Jacobs e Tamberi: una nuova speranza per l’atletica leggera italiana

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In un’intervista all’AGI del 30 Luglio 2021 la ex altista olimpica Sara Simeoni, un oro e due argenti ai giochi olimpici, la prima donna a superare il tetto dei due metri nel 1978, aveva affermato come Tokyo 2020 potesse essere l’Olimpiade della rinascita per l’atletica leggera italiana che, nell’ultimo decennio, era stata un tasto dolente per la spedizione azzurra.


L’ultimo italiano a vincere una medaglia alle Olimpiadi nelle discipline di atletica leggera era stato Fabrizio Donato, che a Londra nel 2012 arrivo’ terzo nella gara di salto triplo. Per l’ultima medaglia d’oro invece bisogna tornare a Pechino 2008 quando Alex Schwazer vinse la 50 chilometri marcia. Nel mezzo i giochi di Rio2016, terminati con zero medaglie, uno dei punti più bassi del movimento azzurro che dall’inizio del nuovo millennio non è più riuscito a ottenere risultati brillanti sotto l’aspetto tecnico.
All’origine del tracollo dell’atletica, secondo la stessa Simeoni, vi era un’impostazione sbagliata più che una mancanza di atleti validi, mentre le nuove leve hanno cercato di fare dell’impegno e del sacrificio i loro punti di maggiore forza.

Dopo quella intervista, i risultati dell’Italia nell’atletica leggera sono stati emblematici:
5 ori, rispettivamente nel salto in alto con Tamberi (2.37 metri) , Jacobs nei 100 metri (9.94 in batteria, 9.84 in semifinale, e 9.80 in finale, gli ultimi due anche record europei), Massimo Stano e Antonella Palmisano nei 20km di marcia, e con la staffetta 4×100 maschile composta da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, due ori nella stessa edizione come Ugo Frigerio ad Anversa 1920, Eseosa Desalu e Filippo Tortu(37.95 in batteria, 37.50 in finale), posizionandosi al secondo posto assoluto nel medagliere, alle spalle dei soli Stati Uniti. Al di là dei risultati prestigiosi ottenuti, questi atleti, compresi coloro i quali non siano riusciti ad imitarli (come Scotti, Mangione, Borga, Aceti, Osakue, Bogliolo, e tanti altri), hanno sollevato un’ondata di ammirazione che, senza timore di scivolare nella retorica, ha fatto innamorare l’Italia intera e riscosso apprezzamento globale. L’entusiasmo, il diluvio social, le copertine dei giornali, gli ascolti fatti registrare in TV (il 37,8% con 5,5 milioni di telespettatori nelle due ore della domenica di Tamberi e Jacobs, con picco di quasi sette milioni e 46% durante i minuti del doppio oro; il 40,7% nei 16 minuti del successo della staffetta 4×100) rappresentano una sesta, virtuale, medaglia d’oro.

Marcell Lamont Jacobs, in particolare, ha riscritto la storia dell’atletica italiana.

Dopo aver segnato un tempo di 9’’94 in batteria e di 9’’84 in semifinale, l’italo-texano, che vive a Desenzano del Garda, si è superato ancora una volta, vincendo l’oro nei 100 metri piani e facendo registrare il nuovo record europeo di 9’’80, appartenente in precedenza al portoghese Francis Obikwelu (2004) e al francese Jimmy Vicaut (2015 e 2016).

Si tratta della prima storica medaglia d’oro per l’Italia nei 100 m maschili, la disciplina regina dell’atletica leggera, dopo il predominio di Usain Bolt che decorreva da Pechino 2008.

In semifinale Jacobs, a causa di una partenza a rilento, si è classificato terzo, dietro il cinese Su Bingtian (9’’83, record asiatico) e l’americano Baker (9’’83), mentre niente da fare per Filippo Tortu nell’altra semifinale: il finanziere, nella seconda batteria, parte male e finisce settimo in 10’’16.

In finale, dopo la falsa partenza del britannico Hughes, squalificato, Marcell è partito bene, arrivando in testa già nei primi 30-40 metri, lasciando l’americano Kerley a 4 centesimi dal gradino più alto del podio e arrivando ad una punta di velocità di 43,3 km/h: semplicemente spaventoso!

Altro primato nell’atletica leggera italiana è stato quello nel salto in alto di ‘’Gimbo’’ Tamberi, oro ex aequo con il qatariota Barshim. Il fuoriclasse marchigiano, dopo l’infortunio alla caviglia che gli aveva impedito di partecipare a Rio 2016, ha compiuto una vera e propria impresa, tornando a saltare

Simone Cartarasa

Simone Cartarasa è studente dell'Università ''Alma Mater Studiorum'' di Bologna, dove frequenta Giurisprudenza. Nasce a Caltanissetta l'11 Giugno 1999, ha vissuto sino all'età di 8 anni a Nuoro, dove coltiva la sua passione per il calcio, per poi fare ritorno alla sua città natale con la sua famiglia. Si forma presso il Liceo Scientifico ''A. Volta'' e, successivamente, si trasferisce a Bologna per gli studi giuridici. Nel 2017 viene selezionato tra i candidati per una visita formativa al Parlamento Europeo di Bruxelles guidata dall'On. Ignazio Corrao, membro della Commissione per lo Sviluppo e dell'Agricoltura. Nel 2019 viene altresì selezionato per partecipare all'udienza pubblica della Corte Costituzionale del 23 Ottobre relativa al Caso Cappato. 

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