stranieri.

Ciò è quanto emerge dall’intervento di Carlotta Sami, Direttrice dei Programmi di Save the Children Italia, nell’ambito del Convegno su “Lo sfruttamento dei minori: tratta e turismo sessuale”. Considerando le dimensioni e la complessità del fenomeno è inutile porsi quesiti su quali nuove strategie debbano essere adottate per bloccare i confini o arginare un fenomeno inarrestabile quale quello migratorio, così asserisce Carlotta Sami, ma “è necessario garantire diritti fondamentali e costruire forme di tutela efficaci a favore di esseri umani che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità, come i minori, in assoluto la categoria più a rischio”. E la speranza è che venga quanto prima colmato questo buco normativo, che aggrava maggiormente la situazione dei minori vittime del commercio umano, e in particolar modo quella dei minori stranieri non accompagnati, adoperandosi alla formulazione di politiche e strategie che volgano a debellare questo cancro e tutelando e promuovendo i diritti di questi soggetti. Un filo rosso lega la tratta dei minori con una questione altrettanto delicata e complessa, le adozioni internazionali. Infatti tra i fini ultimi del commercio di bambini c’è proprio la vendita illegale del minore a famiglie che non possono avere figli. Le procedure di adozione sono processi lunghi e burocraticizzati. Per facilitare l’iter amministrativo il Consiglio dei Ministri nella seduta del 18 marzo 2005, ha approvato il disegno di legge sulle adozioni internazionali, volto a modificare e integrare la normativa fino ad allora vigente, del 1998. L’obbiettivo principale di tale intervento è velocizzare e rendere più trasparente l’iter per l’adozione, nazionale e internazionale. Infatti con le modifiche attuate la procedura si svolgerà esclusivamente nel Tribunale dei minori, che valuterà l’idoneità degli aspiranti genitori, mentre i servizi sociali interverranno solo all’arrivo in Italia del minore. Un’altra grande novità sta nella riduzione dei tempi, infatti in passato la procedura di adozione veniva completata non prima dei due anni dalla presentazione della richiesta, ora invece l’iter burocratico verrà espletato in solo sessanta giorni. Inoltre il disegno di legge traccia un quadro normativo volto anche a garantire un’adeguata tutela a tutti i soggetti coinvolti. Si è intervenuti anche per assicurare una maggiore trasparenza, infatti la Commissione Adozioni Internazionali attraverso una rete d’informatica ha sotto controllo lo stato di ogni pratica, soprattutto di quelle rimaste in sospeso. Una serie di misure volte a migliorare e semplificare il complesso meccanismo burocratico relativo alle adozioni internazionali, per cercare di dare quanto più possibile una completezza normativa, tutelando a pieno i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in particolar modo del minore, e al tempo stesso concretizzare, nel minor tempo possibile, il desiderio di migliaia di coppie.

Valeria Pomponi
Specializzanda in competenze linguistiche e testuali per la comunicazione

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