11 febbraio: Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza

Il gender bias in ambito scientifico. Nel dipinto settecentesco “An Experiment on a Bird in the Air Pump” (Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica) di Joseph Wright of Derby si nota bene. Nel suo chiaroscuro, viene messo in luce il pregiudizio di genere nella scienza: gli uomini partecipi, interessati, stupiti e curiosi; le donne preoccupate ed impaurite. Addirittura una si copre gli occhi, è ritenuta troppo sensibile per guardare e fare esperimenti.

Le donne hanno avuto un ruolo marginale nella scienza e a loro non sempre sono stati riconosciuti il valore e le scoperte fatte. Margaret Rossiter negli anni ’90 lo definì Effetto “Matilda”, dal nome della femminista ottocentesca Matilda Joslyn Gage che tra l’altro sostenne che l’invenzione della sgranatrice di cotone sia da attribuire ad una donna, Catherine Littlefield Greene. 

Spesso le scoperte effettuate da scienziate sono state attribuite ai colleghi uomini. Facciamo un passo indietro: quale è stato il contributo delle donne nella scienza? Giusto qualche esempio:

  • Nettie Stevens (1861-1912) dimostrò che il sesso di un organismo è determinato dai suoi cromosomi.
  • Mary Anderson (1866-1953) inventò il tergicristallo (1903), installato per la prima volta nelle auto solo nel 1922 dalla casa automobilistica Cadillac.
  • Marie Curie (1867-1934) fu la prima donna a vincere il Premio Nobel…e ben due: nel 1903 per la Fisica per gli studi sulla radioattività; nel 1911 per la Chimica per la scoperta del radio e del polonio.
  • Lise Meitner (1878-1968) scoprì le basi teoriche della fissione nucleare insieme al chimico Otto Hahn, il quale ricevette il Nobel.
  • Inge Lehmann (1888-1993) svelò la composizione del centro della Terra.
  • Gerty Theresa Cori (1896-1957) fu la prima donna a vincere il Premio Nobel per la Medicina (1947) per aver descritto il ‘ciclo di Cori’ relativo alla risintesi del glicogeno.
  • Barbara McClintock (1902-1992) scoprì i trasposoni e per questo vinse il Premio Nobel per la Medicina (1983).
  • Rita Levi Montalcini (1909-2012) scoprì il Nerve Growth Factor (NGF), per il quale vinse il premio Nobel per la Medicina (1986).
  • Gertrude Belle Elion (1918-1999) contribuì a sviluppare il primo farmaco per trattare l’AIDS e ricevette il Premio Nobel per la Medicina (1988).
  • Rosalind Franklin (1920-1958) scattò una fotografia a raggi X del DNA – la Foto 51 – e ne scoprì la struttura a doppia elica. Per questo non ottenne alcun riconoscimento in vita, ma ne presero il merito James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins, vincendo il Premio Nobel per la Medicina nel 1962.
  • Marie Tharp (1920-2006) disegnò la prima mappa dettagliata del fondale oceanico (1957), scoprendo così la dorsale atlantica e confermando la teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener (1912).
  • Margherita Hack (1922-2013) fu l’astrofisica che studiò le stelle – viene infatti ricordata come “la Signora delle stelle” – e prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico, quello di Trieste.
  • Susan Jocelyn Bell (1943) scoprì la prima pulsar insieme all’astronomo Antony Hewish, il quale vinse il Premio Nobel per la Fisica (1974).
  • Françoise Barrè Sinoussi (1947) scoprì il Virus dell’Immunodeficienza Umana (HIV) e per questo vinse il Premio Nobel per la Medicina (2008).

Tante altre donne hanno fatto la storia, ma sono sempre passate in ombra. La disparità di genere, persino in ambito scientifico, è un retaggio culturale ancora presente, che pian piano si sta cercando di abbattere, anche in prospettiva del raggiungimento dell’uguaglianza di genere e dell’emancipazione di tutte le donne e ragazze posto dalle Nazioni Unite con l’SDG numero 5. Questa Giornata infatti è stata istituita 9 anni fa dall’ONU per promuovere l’uguaglianza di genere in ambito scientifico. Lo stesso Segretario Generale António Guterres ha dichiarato: “Barriere strutturali e sociali impediscono alle donne e alle ragazze di entrare e progredire nella scienza. Questa ineguaglianza sta privando il nostro mondo di un enorme talento e forza di innovazione inespresse. Abbiamo bisogno delle prospettive femminili per assicurarci che la scienza e la tecnologia funzionino per tutti”. Stereotipi e sessismo ostacolano il progresso della società. La scienza, come tutto del resto, è per tutti.

Lucia Valentini

Lucia Valentini è neolaureata in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), Comunicazione e Giornalismo (master, Università Pegaso) e Scienze Internazionali e Diplomatiche (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata alle questioni geo-sociali e politiche dei PVS e del Medio Oriente, ha partecipato all’International Summer School “Social-Political Conflicts of Modern Society” presso la Saint Petersburg Mining University (08/2019). Incuriosita dalle religioni e dalle criticità dei paesi in guerra, ha frequentato i corsi “Hinduism Through its Scriptures” (HarvardX, 04/2020) e “Terrorism and Counterterrorism” (GeorgetownX, 02/2022). Inoltre, grande passione per la lingua inglese e con qualche conoscenza della lingua russa e hindi. 

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