Le droghe non sono un gioco da bambini

Era il 1992 quando, con l’applicazione della legge 162/90, noi operatori del settore eravamo sul punto di credere che potesse avvenire un cambiamento….

Il referendum del 1993 ci proiettò in un limbo e fino al 2005 siamo state anime vaganti.

Lo stralcio della legge Fini, approvata in dirittura d’arrivo della legislatura dal precedente governo,stava per darci credibilità:

le coscienze sociali si erano scosse, si notava da parte dei genitori un’attenzione sulle scelte di stile di vita dei propri figli,avevano paura; sono stati infatti molti a chiedere lumi su che cosa fossero quelle sostanze e perchè una classe scientifica si stesse affannando a dimostrare la pericolosità per i propri figli di quelle sostanze definite innocue.

Ancora una volta la politica è stata pronta ad annientare quel risveglio tanto auspicato, e proprio nella giornata mondiale della lotta alla droga, con il tema proposto dalle nazioni unite a tutela dei bambini:”drugs are not child’s play”, ha dichiarato che può essere lecito usare sostanze psico attive, che di uno, dieci, venti spinelli i nostri figli possono tranquillamente farne uso. In questo modo, rendendo omogeneo il comportamento di genitori e figli, sono i genitori stessi a procurare le sostanze mossi dalla paura che i figli possano avere dei brutti incontri!!!…Questo naturalmente prima dei 15 anni, dopo questa età lo spinello si fa insieme….La società è consapevole che una laurea in medicina e chirurgia non possa dare l’autorizzazione a svolgere tutte le branche specialistiche, ad un laureato non è più permesso svolgere alcuna attività senza essere in possesso di un idoneo percorso di formazione; ma nel settore delle tossicodipenenze da 27 anni ci possono lavorare tutti.

Le varie programmazioni sanitarie nazionali sono sempre rimaste su carta, totalmente evase dalle regioni, dai comuni e dalle aziende sanitarie locali; gestite da politici che rispecchiano la brutta copia di un baronato (almeno quello era qualificato) che nel movimento del ’68 abbiamo socialmente attaccato, distruggendolo ma riproponendo uno zombi, un sistema senza anima.

Si è permesso a chicchessia di dichiarare che la cannabis fa bene, si sono equiparati lo spinello ed il farmaco. E’ auspicabile che la classe scientifica spieghi a questi signori che tutti i farmaci sono dei veleni e che devono essere utilizzati solo quando strettamente necessari, ossia quando il beneficio tratto è maggiore del danno potenziale eventualmente arrecato,(la morfina è a tutt’ oggi inserita nella farmacopea internazionale ed il suo utilizzo come terapia di alcune tipologie del dolore non viene messo in discussione). Non banalizziamo quindi il linguaggio scientifico permettendo a chiunque di usarlo in modo improprio,oppure ritorniamo alle pratiche empiriche dell’era primordiale, annullando secoli di ricerca scientifica:ogni essere umano si coltivi il proprio orticello di piante officinali, e che sa che in questo modo non si possa riacquistare un minimo di sapere risolvendo anche i costi sociali della sanità pubblica.

Madre natura ci ha sempre messo a disposizione l’elemento necessario quando il nostro sistema fisiologico subisce delle alterazioni, è intrinseco nell’evoluzione della specie l’appropriarsi progressivamente, scientificamente e correttamente di questi elementi per il mantenimento omeostatico.

L’amarezza che traspare da queste righe è il sentimento di una persona adulta che ha scelto la professione medica e che ha sempre cercato di esercitarla nel rispetto dell’essere umano e della vita, sempre ostacolata da sistemi politici ed amministrativi formati da burocrati arroganti e narcisisti che si coprono dietro un titolo.

Chi sono i politici che noi stessi eleggiamo?

Spesso sono persone incapaci di legiferare nel rispetto della collettività, affamati di materialismo a pronta cassa e ostentatori di un potere cinematografico…mi chiedo: possono intervenire in un problema di sanità pubblica così complesso come quello delle dipendenze?

Non è forse ora che il settore sia composto da gente veramente competente per qualificata formazione e che si possa riprendere la disciplina delle farmacotossicodipendenze, già riconosciuta nel 1994, ma decaduta prima dell’effettiva applicazione soltanto perchè non assorbita dalla comunità europea.

Ricordiamoci che molto spesso le politiche delle altre nazioni hanno generalizzato il problema ma che oggi si riconosce nella distribuzione capillare sul territorio dei nostri servizi un valido elemento di riferimento.

Perchè allora non credere nella riqualificazione dei Ser.T.?

La società si è sempre purificata la coscienza investendo denaro pubblico, non verificando le reali possibilità applicarive e quindi non correggendo quei fattori negativi che solo l’analisi dei percorsi attuativi può dimostrare.

Non si  creato un sistema applicativo programmatico ma si è smisuratamente attinto ad una borsa sempre più vuota con una elargizione di denaro che sempre di più rassomiglia alla distribuzione di caramelle a pioggia……….

A tutt’oggi una o due regioni stanno dimostrando dei cambiamenti di programmazione e organizzazione del settore che potrebbero essere prese ad esempio ma l’individualismo non è pronto a riconoscere il positivo , lo deve distorcere, l’esperienza non è più un tesoro a cui attingere.

 

DOTT.SSA MARIA MERLINO
ROMA
SERT RM/E

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