Gli antrobots

Creare organismi nuovi per riparare quello vecchio

Mercoledì 27 dicembre 2023, La Ragione 

Avevamo scritto della pionieristica ricerca sviluppata alle Università del Vermont, Tufts e Harvard. Per la prima volta erano stati prodotti dei robot con cellule biologiche: gli xenorobot. Erano stati realizzati nel 2020 grazie a microscopiche sfere ottenute da cellule staminali di rana della specie Xenopus laevis. Gli xenorobot sono oggetti biologici mai esistiti prima d’ora. Vengono chiamati organoidi e si replicano tramite un sistema di cinematica riproduttiva: quando raggiungono un loro simile si fondono vicendevolmente, aumentano quindi progressivamente di dimensione fino a quando alcune cellule all’interno dell’organismo madre si aggregano in nuovi piccoli organoidi. Questi a un certo punto vengono rilasciati nell’ambiente circostante con una modalità molto simile alla partenogenesi, cioè una riproduzione asessuata senza fecondazione.

Questa tecnologia negli anni si è evoluta e ha sviluppato gli antrobots, una nuova forma di robot biologici. La sperimentazione è stata realizzata dallo stesso gruppo di ricerca che ha realizzato gli xenorobot e in particolare dal team di Michael Levin della Tufts University. II progetto è stato pubblicato il 30 novembre scorso sulla rivista “Advanced Science”. Questa volta però a essere prodotti non sono stati organoidi con cellule di rana ma con cellule staminali umane. Il vantaggio in questo caso è di poterli utilizzare come arma terapeutica senza che vengano rifiutati dal nostro organismo. È possibile anche progettarli con diverse tipologie di movimento. Possono quindi trasportare farmaci in punti specifici del corpo, ripristinare tessuti danneggiati, eliminare le ostruzioni delle arterie o rimuovere dall’organismo elementi tossici, comunque affrontare una vasta gamma di patologie.

Il progetto di ricerca ha previsto la creazione di antrobots a partire da cellule dell’epitelio ciliato della trachea umana. Il prodotto finale è stato una sorta di piccole sfere grandi da 30 a 500 micrometri (mezzo millimetro) con particolari ciglia che ne consentono il movimento: possono muoversi in un percorso prestabilito con velocità fino a 50 micron al secondo (un millesimo di millimetro). Nell’esperimento presentato gli antrobots sono stati posizionati su uno strato di tessuto nervoso danneggiato con il compito di ripararlo. AIcuni si sono messi in linea retta, altri in cerchio, altri ancora in modo caotico. Ma in soli tre giomi il tessuto nervoso era completamente guarito. Nello studio si legge che i ricercatori non hanno pero ancora compreso il meccanismo di guarigione. La prospettiva in futuro è comunque quella di utilizzarli per il trattamento e la riparazione di organi e tessuti senza ricorrere a farmaci, interventi invasivi o manipolazioni genetiche.

Certo, la notizia che oggi l’uomo possa realizzare un nuovo ‘organismo’ in grado di autoreplicarsi e fatto per di più di cellule umane accende forti discussioni etiche e filosofiche. La strada è quindi ancora lunga prima che gli antrobots possano essere impiegati in ambito clinico. In ogni caso questa tecnologia è una svolta nell’ambito dell’ingegneria tissutale e della medicina rigenerativa.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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