Negli ultimi anni, lo Stato islamico ha rivendicato numerosi attacchi terroristici in Europa. Ha dato indicazioni di usare ogni mezzo, compresi l’uso di automobili o camion per colpire la folla. L’obiettivo era quello di rendere eclatanti azioni che non dovessero avere troppe complicazioni organizzative e rischi di intercettamento da parte degli organi di polizia.
Ieri almeno 14 persone vengono uccise e 100 ferite alla strada più popolare di Barcellona, in quello che la polizia ha confermato essere un attacco terroristico, sono cittadini di 34 paesi diversi. Un furgone ha zig-zagato per cercare di colpire più persone possibile lungo l’area pedonale. Fino ad ora sono state arrestate una persona di nazionalità marocchina e un cittadino spagnolo di Melilla, un’enclave spagnola sulla costa nord dell’Africa che vicina al Marocco. Successivamente nella notte, la Catalogna subisce un secondo attacco. Cinque sospetti terroristi vengono uccisi dalla polizia nella città costiera spagnola di Cambrils, a circa 120 chilometri a sud di Barcellona. Sette civili e un agente di polizia vengono feriti durante l’azione. I terroristi stavano trasportando cinture esplosive (false) e avevano intenzione di colpire la folla con il loro veicolo in maniera simile all’assalto di Barcellona. Gli eventi drammatici si sono ulteriormente complicati quando la polizia ha rivelato che tutto era collegato ad un’esplosione avvenuta mercoledì scorso in una casa di una terza città catalana durante i preparativi dell’attentato. I servizi americani riferiscono di aver avvisato le autorità spagnole del rischio imminente e dopo poche ore l’ISIS ha rivendicato la responsabilità degli attacchi.
Spagna come obiettivo
In Spagna, 636 jihadisti sono stati arrestati a seguito degli attacchi ferroviari alla stazione di Madrid nel marzo 2004. Al Qaeda e lo Stato islamico hanno una diffusa e penetrante rete di propaganda. Hanno reclutato diversi jihadisti per combattere in Siria e in Iraq. Un recente studio dell’Istituto Elcano ha scoperto che 150 jihadisti arrestati in Spagna negli ultimi quattro anni sono legati allo Stato islamico ad Al Qaeda. L’attacco terroristico era nell’aria. Il rischio si evidenziava anche dai recenti arresti di jihadisti marocchini in Spagna, una cella islamica operante a Palma di Maiorca, Madrid, Gran Bretagna e Germania. La Spagna è da tempo un obiettivo e viene considerato un alleato americano nella lotta contro il terrorismo. Inoltre questi territori sono anche considerati da parte delle comunità arabe come facenti parte della loro storia ed in qualche maniera è ancora più inaccettabile per loro la differenza di cultura e relgione. Andalo è il nome che gli arabi hanno dato ai territori della Spagna, del Portogallo e della Francia occupati dai conquistatori musulmani dal 711 al 1492.
L’Europa come obiettivo
Il terrorismo fai-da-te sarà difficile da sradicare: è facile da fare, difficile da prevedere e si richiede e si rivendica con facilità. L’Europa ne fornisce molti esempi. Gli attacchi terroristici con autovetture sono stati più volte realizzati per uccidere i cittadini europei. Luglio 2016, Nizza, il tunisino Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, uccide, investendo, 86 persone, i feriti sono oltre 450. Dicembre 2016, Berlino, Anis Amri, tunisino, lancia un camion sul mercato di Natale, uccide 12 persone e ne ferisce altri 50. Marzo 2017 e giugno 2017, attacco al London Bridge: con un furgone sono stati investiti i passanti, uccidendo otto persone e 48 sono rimaste ferite. Un flagello, questo, che dovremo combattere ancora per lungo tempo, probabilmente anche dopo la sconfitta definitiva dello Stato Islamico in Siria. Allora dobbiamo domandarci: quali strategie sono disponibili per affrontare il terrorismo internazionale, incluso il terrorismo islamico?
Gli estremisti religiosi islamici vogliono creare un Europa costantemente sotto attacco, spaventata e militarizzata e non ci rendiamo conto che l’humus che ha dato origine a tutto questo continua ad essere vivo e fiorente. Il loro obiettivo è distruggere la nostra unità e portare i partiti populisti al potere in modo che l’Europa venga smembrata per acquisire singoli poteri islamici nelle varie aree dell’Unione. Il nazionalismo, l’estremismo e la segregazione possono trovare terreni fertili nelle attuali condizioni, ma rendono il popolo europeo più frammentato, debole e alla mercé di coloro che assediano il nostro continente. Senza neppure comprenderlo, aderendo alle logiche di odio e terrore, stiamo facendo il gioco degli strateghi dello Stato islamico e di Al-Qaeda, dei dittatori del Medio Oriente.
D’altro canto, per questo scopo, vengono facilmente trovati adepti e pedine sacrificali fra gli immigrati regolari ed irregolari maggiormente fanatici od emarginati, nei reduci e superstiti delle battaglie perse dall’ISIS e nella piccola delinquenza delle grandi periferie delle metropoli occidentali.
Ma chi è la regia di tutto questo? Nella sua relazione annuale, l’USCIRF (Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale) esprime preoccupazione per il fatto che il regime saudita investe denaro all’estero per diffondere l’interpretazione più estrema dell’Islam nel maggior numero di stati esteri. L’islam wahabita, originato in Arabia Saudita e diffusosi nei vari paesi del Medio Oriente, sta amplificando l’intolleranza religiosa delle popolazioni arabe verso chi non segue la dottrina radicale islamica. In una relazione dell’USCIRF si legge come l’estremismo wahabita saudita , propagandato nelle numerose scuole sempre più diffuse, ispiri violenza e terrorismo. Lo Stato islamico, Al Qaeda, ma quindi ancor più le fazioni radicali islamiche del wahabismo, ricche e ormai pienamente sostenute nel Medio Oriente sunnita, hanno molti seguaci nel popolo arabo.
Sono quindi totalmente inutili le dichiarazioni dei capi di Stato che vengono proclamate ad ogni strage in territorio europeo. Dobbiamo colpire ed arginare le radici ideologiche del fondamentalismo wahabita, impedire che vengano diffuse nei centri di preghiera e nella cultura araba. I paesi occidentali, Stati Uniti e Regno Unito in primis, devono smettere con l’ipocrisia che da sempre si concretizza in azioni militari, relazioni commerciali e dichiarazioni di lotta al terrorismo. Bisogna mettere da parte gli interessi energetici e petroliferi, del business delle armi che tutti hanno con le monarchie del Golfo. Bisogna unire gli sforzi nei forum internazionali per avviare le discussioni al fine di concludere un accordo globale e completo per condannare pubblicamente e bandire l’estremismo wahabita in favore invece di un islam moderato.
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1 comment for “Barcellona, come spiegare il terrorismo islamista”