Il conflitto Israelo-Palestinese del 2023

Il nuovo conflitto israelo-palestinese è scoppiato a seguito dell’attacco di Hamas sabato 7 ottobre.

Gli accordi di Oslo e Oslo 2, tra il governo israeliano e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, sono andati scemando nel nuovo millennio e il conflitto israelo-palestinese si è ravvivato.

Hamas, il “Movimento della Resistenza Islamica”, è nato come movimento politico in favore della liberazione della Palestina, per la fondazione di uno Stato islamico effettivo, nel 1987.

La flangia armata del movimento si è distinta per i suoi attacchi suicidi a fini terroristici.

Nel 2006, Hamas ottenne la vittoria alle elezioni per l’ANP. Nel 2007, con la battaglia di Gaza, Hamas si è impadronita della striscia che separa Israele e Egitto. Dopo diversi anni di scontro, nel 2017, accettò di ridurre le tensioni.

Dal 2021 Hamas ha alternato periodi di tregua ad aggressioni verso Israele come rappresaglia per il trattamento che Israele riservava a cittadini palestinesi nelle sue città.

La sua condotta ha fatto ricadere Hamas (in particolare la sua ala paramilitare) tra le organizzazioni terroristiche riconosciute da diversi stati.

Le nuove capacità di Hamas hanno fatto sospettare il sostegno attivo di Iran e di diverse Ong. L’Iran ha sostenuto sui social network l’operato di Hamas, ma, successivamente alle accuse, Teheran si è dichiarata estranea alla compartecipazione nell’attacco.

Viene imputato anche ad Hezbollah, altro movimento politico e paramilitare estremista del Libano, di aver sostenuto Hamas nello scontro.

Bisogna ricordare che Hamas segue la corrente sunnita dell’Islam, mentre Iran ed Hezbollah seguono lo sciismo.

Nonostante le rivalità con Israele, pare che gran parte della Lega Araba non voglia una rappresaglia contro la Palestina e, per impedirla, è disposta a trattare.

La guerra in Ucraina ha totalizzato la politica estera occidentale negli ultimi mesi, a tal punto da creare opposizioni negli stati i cui governi supportano maggiormente l’Ucraina.

Ungheria e Polonia, ad esempio, rifiutano di aiutare ulteriormente l’Ucraina, di accettare accordi e/o di aderire a sanzioni che danneggino le loro economie.

La Polonia è una alleata indispensabile per gli USA, tanto da preferirla all’Ucraina.

La paura di Kiev è che il numero di investitori filo-ucraini diminuisca.

Lo spauracchio della crisi petrolifera del 1973 è ancora vivo.

Dopo la guerra del Kippur, anche gli Stati Uniti d’America subirono la riduzione delle esportazioni di petrolio da parte dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. Questa azione venne intrapresa come sostegno a Egitto e Siria uscite sconfitte dalla guerra e decretò l’inizio di una crisi economica profonda fino alla fine degli anni ’70.

Dato che paesi europei e Stati Uniti dipendono sempre più dall’OPEC, un nuovo shock petrolifero condannerebbe tutta l’economia occidentale.

Federico Alborghetti

Redattore per gli ambiti di Geopolitica, Scienza e Tecnologia. Studente presso il Politecnico di Torino frequentante il corso di Ingegneria aerospaziale, fondatore e CEO di StratDawn. Appassionato di aviazione, ingegneria aeronautica, storia moderna e contemporanea. 

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