La Cisgiordania, insieme alla Striscia di Gaza, fa parte dei territori palestinesi. Letteralmente significa “la parte al di qua dal Giordano” (in inglese West Bank, la sponda occidentale del Giordano), il fiume che bagna la Palestina, la Giordania, Israele, il Libano e la Siria.
Nella Striscia di Gaza dal 2007 governa HAMAS, il movimento radicale di resistenza islamista (sunnita-salafita-wahhabita) fondato nel 1987 durante la Prima Intifada come braccio dei Fratelli Musulmani. Prese il potere scontrandosi con l’altra fazione palestinese rivale, al-Fatah, perché entrambe vogliono il controllo delle terre palestinesi e liberarle dall’occupazione israeliana.
In Cisgiordania, anch’essa situata in Medio Oriente, invece governa l’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), al cui interno domina la forza politica AL-FATAH, un movimento laico guidato da Mahmoud Abbas (conosciuto come Abu Mazen), che fa parte dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Il leader è favorevole alla soluzione dei due Stati (uno arabo e uno ebraico) per porre fine al conflitto israelo-palestinese, e lo ha ribadito anche ieri durante l’incontro a Roma con il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Dal 1993, con gli Accordi di Oslo del 1948 (un compromesso di pace nel territorio per cercare di risolvere il conflitto arabo-israeliano), la Cisgiordania è sotto controllo misto di Palestina e di Israele. È stata divisa in 3 settori:
- Area A (corrispondente al 17% del territorio): è a controllo Palestinese e ad amministrazione Palestinese; dunque, l’ANP governa completamente la zona;
- Area B (il 24% del territorio): è a controllo Israeliano e ad amministrazione Palestinese; quindi operano sia l’ANP sia Israele;
- Area C (il 59% del territorio): è a controllo Israeliano e ad amministrazione Israeliana; perciò, Israele comanda su tutto lo spazio, che è decisamente più esteso degli altri due, anche sommati.
Al momento in Cisgiordania i coloni israeliani – sionisti ebraici – sono circa 500.000/700.000 e collidono con i quasi tre milioni di palestinesi residenti – nazionalisti arabi. È a partire dalla fine degli anni ’60 — in seguito alla Guerra dei 6 giorni nel giugno del 1967 — che inizia la difficile convivenza tra i due popoli in Cisgiordania: gli israeliani si espandono a macchia d’olio e di anno in anno ancora oggi cresce il numero delle loro colonie, in particolare nella città di Jenin.
Nell’ultimo periodo l’ANP e al-Fatah stanno gradualmente perdendo supporto e legittimità: gli abitanti che vivono in Cisgiordania li vedono sempre più deboli e inadatti a contenere l’espansione israeliana. Questo gioca a favore di Hamas, che guadagna notevole consenso: persuade invocando l’insurrezione popolare, attrae i delusi, convince gli scontenti dell’incapacità dell’Autorità Palestinese nel proteggere il territorio dalle invasioni di Israele e li coinvolge nell’intervenire tramite la resistenza armata.
Lo Stato della Palestina è illegalmente occupato in gran parte da Israele. Questo non fa che aumentare il livello di violenza ed instabilità nella regione, dove si teme un’escalation del conflitto. Il fatto poi che l’ANP non riesca a contenere l’espansione israeliana nella regione non fa altro che accrescere l’interesse per il Jihad islamico e HAMAS. Il rischio è che quest’ultimo possa ottenere sempre più consensi e legittimità e prendere il controllo anche nel West Bank.