In Afghanistan, le lapidazioni pubbliche per le donne ritornano ad essere una pratica ammessa dalla legge 

In Afghanistan sembra essere tornati al governo degli anni ’90. Qualche giorno fa Hibatullah Akhundzad, il leader supremo dei Talebani – che hanno riconquistato il potere con la presa di Kabul a metà agosto 2021 – ha confermato che le donne accusate di commettere adulterio verranno lapidate a morte in pubblico. Come? Come se fosse un spettacolo, una lezione: alla presenza di “giudici”, la donna imputata viene coperta con pietre fino all’altezza della vita, così non riesce a muoversi, e le vengono scagliate contro altre pietre, in modo cruento e disumano. 

I talebani sono afgani ingannati, condotti nella direzione sbagliata, che impongono la propria interpretazione della sharia (legge islamica) in Afghanistan, sfruttando la religione ed utilizzandola come strumento di potere. Sono fortemente convinti che, per esempio, se una persona viene lapidata, nessuno commetterà fornicazione (rapporti sessuali tra due persone non sposate); se viene tagliata la mano a un ladro, gli altri si asterranno dal rubare; se un omosessuale viene schiacciato da un muro che gli cadrà addosso, nessuno compirà atti omosessuali. Tutte punizioni corporali che vengono esibite in pubblico. Comprese le esecuzioni, le fustigazioni e qualsiasi altra punizione per tutti coloro che si ribellano. A metà febbraio tre persone accusate di omicidio sono state fucilate negli stadi nelle città di Ghazni e Sheberghan. 

Il giornalista afghano Bilal Sarwary qualche giorno fa ha postato su Twitter il seguente messaggio (25/03/2024): 

“Il recente clip audio del leader talebano Hibatullah Akhundzada ha confermato una serie di questioni chiave:

  1. I Talebani 2 non sono diversi dai Talebani 1, ma sono più potenti e strategici nel loro approccio.
  2. Impegno nella loro missione per altri 20 anni o più, con l’obiettivo di stabilire un “puro Stato islamico”.
  3. I Talebani non si piegheranno ad alcuna pressione occidentale su questioni relative ai diritti delle donne.
  4. Nessuna speranza per un governo inclusivo sotto la sua guida”.

Nonostante l’Afghanistan abbia aderito alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici – che protegge anche l’integrità fisica dell’individuo e contro le discriminazioni basate sul sesso, l’etnia o la religione, e quelle di altro genere – i diritti umani vengono quotidianamente violati. Anche per il sol fatto che alle donne non è concesso lavorare, andare a scuola o scegliere liberamente chi sposare. Specialmente per le ragazze e le donne afghane, che sono più di 14 milioni, la vita è veramente difficile, ferocemente ricca di abusi, ingiustizie, segregazione e paura. I talebani non vogliono che il popolo afghano, in particolare le donne afghane, ricevano un’istruzione, perché l’istruzione fa paura. L’istruzione è la luce per fuggire dall’oscurità dell’ignoranza talebana, per uscire da quella ingiusta situazione e per lo sviluppo del paese. 

Lucia Valentini

Lucia Valentini è neolaureata in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), Comunicazione e Giornalismo (master, Università Pegaso) e Scienze Internazionali e Diplomatiche (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata alle questioni geo-sociali e politiche dei PVS e del Medio Oriente, ha partecipato all’International Summer School “Social-Political Conflicts of Modern Society” presso la Saint Petersburg Mining University (08/2019). Incuriosita dalle religioni e dalle criticità dei paesi in guerra, ha frequentato i corsi “Hinduism Through its Scriptures” (HarvardX, 04/2020) e “Terrorism and Counterterrorism” (GeorgetownX, 02/2022). Inoltre, grande passione per la lingua inglese e con qualche conoscenza della lingua russa e hindi. 

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