Elisir di lunga vita

balanced stones

Da tempo immemorabile l’uomo è alla ricerca della fonte della giovinezza. Oggi con i progressi della scienza ci stiamo avvicinando alla sua scoperta.

Nel 2012 il premio Nobel per medicina venne assegnato al giapponese Shinya Yamanaka per essere riuscito a riprogrammare le cellule adulte con l’introduzione di quattro geni chiamati OSK (Oct4, Sox2, c-Myc, klf4) rendendole simili a cellule staminali embrionali.

Questo trattamento non modifica il codice genetico ma rende la cellula capace di leggere maggiori tratti del suo DNA. Le cellule di un organismo vivente sono infatti adibite a compiere solo le azioni inerenti all’organo di cui fanno parte e quindi solo una piccola parte del loro codice genetico rimane leggibile, il resto viene progressivamente sigillato durante lo sviluppo da embrione a feto.

Dopo il “trattamento” di Yamanaka questi “sigilli” vengono riaperti e possono essere riacquisite molteplici funzioni perse durante le fasi di specializzazione avvenute nella gestazione. Sembra che le cellule così riprogrammate (chiamate IPS) riescano a leggere meglio i codici del DNA, fanno meno errori e si adattano al nuovo ambiente che le circonda. Questo rende la linea cellulare più performante, come se fosse rinata, capace quindi di specializzarsi di nuovo ma con presupposti diversi. Questa “diversità” pone però alcuni dubbi per il rischio che le nuove “letture” stimolino degli oncogeni che sarebbe meglio lasciare dormienti.

In ogni caso era il 2014 quando il primo paziente ricevette un autotrapianto di cellule retiniche IPS. Le cellule dall’occhio anziano erano state prese e riprogrammate in laboratorio e poi reintrodotte nel paziente. Dal 2018 sono quindi in corso molte altre sperimentazioni cliniche con IPS su pazienti con patologie cardiache e neurologiche.

Visti gli ottimi risultati dell’autotrapianto di IPS adesso si sta cercando di fare un salto di paradigma: l’obiettivo non è piu trattare una singola malattia ma tutto l’individuo nel suo insieme. È stata utilizzata quindi la transfezione, cioè viene inettato nell’organismo un virus modificato che trasporta i geni OSK e gli inserisce direttamente nelle cellule.

Questa tecnica è stata sperimentata nel 2016 in topi affetti da invecchiamento precoce. La ricerca, pubblicata sulla rivista Cell, ha evidenziato una sopravvivenza aumentata del 30%: per la prima volta siamo riusciti a bloccare la senescenza in un organismo vivente. 

Le sperimentazioni continuarono e a gennaio 2023, sempre su Cell, viene pubblicata la conferma dell’efficacia dei fattori di Yamanaka inseriti con la transfezione. I ricercatori dell’Harvard Medical School hanno fatto recuperare la vista a topi anziani e ciechi, ma anche a far ringiovanire il cervello, i reni, i muscoli e altri tessuti.

Un altro lavoro, in fase di pubblicazione, è stato realizzato da Rejuvenate Bio, azienda di biotecnologia della California. Gli scienziati, sempre utilizzando gli OSK e vettori virali, sono riusciti ad allungare la vita di alcuni topi con bassa prospettiva di vita a 145 settimane (pari a 90 anni umani).

La tecnica sembra quindi pronta per la sperimentazione sui primati. Malgrado i rischi di non sapere esattamente cosa succede nella “nuova” lettura del DNA l’intenzione è di chiedere l’autorizzazione alla FDA americana per un successivo trial di transfezione di OSK sull’uomo. L’obiettivo dichiarato è trattare le malattie legate all’invecchiamento. 

La leggendaria sorgente simbolo dell’immortalità è alla nostra portata, ma non sappiamo ancora quanto sarà potabile.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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