L’urlo muto dei bambini invisibili

Mariagrazia Cucinotta

Il progetto cinematografico non si è proposto solo di dare voce ai bambini e di mobilitare l’attenzione dell’opinione pubblica a favore dei programmi per l’infanzia “invisibile”, ma è diventato un’occasione per dar vita a un concreto progetto per l’infanzia e per la lotta alla malnutrizione infantile in Africa.

Nel 2005 ho partecipato alla produzione del film “All the Invisible Children” con l’idea di contribuire, attraverso il cinema, a diffondere un messaggio universale: bisogna sviluppare sensibilità nei confronti dei bambini, sia quelli del sud del mondo sia quelli dei paesi ricchi. Anche loro possono avere bisogno di aiuto, perché spesso vengono schiacciati dai problemi dei grandi, che non rivolgono loro la necessaria attenzione.

Il film “All the Invisible Children” vuole essere una fotografia della sofferenza infantile nel mondo ed il comune denominatore è la condizione di degrado ed incomprensione in cui molto spesso sono costretti a vivere i bambini, anche tra le mura di casa. Il progetto è stato realizzato da otto grandi registi (Medhi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Katia Lund, Jordan Scott e Ridley Scott, Stefano Veneruso e John Woo) che hanno raccontato ciascuno una storia sulla situazione dei bambini nel loro paese (Italia, Africa, Serbia Montenegro, America, Brasile…). Le storie dei piccoli protagonisti ci parlano di bambini che ostinatamente cercano un futuro migliore, come ad esempio i piccoli lavoratori invisibili, i bambini soldato costretti a combattere dagli adulti, le piccole vittime dell’AIDS.

Il progetto cinematografico non si è proposto solo di dare voce ai bambini e di mobilitare l’attenzione dell’opinione pubblica a favore dei programmi per l’infanzia “invisibile”, ma è diventato un’occasione per dar vita a un concreto progetto per l’infanzia e per la lotta alla malnutrizione infantile in Africa. “All the Invisible Children” è infatti anche un fondo, promosso dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero Affari Esteri, a favore di PAM (Programma Alimentare Mondiale) e UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) in cui sono confluiti i proventi del film. I primi fondi, raccolti anche grazie al sostegno dello sponsor del film, UniCredit Group, sono stati impiegati dalle due agenzie ONU per un progetto congiunto di lotta alla malnutrizione infantile in Niger.

Nel film ho interpretato una vigilessa nell’episodio di Veneruso, ambientato nella periferia napoletana. Prestare la mia immagine in favore dell’infanzia è sempre stato molto importante per me: non posso certo dimenticare di essere nata e cresciuta in un quartiere di Messina molto povero, dove i bambini erano, appunti, invisibili. Questo film ha rappresentato la mia prima esperienza a favore dell’Unicef, ma in passato avevo già collaborato con l’Associazione Volontari “Il Cavallo Bianco” per l’avvio di una Casa-famiglia in Bielorussia per ragazzi con disabilità psichica e mentale. Questi bambini, provenendo da un villaggio vicino a Chernobyl, avevano subito le radiazioni, causa della loro disabilità. Nel loro paese sarebbero stati destinati, con molta probabilità, ad essere trasferiti a vita in un manicomio: noi li abbiamo portati in Italia per aiutarli a guarire e per istruirli in modo da renderli indipendenti. Poi ho partecipato all’apertura dell’ospedale-asilo “Mosaico Africano” per i bambini orfani sieropositivi in Botswana: questi bambini, se trattati per tempo con le adeguate terapie, possono essere salvati.

Voglio però aggiungere che la sofferenza di un bambino in un paese in via di sviluppo o in un paese di guerra colpisce quanto la sofferenza di un bambino in un paese ricco. Basta andare in un quartiere povero, malfamato per vedere i bambini che urlano la loro disperazione… I bambini sono fantastici e vanno protetti, perchè l’infanzia è il più bel momento della nostra vita, forse l’unico. Io ho avuto un’infanzia bellissima, serena, pur vivendo in un quartiere, a Messina, dove i bambini erano invisibili. I bambini hanno diritto di avere attenzione e amore, di essere felici, di essere tenuti lontano da ogni problema. È per questo che bisogna ricordare ogni giorno e con ogni mezzo possibile che è da vigliacchi fare del male ad un bambino, perchè è troppo facile.

Mariagrazia Cucinotta
Attrice e produttore cinematrografico

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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