“Ogni anno 50 aggressioni ai giornalisti”

di Gabriele Lagonigro

Vladimir Bessarabov, direttore della rivista on-line Stepnaya Mozaika: “La stretta del potere nei confronti della libertà di stampa sarà sempre più rigida”

Vladimir Bessarabov, direttore della rivista Stepnaya Mozaika.

Vladimir Bessarabov, direttore della rivista Stepnaya Mozaika.

Sono tanti i Paesi al mondo in cui l’informazione non è propriamente libera. O non del tutto, quanto meno. L’Italia, in questa particolare graduatoria stilata dall’organizzazione non governativa Freedom House, ha scalato qualche posizione, ma non è messa bene, assestandosi al 49° posto.
Corruzione, clientelismo e, soprattutto, troppi media in mano a poche persone non ne fanno certo un esempio. Se Roma piange, Mosca non ride, però. La Russia è, infatti, ancora più attardata, attorno all’80^ posizione e, soprattutto, è agli ultimissimi posti della graduatoria riservata ai Paesi dell’Europa orientale. Dietro di lei, solo territori che non sono certo baluardi della Democrazia, come il Kazakistan, la Bielorussia di Lukashenko, l’Uzbekistan e il Turkmenistan (che di europeo, oltretutto, hanno ben poco, anche geograficamente…).
Il panorama nell’ex fulcro nevralgico dell’Unione Sovietica è poco incoraggiante, insomma. E le ultime normative approvate dalla Duma, telecomandata da un Putin sempre più Presidente-onnipotente, non rendono certo ottimisti. Lo spazio per le opposizioni è sempre più risicato e di giornali (e ancor più di televisioni) autonomi e indipendenti ce ne sono sempre meno.
“La sensazione è che la stretta del potere nei confronti dell’informazione libera sarà sempre più rigida – afferma Vladimir Bessarabov, Direttore di Stepnaya Mozaika, con sede a Elista, nel distretto federale della Russia meridionale – Per un giornalista onesto, lavorare diventerà ogni giorno più difficile”.
Com’è oggi la situazione dei media in Russia? Si può parlare ancora di libertà di stampa?
“Parlare di libertà di stampa nella Russia di oggi è difficile. Testate e TV libere nello spazio multimediale del Paese sono pressoché inesistenti. Le poche rimaste autonome, in ogni caso, incontrano numerose difficoltà per sopravvivere, soprattutto di tipo economico. Oltretutto, secondo una legge appena approvata, la partecipazione finanziaria dall’estero di giornali indipendenti, cartacei e on-line, o di canali televisivi, è stata ridotta dal 50 al 20%”.
Esistono comunque esempi di giornali liberi, non controllati direttamente o indirettamente dal potere?
“Sì, ce ne sono. Esempio eloquente è quello di Novaya Gazeta. A mio avviso, oggi è il quotidiano più obiettivo del Paese.
A livello federale resiste anche Moskovsky Komsomolets. Fra i giornali regionali, invece, si possono menzionare Otkritaya Gazeta di Stavropol, Chernovik di Mahachkala e Moyo Pre-brejie di Vanino, la regione di Primorskiy. Vorrei anche spendere due parole per Maria Solovienko, fondatrice e Direttrice di Narodnoye Vece di Vladivostok. Si tratta di una giornalista libera, come lo è il suo giornale. Fino a poco tempo fa, anche il quotidiano della Calmucchia che dirigo, Stepnaya Mozaika, poteva considerarsi assolutamente libero. Tuttavia, a causa della cessazione del finanziamento, attualmente abbiamo in funzione solamente il sito internet, attraverso il quale, comunque, cerchiamo di offrire un’informazione scrupolosa ed attendibile. Parlando del mondo on-line, esistono portali indipendenti come Gazeta.ru o Grani.ru. In generale, però, fra i 98.000 media registrati nel Paese, solo una trentina, a mio avviso, si adoperano davvero per offrire vero giornalismo”.
Durante l’Unione Sovietica la libertà di stampa era pressoché inesistente. Oggi, con Putin, la situazione probabilmente non è molto diversa. C’è stato qualche periodo, negli anni ’90 o nel nuovo millennio, in cui si poteva fare libero giornalismo?
“Durante il periodo dell’Unione Sovietica, la libertà di stampa e la libertà di parola non esistevano affatto: tutto era sotto il controllo del partito, statale e del Komsomol. Affermare che sotto Putin sia tornato lo status quo del periodo sovietico è sbagliato.
Certo, come accennato ci sono molti media, statali e privati, sotto la lente del partito di Governo Russia Unita (quello di Putin, n.d.r.). Ma questo non significa che il controllo sia sempre rigido. Ci sono molti altri modi per mettere a tacere i giornalisti dissenzienti, per esempio dirottandoli verso altri compiti, offrendo loro salari più alti e collaborazioni dirette con i posti di potere… Nei primi anni ‘90 venne promulgata la legge federale sui mass media, adottata il 27 dicembre 1991, considerata una delle più liberali al mondo. E in generale, con l’avvento al potere di Boris Eltsin, i giornalisti russi tirarono un sospiro di sollievo. Questa legge diede loro il diritto legale della libertà di parola. Purtroppo, non è durata per molto tempo”.
Le minacce nei confronti dei giornalisti “non di regime” sono frequenti?
In Russia, ci sono le regioni governate da quelli che noi chiamiamo prìncipi indipendenti… Lì, stampa e TV sono completamente sotto il controllo del Governatore. Nelle regioni in cui tamente sotto il controllo del Governatore. Nelle regioni in cui chi governa si rivela un po’ più liberale, ci sono meno pressioni sui media. Ma le minacce nei confronti dei giornalisti erano, sono e saranno sempre una specificità del nostro lavoro. Come hanno riportato molti media, limitandosi solo al 2014, sono stati assaliti da ignoti i giornalisti del canale televisivo Pioggia/Dogd, di Novaya Gazeta e di radio Eco di Mosca che indagavano sulla sepoltura dei militari della 76^ divisione aerotrasportata di Pskov, che avrebbero partecipato attivamente al conflitto nell’Ucraina sud-orientale. Secondo il Fondo per la Difesa della Libertà di Parola, in Russia ogni anno si contano almeno 50 aggressioni contro i rappresentanti dell’informazione, oltre a tantissimi casi di minacce e altre forme di pressione”.
Nel suo lavoro ha mai ricevuto pressioni?
“Sì, le ho ricevute. Negli anni ‘90, lavorando al quotidiano Sovetskaya Kalmykia, diretto da Larisa Yudina, che portava alla luce l’attività poco trasparente del Presidente della Calmucchia Kirsan Ilyumzhinov (attuale presidente della FIDE, la Federazione internazionale di scacchi, n.d.r.), abbiamo sentito pienamente la pressione del potere. Ci sfrattavano continuamente dai locali presi in affitto, l’accesso all’informazione ufficiale era completamente bloccato, ricevevamo continuamente minacce. Incendiarono l’appartamento di Larisa e la molestarono costantemente al telefono. Nel 2008 sono diventato Direttore di Stepnaya Mozaika, un foglio indipendente. Più volte ho dovuto difendere la verità in tribunale e respingere richieste di risarcimento ammontanti, a volte, addirittura ad un milione di rubli (20-30.000 euro, a seconda del cambio, n.d.r.). Ho vinto in tutti i processi, anche in quello contro il Sindaco di Elista, la capitale della Calmucchia”.

Larisa Yudina, direttrice negli anni ’90 di Sovetskaya Kalmykia, fu uccisa per aver portato alla luce gli affari sporchi collegati alla politica. In questa foto è con la sua nipote Dasha.

Larisa Yudina, direttrice negli anni ’90 di Sovetskaya Kalmykia, fu uccisa per aver portato alla luce gli affari sporchi collegati alla politica. In questa foto è con la sua nipote Dasha.

In Italia si è parlato tanto dell’assassinio di Anna Politkovskaja. Ci sono stati altri casi simili?
“Nel 1994, l’omicidio del corrispondente di Moskovsky Komsomolets, Dmitry Kholodov, è stato il primo assassinio di un giornalista a causa della sua attività professionale. Il secondo, purtroppo, ha riguardato proprio la nostra Larisa Yudina, Direttrice del mio giornale. Con il suo lavoro portò alla luce numerosi affari loschi che vedevano coinvolti i rappresentanti istituzionali della Calmucchia. Larisa è stata brutalmente assassinata il 7 giugno 1998. Il suo corpo presentava numerose coltellate ed il cranio era fratturato. L’assistente del Presidente Sergey Vas’kin e il recidivo Vladimir Shanukov furono presto assicurati alla giustizia, ma il vero mandante dell’omicidio non è mai stato cercato, anche se per molti abitanti della regione era evidente chi fosse. Il 10 settembre 2000, tramite decreto, Larisa Yudina è stata insignita postuma per il coraggio e l’abnegazione nello svolgimento dei doveri professionali. Il suo nome, inoltre, è scolpito a Washington nel monumento ai giornalisti caduti ed eretto dal fondo Freedom Forum. Ma non è finita. I casi sono numerosissimi. Nel 2008 è stata intentata una causa contro il sito Ingushetia.ru e contro la sua Direttrice, Rosa Mal’sagova. Ha dovuto lasciare la Russia con i suoi tre figli piccoli, trovando asilo in Europa. Il 31 agosto, infine, è stato ucciso il proprietario del sito, Magomed Yevloyev. Secondo la versione ufficiale, il colpo è stato sparato accidentalmente dal dipendente del Ministero degli Interni della Repubblica degli Ingusci”.
Che cosa vede nel prossimo futuro? Ci potrà essere un’inversione di tendenza? Il regime di Putin è destinato a durare a lungo?
“Nel prossimo futuro vedo solo un ulteriore restrizione della libertà di parola. A mio parere, Vladimir Putin rimarrà al potere fino a quando vorrà. Non mi sento per niente ottimista”.
Il “regno” di Putin ha almeno migliorato la situazione economica in Russia?
“Dopo il saccheggio dell’epoca di Boris Eltsin, Putin ha fatto molto per riunire il Paese, consolidare la società e rafforzare la sua posizione internazionale. Questo è il suo grande merito. Purtroppo, questo periodo è durato poco.
Ora, nel Paese fiorisce la corruzione, che ci sta portando verso l’autodistruzione”.

Gabriele Lagonigro
Caporedattore di SocialNews

Rispondi