Secondo un’analisi pubblicata lo scorso settembre sulla rivista medica BMJ Oncology negli ultimi trent’anni la possibilità di ammalarsi di cancro tra le persone con meno di 50 anni è aumentata di quasi l’80%. Questo sembra avvenire maggiormente in Nord America, Australia ed Europa occidentale. Le cause non sono chiare e per questo motivo sono stati avviati programmi di monitoraggio sulla popolazione.
Le ipotesi sono molto diversificate. Negli ultimi 5 anni varie ricerche hanno messo in correlazione il consumo di carne rossa con il cancro del colon-retto, il tumore del pancreas e della prostata. La carne rossa è stata classificata dall’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come cancerogeno di tipo 2A. La carne lavorata come quella nei salumi e nelle salsicce è stata invece classificata come cancerogeno di tipo 1, la categoria dei cancerogeni certi.
Inoltre una ricerca realizzata su 450.000 adulti per circa 14 anni dall’Università di Bristol e dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha identificato i cibi ultra-processati (UPF) come agenti cancerogeni e infiammatori. Questi sono i cibi confezionati, ottenuti con ripetute lavorazioni industriali, pronti per essere riscaldati o consumati. In questi prodotti si trovano additivi alimentari, emulsionanti, dolcificanti artificiali, nitriti e nitrati usati come conservanti, ma anche contaminanti chimici derivanti dall’imballaggio e dal processo di produzione. I risultati della ricerca sono allarmanti: inserire nella dieta il 10% di cibi ultra-processati è associato a un rischio maggiore del 23% di contrarre tumori al cavo orale e all’esofago.
Un’altra ipotesi sull’aumento di incidenza del cancro nei giovani è l’uso di antibiotici. Si sospetta che il largo uso di queste medicine possa avere effetti rilevanti sull’insieme dei microrganismi protettivi che vivono nell’intestino e favoriscono i processi digestivi.
Altri studi si concentrano sull’inquinamento atmosferico da combustibili fossili e sull’esposizione a numerose sostanze chimiche liberate nell’ambiente dalle lavorazioni industriali come i PFAS (acidi perfluoroalchilici).
Ovviamente sono tenuti in considerazione anche gli elementi già conosciuti come cancerogeni quali il fumo da tabacco, il consumo di alcol e droghe.
Non si escludono anche le concause come l’obesità, definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come una questione di “proporzioni epidemiche” con una stima di circa 4 milioni di morti all’anno.
I dati in effetti sono preoccupanti: nel 2019 sono stati 3,26 milioni i giovani ad essere colpiti da un tumore. Un quinto dei nuovi malati di cancro del colon-retto aveva meno di 55 anni ( il doppio rispetto al 1995) con diagnosi avvenuta prevalentemente in fase tardiva.
Ma non solo, dal 1990 è aumentata nei giovani anche l’incidenza di casi di cancro all’apparato ginecologico e respiratorio, ma anche alla prostata, al seno, allo stomaco, al pancreas, al rene.
Ma non è tutto. Secondo gli scienziati della Zhejiang University (Cina) nei prossimi 5 anni i numeri globali di casi di cancro nei primi 50 anni di vita sono destinati a crescere di un ulteriore 31% con un aumento del 21% dei decessi.