Le prossime elezioni presidenziali in Iran

Mancano pochi giorni e l’Iran avrà un nuovo Presidente. 

Venerdì 28 giugno circa 60 milioni di iraniani saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo Presidente che governerà l’Iran. Sono elezioni straordinarie perché è inaspettata la morte di Ebrahim Raisi, deceduto a maggio in un incidente in elicottero a Jolfa, nella zona azera dell’Iran. 

L’Iran è una Repubblica Islamica sciita (sciiti principalmente Duodecimani o Imamiti) presidenziale teocratica, nata dopo la rivoluzione khomeinista del 1979, che impone una rigida applicazione ed interpretazione dei principi dell’Islam e della Shari’a (la legge islamica). Il clero, gerarchicamente organizzato, è molto influente all’interno della società e della politica iraniana. La Costituzione iraniana prevede due organi clericali:

  • la Guida Suprema, la principale autorità politica e religiosa dell’Iran, che ha l’ultima parola in tutte le questioni di rilievo. Attualmente è l’ottantacinquenne Ayatollah (lett. “Segno di Dio”) Ali Khamenei, che guida l’Assemblea degli Esperti Religiosi e, tra i vari poteri, ha il compito di eleggere i 12 membri del Consiglio dei Guardiani della Costituzione.
  • il Consiglio dei Guardiani, che è incaricato di approvare le candidature elettorali. Ha quindi ristretto il campo dei candidati alle prossime elezioni presidenziali, scegliendone 6 su 80, tutti uomini, dei quali ben cinque sono conservatori (principalisti, tradizionalisti, islamisti, teocratici, anti-occidentali e di destra): Mohammad Baqer Ghalibaf, Presidente del Parlamento iraniano ed ex comandante delle Guardie rivoluzionarie; Saeed Jalili, ex vice ministro degli Affari esteri e segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale; Alireza Zakani, il sindaco di Teheran dal 2021; Mostafa Pourmohammadi, ex ministro degli Interni; Amir-Hossein Ghazizadeh Hashemi, Vice presidente dell’Iran. L’unico candidato riformista della lista è Masoud Pezeshkian, ex ministro della Sanità, un progressista che vuole garantire maggiori libertà sociali e civili agli abitanti e migliorare le relazioni con l’Occidente, in particolare con gli Stati Uniti; sta facendo campagna mediatica per spronare gli iraniani ad andare a votare.

I contendenti più forti sono Mohammad Baqer Ghalibaf, favorito dal regime, e Saeed Jalili, osteggiati da Masoud Pezeshkian, che ha possibilità di vincere se la maggior parte degli iraniani andrà a votare. L’affluenza però è incerta. Ad oggi, molti iraniani stanno ancora pensando se andare a votare fra qualche giorno o boicottare le elezioni “né giuste né libere”(“neither fair nor free”) – dichiara Iran International.

La vincita di un candidato piuttosto che un altro sarà importante anche per decidere il livello di coinvolgimento dell’Iran nel conflitto a Gaza. L’Iran – che sostiene l’Asse della Resistenza, dunque la Siria di Bashar al-Assad, le Forze di Mobilitazione Popolare in Iraq, Hezbollah in Libano e gli Huthi nello Yemen – supporta anche Hamas e i palestinesi (sunniti) che combattono contro Israele. Gli equilibri interni ed esterni al regime iraniano, che ora sono più squilibri, a breve saranno ulteriormente messi a dura prova.

Lucia Valentini

Lucia Valentini è neolaureata in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), Comunicazione e Giornalismo (master, Università Pegaso) e Scienze Internazionali e Diplomatiche (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata alle questioni geo-sociali e politiche dei PVS e del Medio Oriente, ha partecipato all’International Summer School “Social-Political Conflicts of Modern Society” presso la Saint Petersburg Mining University (08/2019). Incuriosita dalle religioni e dalle criticità dei paesi in guerra, ha frequentato i corsi “Hinduism Through its Scriptures” (HarvardX, 04/2020) e “Terrorism and Counterterrorism” (GeorgetownX, 02/2022). Inoltre, grande passione per la lingua inglese e con qualche conoscenza della lingua russa e hindi. 

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