Longevità non è vitalità

Ciò che determina la durata della vita. 

Sabato 14 ottobre 2023, La Ragione 

La durata della vita degli esseri viventi è molto diversificata. Esistono alcuni insetti simili alle libellule (le effimere) che vivono soltanto poche ore, alcune farfalle rimangono in vita pochi giorni, il moscerino della frutta vive 10 giorni. Poi ci sono gli ultracentenari come le tartarughe giganti delle Galápagos che superano i 150 anni o la balenottera artica che può arrivare a 200 anni. Infine ci sono gli immortali: alcune specie di meduse capaci di rigenerarsi tramite cellule staminali che riacquistano le caratteristiche embrionali. Con i suoi 80 anni, l’aspettativa di vita umana si colloca in una via di mezzo. 

Questa diversità dipende da molti fattori. Più il metabolismo è lento meno forte è lo stress ossidativo e più lunga risulta la vita, lo si vede per esempio nelle tartarughe. Poi ci sono le caratteristiche genetiche, come la lunghezza dei telomeri: piccole porzioni di Dna che si trovano alla fine di ogni cromosoma e determinano la durata della vita di ciascuna cellula e si riducono progressivamente nell’invecchiamento. Infine dobbiamo considerare i geni che predispongono o proteggono dalle malattie tumorali. I topi e i ratti hanno una probabilità di sviluppare un tumore da 3 a 10 volte maggiore rispetto agli uomini e ai grossi mammiferi perché hanno meno geni oncosoppressori e più oncogeni. 

I ricercatori stanno ulteriormente approfondendo l’argomento. Due studi recentemente pubblicati su “Science” e su “Nature Aging”, condotti da quasi 200 studiosi provenienti da tutto il mondo, hanno posto l’attenzione sulla metilazione del Dna. L’apposizione di gruppi metilici nel Dna ha come effetto quello di rendere illeggibili o di oscurare parti del nostro codice genetico durante il percorso della vita. Si tratta di una modalità che la cellula applica per selezionare soltanto le parti utili del genoma. Questo facilita l’adattamento di un organismo al suo ambiente in tempi brevi senza dover aspettare una mutazione casuale del Dna, cosa che avviene solo nel lungo processo della selezione naturale. È l’epigenetica la branca scientifica che studia questo fenomeno. In pratica tutti gli individui di una stessa specie hanno la stessa tipologia di genoma, ma ogni tipo di cellula ha un epigenoma differente che serve soltanto alle attività specifiche nel contesto ambientale del momento. 

In queste ultime ricerche sono stati analizzati oltre 15mila campioni di tessuto appartenenti a 348 specie di mammiferi. Si è visto che le specie che hanno una maggiore durata di vita hanno sviluppato modelli di metilazione più ordinati all’interno del genoma e in particolare verso i geni “Yamanaka”. Questi sono adibiti a produrre molecole che attivano la riprogrammazione cellulare e che possono rallentare il processo di invecchiamento così come migliorare la capacità di rigenerazione dei tessuti. Questi stati di metilazione sembrano essere condizionati da restrizione calorica, diete ricche di grassi, stimoli ormonali, eventi ambientali et cetera. Dopo aver identificato le differenze nei profili di metilazione dei mammiferi, i ricercatori hanno sviluppato un “orologio epigenetico”: una formula matematica in grado di stimare con precisione l’età di tutte le specie di mammiferi. Con questo metodo è possibile calcolare con più precisione l’età biologica di un essere umano, che potrebbe discostarsi da quella anagrafica. Non sappiano ancora perché ci sia questa differente aspettativa di vita fra gli animali del pianeta Terra ma stiamo cominciando a capirne il come.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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