Credere nelle proprie possibilità

Manuela di Centa

 Lo sport unisce, fa sentire le persone parte di un tutto e può essere un buon punto di partenza per far crescere i principi della politica. Le Olimpiadi di quest’anno ne sono un esempio chiaro, concreto.

 

Un atleta per raggiungere dei risultati di rilievo in campo agonistico, a prescindere dalla disciplina sportiva che pratica, deve possedere delle doti fisiche indubbie. Quello che però non va mai sottovalutato e l’equilibrio fra corpo e psiche. Questo elemento è fondamentale e non può mancare. Gli obiettivi importanti, infatti, si raggiungono proprio grazie a questo particolare equilibrio, grazie alla perseveranza e alla determinazione. Non è possibile essere discontinui e nemmeno ci si può permettere di cedere allo sconforto nei momenti di difficoltà. Nella vita di un atleta non ci sono solo medaglie. Bisogna tener duro, non arrendersi e in particolare non fermarsi davanti alla prima non vittoria. Farlo è deleterio. In ogni caso, sia davanti ad un successo che davanti ad una sconfitta, è necessario credere nelle possibilità di migliorare. È doveroso guardare avanti, con le aspettative di chi sa di poter dare sempre di più. Io ho sempre ragionato in questo modo. Prima delle Olimpiadi del 1994 a Lillehammer avevo già ottenuto dei buoni risultati (come ad esempio la medaglia di bronzo nella staffetta 4*5 km alle Olimpiadi di Albertville), ma all’epoca ho continuato a pensare che il meglio doveva ancora arrivare. Così è stato: le cinque medaglie portate a casa in ciascuna delle cinque gare alle quali ho partecipato a Lillehammer hanno rappresentato un traguardo che dirsi grandioso è poco. Certo, non sono arrivate dal nulla. A monte di questo c’è stato un sacrificio che in una parola sola si può definire enorme. Mi sono preparata con meticolosa costanza, con passione nei confronti di un qualcosa che amo fare e soprattutto con la consapevolezza che un giorno sarei stata ripagata di tutto. Non sono rimasta delusa: nel 1994 ho raccolto i frutti di quanto avevo seminato nei trent’anni precedenti. Le Olimpiadi rimangono nel cuore e, ora che sono alle porte i giochi della XXIX edizione, i ricordi riaffiorano. I Giochi Olimpici del 2008, forse, resteranno alla memoria anche per le polemiche che li hanno preceduti e questo è un vero peccato. Si continua a discutere, a domandarsi se la decisione di assegnare la loro organizzazione alla Cina sia stata una scelta positiva o troppo prematura, se non addirittura negativa. Dal mio punto di vista trovo che scegliere Pechino sia stato assolutamente straordinario. Mi viene in mente Nelson Mandela… lo sport arriva dove anche la politica non arriva.  È vero, lo sport unisce, fa sentire le persone parte di un tutto e può essere un buon punto di partenza per far crescere i principi della politica. Le Olimpiadi di quest’anno ne sono un esempio chiaro, concreto. Per quanto riguarda, invece, la questione di far gareggiare assieme atleti normodotati e disabili il discorso è complesso.  I problemi nascono dal fatto che c’è la necessità di non far competere atleti con caratteristiche diverse, i maschi e le femmine per esempio non gareggiano insieme. Questo avviene per garantire che ogni atleta che sia olimpico o paraolimpico gareggi senza essere avvantaggiato o svantaggiato rispetto agli avversari.  Per questo motivo c’è stata dall’inizio la distinzione fra Paraolimpiadi ed Olimpiadi. Un’idea potrebbe essere ora quella di impostare all’interno delle olimpiadi alcune gare che attualmente vengono svolte nelle paraolimpiadi. Naturalmente per esigenze organizzative solo le più importanti potrebbero essere rappresentate ma sarebbe un modo per dare maggior rilievo ad atleti che oggi si sentono esclusi dalle competizioni a maggior richiamo mediatico e che nulla hanno da invidiare ai loro colleghi più fortunati. In ogni caso a prescindere che si tratti di atleti normodotati o disabili, come mi hanno insegnato gli amici finlandesi: “Meglio tenere sempre i piedi al caldo” e cioè sul podio, perché almeno nel mio caso, “sotto c’è il ghiaccio”.

On. Manuela di Centa
Pluricampionessa olimpica – Deputato alla Camera

VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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