L’altruismo di Nello Cornelio Taverna si evince attraverso la sua pittura. Il simbolo da lui prescelto come nota distintiva del suo dialogo pittorico è la goccia e su di essa gira tutto il suo continuo fare e la tratta come la perla più preziosa, ne conserva l’integrità, ci gioca con il fondo ospitante, a volte la fa assorbire altre volte le dispone a semicerchio o le pone composte seguendo delle precise tracce di forme geometriche. Le gocce sono come scrigni di trasparenti pensieri profondi, radicati e gelosamente conservati nelle sfere, essa è un dono all’umanità. Le gocce di Nello si rincorrono, giocano nei supporti a girotondo, si inseguono, compatte danzano da sinistra a destra, formano cerchi, lance, quadrati, sembrano attirate dalla forza della calamità in senso contrario e mai perdono la loro dignitosa forma, gocce che non gocciolano. Nei loro giochi di posizioni creano proiezioni di ombre a sinistra a rimarcare ancora una volta la filosofia orientale riguardante il sorgere del sole, ossia il momento della nascita, da est a ovest. Acqua dunque, simbolicamente il primo contatto con la vita nel ventre materno, liquido della sessualità scoperta, liquido che avvolge e dona vita.
Le direzioni, i percorsi, le varie ubicazioni delle gocce di Nello sui supporti non sono mai a caso, ma rispecchiano il momento vissuto da Nello nell’atto della sua creazione, i personali stati d’animo e rispondono anche con rigore alle necessità e ai percorsi suggeriti dal fondo.
I toni, naturali, sabbiosi, non invadenti, lasciano trasparire tutta l’elegante danza delle gocce, il fondo, mai invadente, le contiene timidamente senza respiro sopra se.
Nelle varie sperimentazioni e ricerche di Taverna talune volte le gocce sono state assorbite dal fondo, in fondo l’acqua è acqua è tutto e non è niente, nel momento in cui la accogli tra le mani svanisce e lascia il Nulla, concetto Zen. Secondo la Filosofia Zen: “Se apriamo le mani, possiamo ricevere ogni cosa. Se siamo vuoti, possiamo contenere l’universo”. Secondo il Ch’an (Buddismo) prima, e quindi lo Zen dopo, la comprensione è possibile solamente ignorando l’intelletto e prestando ascolto agli istinti, all’intuizione.
La sperimentazione della realtà senza l’uso dell’intelletto, ciò non significa non cultura, anzi, ma la completa accettazione della natura e dei suoi fenomeni, senza una spiegazione logica per ogni piccola sfumatura. Lo Zen di conseguenza porta alla calma interiore, una forma di quietismo positivo. Non a caso i titoli consegnati ai quadri di Taverna hanno attinenze Zen: Dharma (legge o diritto, naturale ordine delle cose), Respiro Cosmico, Respiro d’Oriente, Pensiero d’Oriente, Shui (acqua), Zen, Il primo sole, Ch’ì (l’energia), L’ombra del Bambù, Pensiero Zen, Luna, Tao. E Nello è Essenza, è trasparenza, semplicità, natura, minimalismo, è le sue opere, che rispecchiano completamente il suo essere uomo, yin-yang, risolto con estrema e precisa maestria tecnica.
Le armoniche soluzioni figura-sfondo danno vita ad un impianto chiaroscurale che ricordano spazi astrali. Le gocce, indipendenti dal supporto, fanno si che l’opera d’arte sia composta da due elementi distinti ma combinati per antonomasia in un’unica soluzione. L’uso di materiali semplici e di colori sabbiosi, mai troppo forti, aprono magicamente degli spazi spirituali elevando l’impianto a dimensione contemplativa e rasserenante. Gioco forza di Taverna è la realizzazione di illusionismo pittorico fatto e costruito sulla concettualità pura, depurata, sintetica. La tela di Juta, sabbiata, opaca, risolta in maniera emblematica, diventa entità indipendente nel momento in cui l’artista decide di “depurarla” dalle gocce, in questo nuovo ciclo prodotto l’autore mette in risalto ed evidenzia il lavoro costante e fine del vento che agisce sulla sabbia creando regolari piegature senza alcuna tensione emotiva e di composizione, un libro aperto che racconta la continua evoluzione della natura, il lavoro incessante ed eterno del mare, del vento, la vita che scorre, che va. Questo nuovo percorso può essere anche anticamera alla realizzazione degli oggetti spiaggiati e risorti, che non sono altro che ritrovamenti di plastiche di bottiglie ed oggetti vari di plastica raccolti in riva del mare, per poi essere assemblati, in maniera magistrale, da Nello, resi opera d’arte dal fine gusto estetico.
A renderli preziosi è l’attenta e geniale lavorazione da parte dell’artista, essi mantengono gelosamente le incrostazioni date dal mare e l’ingiallimento dovuto al sole, non vengono ripuliti, ma le loro caratteristiche vengono fissate attraverso la loro completa immersione in cera liquida, grazie a questa particolare e personale tecnica di mantenimento l’artista da una nuova dignità ai suoi ritrovamenti e ne fa opera d’arte.
L’occhio colto così viene inesorabilmente ingannato e il gioco s’è fatto enigma. Non sono vetri. Sono plastiche con le caratteristiche estetiche di preziosissimi vetri antichi o antichizzati.