Virus pieno di virtù – Entusiasmi e diffidenze per la viroterapia

Sabato 14 ottobre 2023, La Ragione

Il mondo dei virus è estremamente eterogeneo e sembra coinvolgere l’organismo umano in molti aspetti. Ci sono virus che provocano malattie acute, altri patologie croniche, altri ancora ‘costringono’ le nostre cellule a trasformarsi in cellule tumorali; alcuni di loro ci proteggono invece dal cancro. Questi ultimi vengono detti virus oncolitici perché infettano e distruggono prevalentemente le cellule neoplastiche. Un esempio è il virus della parotite, la malattia che le nostre mamme chiamavano “orecchioni”. Questi effetti vengono studiati dalla comunità scientifica da più di un secolo. Negli anni Venti il dottor Nicola Di Pace osservò la regressione del tumore della cervice uterina a seguito della vaccinazione antirabbica. Negli anni Sessanta la virologa Aina Muceniece evidenziò le capacità distruttive degli echovirus verso alcuni tumori cutanei. Nel 2014 la Food and Drug Administration (Fda) e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) stabilirono che nel melanoma non operabile metastatico è efficace e utilizzabile la viroterapia con un Herpes virus geneticamente modificato. Negli studi si era visto infatti che questo virus, oltre a distruggere le cellule cancerose, aumentava la forza del sistema immunitario grazie al rilascio di una molecola che stimola la produzione dei globuli bianchi (Gm-Csf).
Le ricerche in quest’ambito proseguirono nel tentativo di aggredire altri tumori. Cinque anni fa nella rivista della Mayo Clinic sono stati pubblicati i risultati di uno studio che dimostrava come il virus del morbillo geneticamente modificato potesse essere utile nella terapia contro il mieloma multiplo, un tumore del midollo osseo. L’efficacia era stata comprovata su due donne a uno stadio molto avanzato di malattia. Negli anni più recenti, precisamente nel 2021, gli scienziati del Centro di ricerca e cura del cancro “City of Hope” di Los Angeles e della biotech australiana Imugene hanno pubblicato su “Molecular Cancer Therapeutics” l’efficacia del virus del vaiolo geneticamente modificato per infettare e uccidere le cellule neoplastiche del cancro al colon. Le valutazioni di questo trattamento sull’uomo sono ancora in corso.
Esistono però vari rischi legati all’utilizzo di virus a scopo terapeutico. Questi potrebbero mutare e sviluppare malattie non previste e inoltre il procedimento è complesso: bisogna selezionare un virus adatto, renderlo attenuato per non creare danni all’intero organismo e infine ingegnerizzarlo per renderlo più aggressivo soltanto verso le cellule tumorali. All’interno della stessa comunità scientifica lo scetticismo nei confronti della viroterapia rimane alto a causa dei risultati ancora troppo limitati.
A ottobre scorso un altro studio ha però riacceso l’interesse verso i virus oncolitici. Sulla rivista “iScience” è stata pubblicata una ricerca realizzata al Centro di biotecnologie avanzate di Napoli in collaborazione con il Cnr e le Università di Helsinki e di Cardiff. I risultati evidenziano l’importanza del microbiota intestinale nella difesa dal cancro. Un batterio intestinale – il bifidus actiregularis – ha un ruolo fondamentale nel potenziare gli effetti dei virus oncolitici, sia quelli introdotti a scopo terapeutico sia quelli naturali che possiamo contrarre. Nello studio su cavie si è osservato che la distruzione del microbiota intestinale impedisce a questi virus di agire contro il cancro. Un aspetto da tenere in considerazione per migliorare i risultati delle terapie in chi è affetto da patologie oncologiche.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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