Ospedale o SPA? L’evoluzione della salute

Nella cittadina di Abano Terme, in provincia di Padova (Veneto), nasce l’Ermitage Bel Air Medical Hotel a partire da uno storico hotel dell’area Euganea. La struttura è stata definita Albergo Medicale perché coniuga i servizi di un hotel con le tecniche di riabilitazione e mantenimento. Il confine tra le due condizioni è quasi impalpabile e permette un soggiorno positivo per ospiti di tutte le fasce d’età, sia normodotati che portatori di handicap, anche se temporanei. Per questi ultimi, è facile muoversi nelle varie aree della struttura grazie all’assenza di barriere architettoniche che li mettano in difficoltà.

Il concetto alla base è quello di una vacanza nel bacino termale più grande d’Europa con la possibilità di eseguire tutte quelle cure necessarie per il recupero dell’autonomia e della piena attività dopo traumi o procedure chirurgiche. Tutti gli ospiti, in particolare le persone più fragili, hanno la possibilità di affrontare e curare la loro patologia in condizioni psicologiche molto diverse da quelle di un semplice ospedale.

Origini

Il fenomeno degli Alberghi Medicali o “Medical SPA” è nato negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni ’80, ma ormai è molto presente anche nel nostro paese e, in generale, in Europa. Si parla di Medical SPA per indicare un luogo che sia a metà tra un centro benessere e una lussuosa clinica. In queste strutture è possibile eseguire sia terapie riabilitative che fare trattamenti per patologie specifiche come l’asma o le artriti. Tutti gli ospiti, nelle loro diverse condizioni cliniche, sono seguiti costantemente da dottori specializzati in discipline come l’ortopedia, la neurologia, la dietologia e tante altre.

In questi centri ogni cliente riceve l’assistenza e le cure necessarie per risolvere piccoli o grandi problemi senza rinunciare a tutte le comodità che un hotel può offrire. A seconda del caso clinico e delle indicazioni mediche, il paziente può beneficiare di percorsi rilassanti che aiutino corpo e mente a guarire al meglio e con maggiore velocità.

In generale questo modo di effettuare terapie trova la sua forza sull’impatto psicologico che ottiene sul malato. Cambiando la prospettiva da paziente a ospite, quest’ultimo non risentirà affatto delle sue condizioni cliniche perché completamente rilassato e proiettato verso la positività di un futuro migliore.

Aspetti psicologici

Dopo l’esperienza dei due anni passati si è riscontrata una grande necessità di ulteriori strutture sanitarie per assolvere tutte quelle funzioni di prevenzione e promozione della salute. La pandemia ha messo in crisi il sistema sanitario tanto da dover dare la precedenza ad alcuni pazienti rispetto ad altri e da dover ridurre al minimo indispensabile l’occupazione dei posti letto. Questo senza considerare che attualmente l’ospedale è visto ancora di più come un luogo di solitudine e di negatività. Il paziente, quindi, è spinto psicologicamente a smettere di eseguire tutte le procedure fondamentali per la prevenzione di moltissime patologie e per la riabilitazione.

Le problematiche

L’ospedale, pubblico o privato che sia, spesso non riesce a dare le giuste attenzioni ad ogni paziente per via della grande affluenza e della quantità di personale, alle volte, limitata.

Secondo un sondaggio svolto in Piemonte nel 2019 è risultata evidente la scarsità di personale sanitario. Per la tutela della salute del cittadino la misura ottimale del rapporto pazienti/infermieri dovrebbe essere 6:1. Solo il 16,1% degli infermieri piemontesi dichiarano di lavorare con un rapporto 10:1. La restante parte del personale infermieristico si ritrova ad occuparsi di 10-15 pazienti ciascuno. Lo studio dimostra anche la maggiore difficoltà, per queste figure, a rispettare tutte le raccomandazioni ministeriali e i protocolli aziendali previsti per ridurre errori procedurali.

Questa situazione comporta una serie di ritardi a catena da cui ne conseguono ore di attesa per l’inizio di una visita o per l’esecuzione di un esame. Quando poi si parla di spostamenti da un reparto all’altro il poco personale non permette un trasporto veloce, aumentando ancora di più le tempistiche. Tutto ciò influisce particolarmente sulla sfera psicologica del paziente e della sua famiglia.

Gli Alberghi Medicali, quindi, possono in qualche modo aiutare a migliorare questa condizione. La divisione dei compiti e dei servizi offerti potrebbe permettere una minore pressione sugli ospedali e cure più specifiche. Tutte le figure professionali sanitarie avrebbero un numero più limitato di pazienti e quindi ci sarebbe più personale a disposizione.

Dato che circa un terzo degli over 75 presenta una grave limitazione dell’autonomia è importante considerare anche la condizione psicologica che vivono tutte le persone che gli sono attorno. È psicologicamente molto diverso essere costretto nel letto di un ospedale o poter avere tutte le cure necessarie in un ambiente meno ostile. Anche grazie a questo aspetto i parenti degli ospiti di questi hotel riescono ad essere più sereni.

Monica De Santis

Monica De Santis è una laureanda dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove frequenta il corso di laurea triennale “Tecniche di radiologia medica, per immagini e radioterapia (abilitante alla professione sanitaria di Tecniche di radiologia medica). Nasce a Tivoli il 24 novembre 2000. Si forma presso il Liceo Scientifico “Lazzaro Spallanzani” di Tivoli. Negli anni del liceo ha partecipato alle attività di volontariato per il “FAI” nel “Parco Villa Gregoriana” di Tivoli. Ha partecipato al progetto “Imprese Formative Simulate (IFS)” per l’alternanza scuola-lavoro e ha contribuito al workshop “IFS On Board” organizzato da Grimaldi Lines e CONFAO. Durante i tre anni di università ha maturato esperienze di tirocinio ospedaliero nei reparti di radiologia tradizionale, Tomografia Computerizzata (TC), Risonanza Magnetica (RM) e medicina nucleare del Policlinico Umberto I di Roma. 

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