Il rispetto per la vita

Fabio Burigana

La visione della complessità porta ad immaginarsi un organismo sempre inserito in un ambiente con cui scambia continuamente materia, energia ed informazioni.

In un colloquio personale con il filosofo Edgar Morin si affrontava il tema della complessità.
Edgar Morin, uno dei padri della complessità, mi diceva che esistono perlomeno due “complessità“.
Una complessità ristretta che si occupa di meteorologia, di matematica, fisica, chimica, economia ed altro ancora; dietro ognuna di queste discipline sono presenti dei “maître a penser” che hanno portato delle innovazioni epocali con questo approccio, basti pensare a Prigogine nella chimica o Lorenz nella Metereologia.
Accanto alla complessità ristretta, mi diceva Morin, esiste anche una complessità allargata, ben più importante, trasversale a tutte le discipline.
Gli uomini che hanno avuto la capacità di innovare la loro disciplina con la complessità ristretta dovevano avere,sottostante, la visione di questa complessità allargata
.La complesdità ristretta è inevitabilmente specialistica, difficile da capire per “l’uomo comune”.
La complessità allargata, paradossalmente, è semplice.
Meno l’uomo è stato contaminato dal “materialismo scientifico”, inevitabilmente riduzionistico, e dall’ottica della superspecializzazione, più semplice sarà accostarsi alla complessità allargata.
Vediamo quindi di accostarci a questa visione “semplice”.
Si parla di complessità quando si ha l’intessersi assieme di subunità, in modo da formare una struttura, un ente, un fenomeno nuovo che presenta delle qualità che non sono presenti nella singole subunità.
“L’intero è maggiore delle singole parti che lo compongono” recita uno dei principi della complessità oppure, in altre parole: “dall’incontro di 2 enti si forma un ente completamente nuovo: il fenomeno emergente”
Da ciò deriva che l’approccio analitico ad un fenomeno complesso, un organismo ad esempio, ma può anche essere la valutazione della crisi economica, sarà sempre parziale e non potrà coglierne l’essenziale.
La visione della complessità, inoltre, porta ad immaginarsi un organismo sempre inserito in un ambiente con cui scambia continuamente materia, energia ed informazioni.
La vita dell’organismo è sempre intrecciata, intessuta con quella dell’ambiente in cui vive come i suoi organi sono intrecciati, intessuti fra loro.
Togliere la connessione dell’organismo con l’ambiente o degli organi fra loro porta immediatamente alla morte,
Nel vivente, oltre allo scambio di materia ed energia, presente anche nell’inorganico, c’è lo scambio continuo di informazioni.
L’informazione è la “differenza che fa la differenza” dice Bateson
La differenza dell’ambiente provoca una differenza “attiva” da parte dell’organismo.
La causalità presente nel riscaldarsi della pietra con il calore del sole è di tutt’altra natura rispetto a quella del movimento dei girasoli verso il sole.
Nel secondo caso siamo di fronte ad un processo attivo da parte del girasole che coglie lo spostamento del sole ed in relazione alle sue memorie, attiva un movimento.
Essere consapevoli di questa differenza è il primo passo per poter cogliere la vita e quindi rispettarla.
L’atteggiamento analitico riduzionista, alla base della nostra scienza, pur con i suoi meriti, non interessandosi a questo tipo di consapevolezza, può far perdere il rispetto per la vita.
Il rispetto, la cura nascono se riconosco la “foresta”, la “pianta”, l’”animale”, l’”uomo”,
se nel mio immaginare li ritengo essere un insieme di organi,di molecole, di atomi il mio approccio sarà manipolativo.
Questa visione della complessita allargata che porta in sè il rispetto per la vita può essere alla base di una nuova visione della medicina.
Questa nuova visione non si mette in opposizione ai grandi progressi della medicina.
Non si presenta come un’alternativa ma come un cambiamento di prospettiva che utilizza tutto quello che è stato scoperto con il metodo analitico riduzionista.
Secondo la visione della complessità l’organismo è in continuo contatto con l’ambiente da cui riceve informazioni e sulla base di queste modula il suo comportamento che nel tempo diverrà struttura.
Questa struttura è una “Struttura dissipativa” la quale è più simile ad un fulmine o ad una cascata o ad un vortice che ad una pietra.
La struttura dissipativa è una struttura dinamica con un ricambio continuo di materia, energia ed informazioni.
Le informazioni diventano memorie e saranno alla base del comportamento di quell’organismo che può essere anche un”essere umano”.
La prima cellula degli organismi sessuati, lo zigote, frutto dell’incontro fra spermatozoo ed ovocita, porta con sè le memorie genetiche ed epigenetiche (quelle che regolano l’espressione genetica e possono modificarsi in risposta all’ambiente).
nel corso dell’embriogenesi e dell’organogenesi, durante la metamorfosi programmata, molte informazioni, mediate dalla madre, andranno ad imprimersi in questo organismo in crescita che si prepara, dentro all’utero, ad affrontare la vita sulla terra.
Oggi si conosce il” fetal programming” e la problematica legata alle sostanze tossiche che possono interferire, anche a dosaggi considerati non tossici, con questo sviluppo.
Nella visione della complessità queste sostanze tossiche sono informazioni che andranno a strutturare l’organismo in crescita e la ricaduta di questa struttura alterata si potrà vedere molti anni dopo.
Accanto alle sostanze ambientali saranno “informazioni strutturanti” anche tutto il vissuto della madre durante la gravidanza.
In una visione di questo genere, in questa prospettiva “ informazionale” non si farà differenza fra informazione chimica, fisica o psichica: tutte le informazioni diventeranno memorie in questo organismo e saranno alla base della sua struttura e del suo ‘comportamento” sia esteriore che metabolico che psichico.
Ogni organismo si “comporta” in qualche modo nell’ambiente in cui vive, e questo comportamento sarà in funzione delle caratteristiche tipiche dell’organismo (la specie), delle memorie (siano esse genetiche, epigenetiche, a breve o a lungo termine) e della situazione particolare in cui si trova (davanti alla preda, davanti al predatore, con i suoi cuccioli….).
Con il termine “comportamento”, come già detto, non ci si riferisce solo al comportamento esteriore (per quanto concerne l’uomo alla postura, alla gestualità, allo sguardo, alla voce), ma anche alle funzioni metaboliche ed intra psichiche.
Dopo la nascita, ed adesso parliamo in particolare dell’uomo, saranno informazioni che ricadranno sul comportamento e la struttura: lo sguardo, la voce, il tocco della madre.
Tutto l’ambiente si imprime in questo “giovane individuo” in virtù della regola che la precocità dell’informazione è proporzionale alla forza del suo impatto.
Ovviamente in una visione di questo genere non esistono colpevoli, nè è possibile definire con precisione quale è la causa dello specifico disturbo o malattia.
Non esistono colpevoli, escluse naturalmente le colpe giuridicamente intese come tali, in quanto i genitori, che portano le informazioni più precoci ai loro figli, si comporteranno in relazione alle loro memorie, porteranno incoscientemente quello che incoscientemente hanno imparato.
Non è possibile definire con precisione la causa della malattia, del disturbo fisico o psichico o del comportamento inadeguato in quanto, salvo casi estremamente rari, abbiamo sempre un intrecciarsi di informazioni genetiche, epigenetiche ed ambientali.
Lo stesso comportamento inadeguato, a seconda delle situazioni, potrà portare ad effetti opposti.
La stessa malattia puo esser considerata un “comportamento inadeguato” all’ambiente che richiede una integrazione delle informazioni che vada a correggere quello che manca o è alterato.
La persona che “sta male” oltre alla specifica terapia farmacologica ha bisogno quindi di “ informazioni adeguate”: una dieta, uno stile di vita, relazioni familiari e lavorative, attività artistiche, attività fisiche, informazioni che vadano nella direzione di attivare un “comportamento” adeguato all’ambiente.
Ecco quindi la responsabilità del medico, del personale sanitario, del terapeuta che deve vagliare non solo ogni singola frase ma anche ogni sguardo, ogni parola.
Ecco l’importanza di creare dal punto di vista artistico ed architettonico degli” ambienti di salute” adeguati.
È evidente l’estrema importanza, nella visione della complessità, della prevenzione.
Prevenzione non solo delle malattie ma anche di tutto quello che può impedire all’essere umano di esprimere la sua natura più profonda: la creatività individuale e la capacità di amare.
La prevenzione deve iniziare fin nella vita intrauterina e continuare durante tutto il percorso di educazione famigliare e scolastico.
Ancora una volta non facciamo distinzione fra disagio o malattia fisica e psichica.
Si tratta sempre e solo di comportamenti inadeguati a cui noi dobbiamo porre rimedio offrendo le informazioni adeguate.

Fabio Burigana
Medico chirurgo, Medico Gastroenterologo, presidente AMEC (Associazione Medicina e Complessità)

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