La maggiore discriminazione sociale

L’università da sempre è organizzata in corporazioni. Quelle più potenti – per numero, status sociale dei componenti, legami politici, accesso ai finanziamenti – hanno imposto i propri criteri. Agli altri non è rimasto che scegliere tra il non aver risorse o limitarsi a fruire di quanto resta a disposizione.

Non ricordo di aver mai percepito in questo Paese una sensazione così forte di crisi di valori. Le oscure e malinconiche profezie proposte negli anni Sessanta/Settanta da acuti osservatori di un’Italia pseudoindustrializzata e già avviata verso lo smarrimento di una propria identità di popolo, sembrano più che realizzate. Scavalcate da ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti, a parte chi non vuole prendere atto che il sistema Italia sta deflagrando e si affanna a dire che tutto va “quasi” bene. In quel “quasi” si è annidata una chiara strategia comunicativa: ciò che non va è a causa di alcune “categorie professionali” o “gruppi sociali”. E’ superfluo accennare allo scivolamento progressivo che un termine come “extracomunitario” ha subìto nell’uso mediatico e nella conseguente percezione diffusa, passando da un originario significato di natura tecnica – la non appartenenza all’Unione Europea – all’identificazione di elemento potenzialmente “pericoloso”. Fino al 1972 anche gli abitanti dell’Inghilterra erano formalmente extracomunitari… In questa strategia comunicativa, sono nati termini di grande stupidità sotto il profilo sociologico, ma di notevole efficacia quanto a consenso popolare: “bamboccioni” e “fannulloni”. A chi non ricordasse la rispettiva paternità, va fatto notare che il binomio è assolutamente bipartisan. Ci si chiede: questo esito condiviso dipende dal fatto che i fenomeni descritti sono veri o che per l’attuale “classe politica”, è più semplice, e mediaticamente lucrativo, individuare aree da esporre al pubblico ludibrio piuttosto che lavorare alla soluzione dei problemi più urgenti e che condizionano realmente la vita dei cittadini? Il gioco riguarda anche il concetto di “meritocrazia”, oggi frequentemente evocato come portatore di effetti taumaturgici. Nessuno nega il valore astratto del principio. Ma, nello specifico, merito in che cosa? merito per fare che? Emergono allora problemi seri, in particolare nel mondo universitario. Il quale è da sempre organizzato in corporazioni. Si è a volte tentato di formulare modelli condivisi di valutazione. Le corporazioni più potenti – per numero, status sociale dei componenti, legami politici, accesso ai finanziamenti – hanno imposto i propri criteri. Agli altri non è rimasta che l’alternativa niente risorse o quelle che rimangono dopo criteri del tutto impropri. L’introduzione di criteri di valutazione per tutti è senz’altro ottima, sotto il profilo del “merito”, ma confermerà le attuali sperequazioni se non si esce dalla logica corporativa. Non credo si possa superare in fretta questo sistema. Tendo anzi ad essere fortemente pessimista. Esistono anche altre problematiche, forse di più immediata soluzione: il finanziamento dell’Università e la regolare attivazione del reclutamento del nuovo corpo docente. Giova ricordare che il 25 giugno 2008 è stato approvato un decreto ministeriale, poi convertito in legge il 6 agosto 2008, che aggraverà per vari anni entrambi gli aspetti. Sono infatti previste forti riduzioni di risorse e il blocco del ricambio generazionale dei docenti. Parlare di “meritocrazia”, “fannulloni” e “stipendi d’oro”, è pura e semplice “disinformazione”. Avverrà una drastica riduzione del diritto allo studio per i figli delle famiglie appartenenti ai ceti socialmente meno forti e un sensibile innalzamento delle aree di privilegio. Non so se questo esito sia gradito agli Italiani: certo, coloro che brandivano nei mesi scorsi l’immagine di Robin Hood e oggi perseguono i “fannulloni”, dovrebbero almeno avere la decenza, se ancora esiste in questo Paese, di non prenderli in giro.

Prof. Giuseppe Battelli
Professore ordinario e Preside FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE Università di Trieste

 

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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