Il 3 maggio la Suprema Corte di Giustizia della Nazione Argentina ha dichiarato valida l’applicazione del 2 x 1 in un caso di crimine di lesa umanità, revitalizzando la legge 24.390 in vigore dal 1994 fino al 2001, anno in cui venne derogata con la legge 25.430 che ne sancisce l’inapplicabilità per questo tipo di reati.
La 24.390 stabilisce che gli anni di scarcerazione preventiva successivi ai due anni siano considerati il doppio e scontati dal totale della pena.
La recente sentenza riguarda il caso di Luís Muiña, coautore con Reynaldo Bignone del reato di sequestro, aggravato dal ricorso a violenza e a minacce.
All’alba del 28 marzo del 1976, un contingente militare al comando di Reynaldo Bignone e di cui Muiña faceva parte, occupava con carri armati ed elicotteri l’ospedale Posadas de Haedo, in provincia di Buenos Aires, ed arrestava il personale ospedaliero trasferendolo in seguito al centro clandestino di detenzione “El Chalet”, sequestrandolo e torturandolo.
Per questi crimini, il 29 dicembre del 2011 Muiña fu condannato dal Tribunale Orale a 13 anni di pena. La sentenza fu confermata il 21 agosto del 2013 che rifiutò il ricorso presentato dall’imputato e stabilì il termine della pena per l’11 novembre del 2016, scontando gli anni di carcere preventivo, considerati il doppio, secondo la legge 24.390. Questo calcolo venne impugnato in cassazione dal Pubblico Ministero Federale e venne annullato il 28 marzo del 2014 in considerazione della sua inapplicabilità in caso di delitti di lesa umanità. Il condannato ricorse nuovamente in appello e nell’ultimo pronunciamento del 3 maggio di quest’anno, i giudici Highton, Rosenkratz e Rosatti hanno confermato l’applicabilità della 24.390 dato che la sentenza era stata emessa quando la legge era in vigore ed essendo riconosciuta anche in casi di delitti di lesa umanità (compresi i genocidi) dalla legislazione internazionale e inclusa nello Statuto di Roma.
Nel presente giudizio non si è però tenuto conto della deroga apportata alla legge 24.390 dalla legge 25.430, riconosciuta e accettata dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani.
Tale deroga annulla la legge precedente e gli sconti di pena per i casi di lesa umanità che includono anche la sottrazione e privazione dell’identità di minori.
Viene avanzata anche l’ipotesi che tutto questo serva ad alimentare i processi di amnesia collettiva e il negazionismo purtroppo presenti sia in rappresentanti dell’attuale governo che in parte della popolazione, contribuendo anche a considerare sullo stesso piano reati comuni e reati di lesa umanità e che possano in alcuni casi servire a nascondere eventuali complicità di civili e di imprese con la dittatura militare.
Si teme anche che di questo procedimento possano beneficiare circa 275 condannati che otterrebbero così, con la riduzione della pena, l’accesso immediato alla libertà mettendo anche a rischio eventuali testimoni d’accusa, come per esempio, in alcuni casi, i nipoti recuperati dalle Abuelas de Plaza de Mayo. Si tratterebbe di condannati le cui sentenze sono state emesse fra il 2006 e il 2016, sia per sequestri e omicidi che sottrazione di bambini e che rappresentano, fino ad ora, il 52% degli imputati condannati e in stato di arresto.
Anche la Chiesa, per voce del presidente della Comisión Episcopal Jorge Lozano, ha criticato duramente la sentenza considerandola una “infelice coincidenza” con le proposte di “riconciliazione” avanzate dalla conferenza Episcopale della Chiesa che non sta “promuovendo nessun tipo di misure di riduzioni della pena né di annullamento dei processi in corso”. Ha affermato anzi che “i processi devono continuare e si devono rispettare tutte le garanzie costituzionali, che non hanno avuto coloro che nella decade del ’70 sono stati sequestrati, torturati e assassinati”.
La recente sentenza ha scatenato una forte protesta anche da parte di associazioni di lavoratori, di artisti e degli organismi per i Diritti Umani, tra i quali spiccano le Abuelas de Plaza de Mayo, Madres de Plaza de Mayo Línea Fundadora, Familiares de Desaparecidos e Detenidos por Razones Políticas, che hanno indetto per mercoledì 10 maggio, alle 18, una grande manifestazione con il motto “Señores jueces: Nunca Más. Ningún genocida suelto. 30 mil detenidos desaparecidos presentes”. (Signori giudici: Mai più. Nessun genocida libero. 30.000 desaparecidos presenti”.
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