Legge sul fine vita, ore decisive per una legge anche in Italia

La recente scomparsa di Dj Fabo e Davide Trentini, avvenuta per mezzo della pratica del suicidio assistito in Svizzera, ha risvegliato il dibattito da troppo tempo sopito in Italia sul fine vita.

Era infatti in corso il 20 aprile 2017, la votazione alla Camera sulle disposizioni anticipate di trattamento o biotestamento, tra emendamenti e libertà di coscienza garantita dai partiti ai parlamentari.

La delicatezza del tema è evidente, così come l’urgenza di approvare anche in Italia una legge che colmi il vuoto legislativo presente.

Casi come quelli di Dj Fabo, Davide Trentini, Eluana Englaro e Piergiorgio Welbi, con la loro drammaticità e rilevanza mediatica, ci obbligano a confrontarci con ciò che l’animo umano ha più paura di considerare e affrontare da sempre: la morte.

Esiste una moltitudine di schieramenti su un argomento tanto controverso ed “eticamente sensibile”, è opportuno dunque fare chiarezza sulle modalità con cui è possibile assicurare il rispetto delle volontà del paziente che in Italia non sono ancora regolamentate e sulla situazione legislativa degli altri paesi.

fine vita in italia e in europa

 

Le Disposizioni anticipate di trattamento (DAT) conosciute anche come “testamento biologico” sono disposizioni rilasciate dall’individuo, pienamente in grado di intendere e volere, riguardanti l’eventualità futura di trovarsi nella condizione di non poter consentire o meno alla somministrazione di cure e terapie incluse nutrizione, idratazione e respirazione artificiali in seguito a malattie o lesioni cerebrali invalidanti o irreversibili.

Concetto diverso è quello dell’eutanasia, la dolce morte, che può essere attiva o passiva.

Nel primo caso, il medico pratica al paziente dietro sua richiesta un’iniezione letale.

Con eutanasia passiva si intende invece l’interruzione di terapie che tengono in vita il malato e la sedazione profonda con farmaci che accelerano la morte fisica del corpo. È questo il caso di Eluana Englaro, deceduta nel 2009 in seguito all’interruzione della nutrizione artificiale dopo diciassette anni in stato vegetativo.

 

Nel caso del suicidio assistito, pratica di cui si sono recentemente avvalsi Dj Fabo e Davide Trentini in Svizzera, a provocare la morte è direttamente il paziente, il quale richiede al medico la prescrizione di un mix di farmaci letali ingeriti in seguito autonomamente dal malato.

Nel caso di malati impossibilitati a muoversi o nella deglutizione, i farmaci sono iniettati nel sondino tramite un movimento delle labbra del paziente.

Il medico quindi, dopo aver invitato il malato più volte a desistere, lo assiste e accompagna solamente nello svolgimento dell’atto finale.

È indispensabile per la pratica che il paziente sia in grado di intendere e volere.

In Italia molte figure pubbliche, partiti e associazioni si battono per l’introduzione di questa pratica, considerata reato dalla legge italiana.

Il nostro paese è uno dei pochi in Europa infatti in cui è ancora presente un vuoto legislativo sul fine vita, al quale spesso come in molti altri casi, deve supplire la Magistratura.

 

Fine vita in Europa

È stata l’Olanda nel 2001 il primo paese al mondo ad autorizzare l’eutanasia e il suicidio assistito, seguita nello stesso anno dal vicino Belgio. In entrambi gli stati l’eutanasia è legale anche sui minori, tuttavia nei Paesi Bassi le pratiche sono ammesse solo per i neonati e i maggiori di dodici anni.

Nel Lussemburgo dal 2009 i medici non possono essere perseguiti qualora rispondano a una domanda di eutanasia, mentre in Gran Bretagna un giudice può autorizzarlo in casi estremi.

In Svezia, Finlandia, Spagna, Francia, Ungheria è legale l’eutanasia passiva ma non quella attiva, in Germania la Corte di giustizia tedesca si è espressa a favore dell’eutanasia passiva e pur non essendoci una legge specifica anche l’eutanasia attiva viene ammessa in presenza di una chiara volontà del paziente.

In Svizzera la legge autorizza il ricorso al suicidio assistito, ed è l’unico paese in cui la prestazione è garantita anche ai cittadini stranieri.

Per questo ogni anno dall’Italia almeno duecento persone, la maggior parte malati oncologici, provano a varcare il confine con il paese elvetico per porre fine alla propria vita nelle cliniche che offrono questo servizio, che tuttavia non è alla portata di tutti, venendo a costare anche fino a diecimila euro.

Come nell’epoca antecedente alla legalizzazione dell’aborto in Italia, quando solo le donne benestanti potevano recarsi nelle cliniche estere per interrompere senza rischi le gravidanze, anche nel caso dell’eutanasia, dunque, per i soggetti meno abbienti anche morire o aiutare qualcuno a farlo diventa altamente rischioso, sia per i medici che per i familiari del paziente, che si vedono costretti a infrangere la legge per alleviare le sofferenze di un malato o di una persona cara che desidera solo spegnersi con la dignità che dovrebbe essere concessa a ogni essere umano.
Irene Cosul

Irene Cosul Cuffaro

rene Cosul Cuffaro nasce a Padova nel 1992. Fin da piccola è chiaro che la sua caratteristica più grande è la curiosità, che la spinge sempre a leggere, informarsi e discutere. Laureata in scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani, studia un anno presso l’Università di Siviglia grazie al progetto Erasmus e lavora a Granada, prima di laurearsi al corso di laurea magistrale Studi Europei. Amante dei viaggi e sempre alla scoperta di posti e culture nuove, si interessa principalmente alla storia, alle tematiche di genere, all’attualità. I diritti umani sono per lei, oltre a oggetto di studio, un elemento inviolabile di ogni essere umano, un tema di dibattito appassionante e stimolante. 

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