Alla scoperta di Roma … su due piedi

Detto così, sembra una follia. Pensare di poter visitare una metropoli come Roma in un giorno solo, considerato tutto quello che la Città Eterna può e sa offrire al turista, ma anche al romano che raramente “deraglia” dal circuito casa-lavoro-casa. «Tanto, lo posso fare in qualsiasi momento» dice come un mantra nel suo “delirio di eternità”.

E invece, si può fare, e magari approfittare di una delle tante aperture straordinarie (e gratuite) dei musei comunali in qualche fine settimana, o di una visita ai Musei Vaticani l’ultima domenica del mese (gratuita), o di una visita guidata del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) in occasione delle Giornate d’Autunno (ma anche di Primavera), ancora più speciale perché unica (si tratta, infatti, di luoghi normalmente inaccessibili al pubblico).

E si può fare con il solo ausilio dei piedi, nel pieno rispetto della ecosostenibilità di cui tanto si parla, al giorno d’oggi, e che è tanto più necessaria quanto più i danni arrecati dall’uomo all’ambiente, nella sua frenesia di progresso e di onnipresenza (e onnipotenza), hanno lasciato più di un segno indelebile in ogni dove.

E allora può capitare di iniziare il proprio itinerario dal quartiere Prati, dove l’occhio indugia su palazzi del primo Novecento intervallati da architetture assai più moderne e funzionali all’“uso ufficio”. E allungarsi fino al Vaticano, per fermarsi giusto una manciata di secondi al centro di via della Conciliazione (da diversi anni, ormai, pedonalizzata e sorvegliata speciale) e immortalare il “Cupolone” di San Pietro.

E da lì proseguire per via Cola di Rienzo, per non farsi mancare una sosta da “Castroni” (drogheria arcinota oltre i confini del Lazio, per i suoi prodotti alimentari provenienti da tutto il mondo, in grado di far sentire a casa anche i non romani – italiani e stranieri ‒ che hanno eletto Roma a loro dimora, o che sono, semplicemente, di passaggio).

Va da sé che i piedi seguano la strada fino in fondo e arrivino a piazza del Popolo, fermandosi proprio al centro, all’ombra di uno degli obelischi egizi portati dai Romani nella città eletta capitale dell’Impero, che qui svetta, come in altre piazze della città, ricordando un passato di conquiste e di emblemi del potere.

Che cosa saranno mai un paio di chilometri per raggiungere, all’altro capo della piazza, attraverso il rettilineo di via del Corso, l’Altare della Patria? È l’occasione per trovarsi davanti il monumento di marmo bianco che, seppure scherzosamente definito “macchina da scrivere”, fa pensare a un altro pezzo della storia di Roma, quello legato al Risorgimento e ai suoi eroi caduti per la libertà e l’Unità d’Italia. I piedi del visitatore possono, volendo, alternare le scalinate di accesso agli spazi esterni e interni con i moderni ascensori di cristallo che, per quanto troppo moderni e incoerenti con l’architettura di stile neoclassico, agevolano l’ascesa alle terrazze panoramiche sovrastanti.

La giornata non è ancora finita. E allora, da piazza Venezia, lungo via delle Botteghe Oscure, o via del Gesù, l’Area Sacra di Torre Argentina offre alla vista uno dei più importanti complessi archeologici di una città nella quale il passato è sempre a portata di sguardo… e di piani di calpestio.

E Campo de’ Fiori è a pochi passi (niente in confronto a quelli già messi l’uno dietro l’altro per arrivare fin qui), con il suo trionfo di locali, di bancarelle ingombre di frutta e verdura, di spezie e ceramiche di foggia orientale, ma, soprattutto, mèta di chi non rinuncia alla tipica “pizza bianca e mortazza” (la mortadella, con o senza pistacchio), spesso più appagante di un pranzo completo in trattoria. Mangiata in piedi, sotto lo sguardo cupo di Giordano Bruno che, nella sua bronzea fissità, sovrasta con la sua mole l’intera piazza.

Anche i piedi sapranno trarre giovamento dalla sosta mangereccia, propizia in ogni momento della giornata, specie se centellinare il tempo è l’obiettivo primario.

E se è vero, come è vero, che “tutti i salmi finiscono in gloria”, non stupisce che anche i piedi del visitatore finiscano per ritrovarsi da dove erano partiti, a ritroso lungo il corso Vittorio Emanuele, o, ancora meglio, la via del Pellegrino che avvicina a piazza San Pietro, dove il turista si mette in fila per entrare in Basilica, e il romano fa penitenza (forse) per non esserci tornato prima.

Viviana Rossi

Nata a Roma, si è dedicata per diversi anni al lavoro di editor e di correttrice di bozze. Si occupa principalmente di arte, cultura e letteratura, traendo anche ispirazione dai luoghi che ama visitare e scoprire. 

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