Ti lascio ma poi ti riprendo

Il termine “Fine” potrebbe aver caratterizzato la reazione di Sam Altman quando, il venerdì 17 novembre, è stato inaspettatamente rimosso dal suo ruolo di CEO. La compagnia, che aveva pioneristicamente introdotto le Intelligenze Artificiali Generative al grande pubblico, perdeva così il suo frontman e cofondatore, nonché il principale esponente nell’acquisizione di capitali.

Ma cosa è accaduto negli uffici della sede di San Francisco? Durante un venerdì ordinario, Sam Altman riceve una inaspettata videochiamata attraverso Google Meet, in seguito alla quale viene rimosso dal Consiglio di amministrazione e da Ilya Sutskever, Chief Science Officer e cofondatore insieme a Sam. Una sorte simile spetta a Greg Brockman, amico di Sam e membro del consiglio, che viene demansionato ad assistente del CEO (successivamente Greg annuncerà le sue dimissioni tramite un tweet su X).

La notizia del licenziamento viene comunicata in modo sommario attraverso un comunicato stampa: l’ex CEO è giudicato poco trasparente e onesto con la dirigenza. La serata del venerdì vede Sam Altman licenziato, mentre voci discordanti corrono tra i corridoi, basta, infine, una frase (“I love you”) pubblicata su X per scatenare il caos tra i dipendenti. Sam diventa una sorta di Cesare moderno, tradito dalla propria creazione.

Trascorrono poco più di 36 ore: è domenica e Sam torna come ospite per incontrare Satya Nadella, CEO di Microsoft, per trattare un possibile reintegro. Nel frattempo, 747 dei 770 dipendenti inviano una lettera aperta chiedendo un ultimatum ad OpenAI: vogliono Sam Altman nuovamente al suo posto. La domenica si conclude senza alcun risultato concreto, le parti rimangono ancora distanti.

Il dramma, già diffuso sui social media (soprattutto su X), trova una conclusione pochi giorni dopo, precisamente il martedì, quando sia Sam Altman che l’amico Greg Brockman ritornano alle posizioni lasciate nemmeno una settimana prima.

Sembra che le motivazioni del licenziamento siano molto diverse e discordanti: considerare Altman poco onesto rappresenta una spiegazione troppo debole e imprecisa, specialmente considerando il suo ruolo cruciale e il contributo che aveva dato fino a quel momento (Sam stava trattando la vendita di circa 86 miliardi di dollari in azioni).

Sui social media si comincia a dibattere sulle ipotesi più avvalorate: la prima è un possibile conflitto di interessi, poiché Sam è coinvolto in altri progetti come la crypto venture Wordlcoin, la creazione di chip per l’AI (per ridurre la dipendenza da NVIDIA) e lo sviluppo di hardware AI oriented, che la dirigenza ritiene una possibile distrazione per un CEO. La seconda ipotesi si lega alla continua ricerca di fondi: Sam si è dimostrato sempre un abile venditore e, considerando che OpenAI è una no-profit, la ricerca di finanziamenti per lo sviluppo è necessaria, così all’evento sulle novità dell’azienda era stato reso noto come i chatbot creati indipendentemente, un giorno, avrebbero potuto operare totalmente in autonomia, ponendo un grosso red flag per la sicurezza.

Infine, la terza e più rilevante ipotesi riguarda lo sviluppo di una AGI (Artificial General Intelligence). Alcuni ricercatori avevano segnalato la scoperta di una AI pericolosamente potente lo scorso ottobre, sollevando un dibattito aperto su quanto l’umanità dovesse spingersi avanti nello sviluppo delle IA.

Resta incerto cosa sia realmente accaduto e chi tra Sam e il Consiglio di amministrazione abbia detto la verità. È possibile che ci sia qualcosa di più profondo di quanto apparso in superficie?

Fino ad oggi, i vincitori sembrano essere Sam Altman e Microsoft. Il primo ha consolidato la sua influenza all’interno di OpenAI, diventando quasi intoccabile grazie al sostegno dei dipendenti che lo seguono e lo venerano. Il secondo, intervenendo, ha ottenuto un posto nel Consiglio di amministrazione, anche se privo di diritto di voto.

Si può ipotizzare che questo dramma sia una strategia concertata da Sam e il gigante di Redmond per consolidare il potere nella “Regolatory Capture” al fine di poter regolare autonomamente il settore, rendendo difficile la competizione ad altre aziende?

Sembra che l’azienda di San Francisco, che è stata all’avanguardia nel campo delle AI generative, abbia mostrato le proprie debolezze: l’incapacità di fornire una spiegazione chiara sul licenziamento del proprio CEO, la mancanza di pianificazione per un’eventuale presentazione e applicazione di una AGI (potenzialmente un evento epocale) e sottolinea l’importanza di un’organizzazione globale per la regolamentazione delle Intelligenze Artificiali e delle aziende che ne fanno uso.

Sebbene Sam sia tornato alla guida dell’azienda, ritroverà la serenità per poter proseguire nella ricerca o l’azienda, che fino a qualche tempo fa rappresentava un baluardo nell’ambito delle AI, ha definitivamente perso la rotta?

Francesco Di Venti

Uno studente di Informatica appassionato di codifica, algoritmi e tutto ciò che è tecnologico. Ho intrapreso progetti individuali e di gruppo che hanno rafforzato le mie capacità tecniche e favorito il lavoro di squadra. Le vittorie nelle competizioni hanno dimostrato la mia dedizione. Ora, a Torino, sto approfondendo il mondo dell'informatica, trasformando il mio entusiasmo in una futura carriera. 

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