La ricerca sanitaria, il miglior investimento per il futuro

Ferruccio Fazio

Tramite la ricerca, il cittadino-paziente dispone della possibilità di accedere a cure migliori e di patire una sofferenza minore. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) guadagna in termini di razionalizzazione dei processi e dunque di contenimento dei costi e sostenibilità della spesa.

Non esiste una buona assistenza senza che vi sia una buona ricerca. La ricerca applicata negli ospedali costituisce un fattore determinante per la crescita e per l’efficacia dell’assistenza e funziona laddove il ricercatore di base affianchi il medico e tutto il personale sanitario esprima anch’esso “ricerca”. Questa integrazione, in gergo sanitario “ricerca traslazionale”, conduce ad un continuo aggiornamento, ad una continua ottimizzazione delle prassi e ad una verifica della qualità delle prestazioni in termini di efficacia, efficienza ed umanità. Mettere in discussione e superare una metodica chirurgica anche affermata o una tipologia di classificazione condivisa ha, per esempio, consentito di passare in molti casi da interventi chirurgici demolitivi ad interventi conservativi, dalla classificazione solamente visiva di una lesione all’indagine molecolare e quindi all’uso di farmaci specifici per quel danno particolare (terapia personalizzata).

Gli operatori sanitari, se concentrati sulla mera esecuzione di pratiche consolidate, eseguono una serie di procedure sempre uguali a se stesse che hanno il merito, reale o presunto, di porli in una situazione di apparente sicurezza verso il paziente. La novità introdotta dalla ricerca rompe questo equilibrio e pone la necessità di adattamenti costanti. Tramite la ricerca, il cittadino-paziente dispone dunque della possibilità di accedere a cure migliori e di patire una sofferenza minore. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) guadagna in termini di razionalizzazione dei processi e dunque di contenimento dei costi e sostenibilità della spesa. Per questo, il Ministero della Salute, che persegue come mission il benessere dei cittadini, ha il dovere di finanziare la ricerca sanitaria, con lo scopo di innalzarne la qualità e l’efficacia, e ciò in coordinamento con le Regioni e con il MIUR per la ricerca di base. Come viene finanziata la ricerca? I grandi capitoli del Ministero della Salute sono quello della “ricerca corrente”, destinata al finanziamento della ricerca intramurale degli IRCCS, i 42 Ospedali di ricerca nazionali, e quello della “ricerca finalizzata”, utilizzata per i progetti presentati dai diversi soggetti istituzionali (Regioni, IRCCS, ISS, ex ISPESL, IZS, ASSR). L’ammontare del finanziamento complessivo è di circa 300 milioni di euro l’anno. Gli IRCCS sono nati proprio per soddisfare l’assioma “fare ricerca per praticare una buona assistenza”.

Molte innovazioni significative sono state infatti introdotte proprio dagli IRCCS. Ma se il sistema è valido, perché non cercare di esportarlo anche nelle altre strutture sanitarie? O meglio, perché non cercare di stimolare quella parte del SSN che più si attarda sulla via dell’innovazione? Credo che questo obiettivo si possa raggiungere rispettando alcuni principi: un bando nazionale aperto a tutti i ricercatori ed a tutti gli operatori della sanità e a tutte le tematiche; l’eliminazione di qualsiasi filtro o vincolo nella presentazione dei progetti; una competizione sana, dunque una selezione dei progetti sulla base del merito; risorse assegnate al ricercatore e non alle Istituzioni di appartenenza; compartecipazione di tutto il SSN per quei progetti connotati da una ricaduta immediata per la salute dei cittadini e quindi un coinvolgimento diretto delle Regioni, responsabili dell’assistenza sul territorio. Abbiamo già intrapreso questa strada: nel 2009 e nel 2010 abbiamo varato due bandi, il primo di 30 milioni ed il secondo di 100. In particolare, il bando del 2010 ha consentito a tutti gli operatori del SSN di presentare progetti; la valutazione è stata affidata all’NIH – CSR, l’Agenzia americana di valutazione (tre esperti per ogni progetto, con una condivisione finale “face to face” e due study section alle quali hanno partecipato ricercatori di origine italiana residenti all’estero da anni); i fondi vengono assegnati al ricercatore con sottoscrizione a tre delle convenzioni (Istituzione, ricercatore e Ministero); infine, una compartecipazione al 50% delle Regioni al finanziamento dei progetti clinico-assistenziali.

I risultati del bando sono visionabili sul sito del Ministero e tutta la documentazione è consultabile dai circa 2.800 ricercatori che hanno presentato progetti. Utilizzando lo username e la password con i quali hanno presentato i progetti, ciascuno di loro può rientrare nel sito per poter acquisire i giudizi dei tre revisori e della study section. Alcune considerazioni conclusive: in Italia vantiamo molti giovani capaci (e siamo dunque capaci di formarli) visto che il bando destinato ai giovani ricercatori, quelli di età inferiore ai 40 anni, all’interno del bando generale, che prevedeva almeno 29 milioni, ha consentito di assegnare ben 42 milioni, a conferma che la qualità dei loro progetti è risultata molto alta, addirittura superiore, in percentuale, a quella dei “ricercatori senior”. A questi giovani il bando fornisce risorse per tre anni ed evita dunque in concreto la loro “fuga all’estero”. Inoltre, il fatto che i fondi siano legati alla persona determina una posizione contrattuale forte del ricercatore verso l’Istituzione di appartenenza, il che gli permette di trasferire il finanziamento, per giusta causa, in qualsiasi altra struttura del SSN per continuare la “sua” ricerca, stipendio compreso.Siamo solo all’inizio, ma già con i prossimi bandi potremo decidere, avendo individuato le sacche di eccellenza e quelle di debolezza, dove indirizzare i finanziamenti, sempre con l’obiettivo di migliorare l’assistenza sanitaria a favore dei cittadini, affermando due principi fondamentali: la competizione “leale e trasparente” tra i progetti di ricerca per far prevalere il merito ed il consolidamento e l’affinamento di un sistema di valutazione efficace e veloce, in modo da garantire un flusso finanziario continuo per evitare che la ricerca si interrompa per mancanza di risorse. Dobbiamo infine impegnarci maggiormente per far comprendere ai cittadini che la ricerca viene svolta nel loro interesse, in qualità sia di assistiti del SSN, sia di contribuenti. Il governo americano ha calcolato che, per ogni dollaro pubblico speso in ricerca sulle malattie cardiovascolari, sono stati risparmiati dal Servizio sanitario sette dollari negli anni successivi per le migliori cure e la minore incidenza di morte o inabilità. La spesa a sostegno della ricerca si rivela quindi il miglior modo per affinare l’assistenza e contenere la spesa futura.

Ferruccio Fazio
Ministro della Salute, Professore Ordinario di Diagnostica per Immagini
e Radioterapia Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca

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