Le donne indiane si riprendono la notte

Quasi come All Eyes on Rafah (come sensibilizzazione per la situazione disumana e degradante nel sud della Striscia di Gaza), ha fatto il giro sui social l’hashtag #alleyesonrgkar, il Medical College di Calcutta* in cui venerdì 9 agosto uno o più aguzzini (ancora sono da individuare) hanno stuprato, torturato brutalmente e poi ucciso Moumita Debnath, una specializzanda in medicina di 31 anni mentre riposava durante un estenuante turno di notte nell’ospedale universitario.

Il caso ha scatenato un’enorme ondata di proteste: da giorni da tutto il paese migliaia di donne indiane, e non solo, scendono per strada di notte e marciano per “Reclaim the Night” (riprendersi la notte) al grido di “live in freedom and without fear” (vivi in libertà e senza paura); chiedono più sicurezza e tutele, in particolare negli ospedali, e che sia fatta giustizia per le vittime. Manifestano anche sia contro le autorità locali, accusate di aver cercato di insabbiare il caso e di aver tentato di influenzare i testimoni, sia contro la direzione dell’ospedale, che inizialmente dichiarò che si trattava di suicidio. Addirittura il direttore del college Dr Sandip Ghosh ha detto che la dottoressa “non avrebbe dovuto avventurarsi da sola, nel corso della notte, in un reparto isolato poco frequentato”, colpevolizzando di fatto la vittima. 

Il BJP – il partito di destra hindu-nazionalista del Primo Ministro indiano Narendra Modi – accusa il Primo Ministro del Bengala Occidentale Mamata Banerjee, che è una donna, di proteggere le persone che hanno commesso lo stupro e di minimizzare il crimine, dato che ha offerto un risarcimento di un milione di rupie ai genitori della vittima per chiudere la faccenda al più presto possibile (non è stato accettato). In contrapposizione, il partito di sinistra ‘Samajwadi Party’ prende le difese di Banerjee, sostenendo che, come donna, capisce bene il dolore di un’altra donna – e accusa il BJP di politicizzare il caso. Ora l’Alta Corte di Calcutta ha affidato il caso al Central Bureau of Investigation; verrà anche esaminato dalla Corte Suprema dell’India. 

Secondo le statistiche, ogni giorno in India avvengono più di 90 stupri, senza contare poi tutti quelli che non vengono denunciati; equivalgono dunque ad oltre 32.000 stupri dichiarati all’anno. In particolare, secondo i dati dell’Indian Medical Association il 75% del personale sanitario indiano è stato vittima di una qualche forma di aggressione, molestia o violenza al lavoro; molte di queste vengono compiute dai familiari dei pazienti e la maggior parte contro medici donne ed infermiere**.

In India la sicurezza sul lavoro è estremamente blanda. Il governo ha la responsabilità di migliorare le condizioni di lavoro negli ospedali e di garantire più sicurezza e tutelare tutti coloro che ci lavorano, in particolare le donne, più vulnerabili. 

*Calcutta è la capitale del Bengala occidentale. R G Kar Medical College di Calcutta è uno dei più antichi ospedali universitari in tutta l’India. 

** In India, “il 50% dei medici sono donne, il 90% del personale infermieristico sono donne. Vogliamo che il governo si assuma le responsabilità di garantire la loro sicurezza, dichiarando gli ospedali zone di protezione, proprio come gli aeroporti e i tribunali”, ha dichiarato il dottor Johnrose Jayalal – Presidente dell’IMA. 

Lucia Valentini

Lucia Valentini è neolaureata in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), Comunicazione e Giornalismo (master, Università Pegaso) e Scienze Internazionali e Diplomatiche (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata alle questioni geo-sociali e politiche dei PVS e del Medio Oriente, ha partecipato all’International Summer School “Social-Political Conflicts of Modern Society” presso la Saint Petersburg Mining University (08/2019). Incuriosita dalle religioni e dalle criticità dei paesi in guerra, ha frequentato i corsi “Hinduism Through its Scriptures” (HarvardX, 04/2020) e “Terrorism and Counterterrorism” (GeorgetownX, 02/2022). Inoltre, grande passione per la lingua inglese e con qualche conoscenza della lingua russa e hindi. 

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