‘We are journalists’: il documentario del reporter Farahani a Bologna

Si chiude con il documentario “We are journalists”  di Ahmad Jalali Farahani, questa sera presso il cinema Europa di Bologna, la rassegna di Mondovisioni dedicata a rilevanti questioni di politica internazionale. Iniziata il 16 febbraio con il racconto sul narcotraffico, l’ultima proiezione pone una serie di domande sull’attività dei giornalisti in Iran, prima e durante la rivoluzione verde e, più in generale, sulla libertà di espressione.

Di Maria Grazia Sanna  

Credits photo: eltemps.cat

Credits photo: eltemps.cat

Vale la pena di perdere tutto per la libertà di stampa? È questa la domanda che genera  la visione di We are journalists”, documentario realizzato dal giornalista e regista iraniano Ahmad Jalali Farahani, che questa sera sarà proiettato presso il Cinema Europa in via Petralata a Bologna dalle ore 21. Chiudendo la IV edizione della rassegna Mondovisioni, organizzata da Sfera Kubica e Kinodromo, l’ultimo incontro sarà interamente dedicato ad una riflessione sul mondo del giornalismo in uno stato, l’Iran, che è considerato tra i più repressivi per chi insegue la vocazione del reporter, dopo la Turchia.

Nato nel 1975, Ahmad Jalali Farahaniraccoglie in una serie di immagini girate a partire dal 2005 in Iran e servite successivamente per la realizzazione del documentario, il dramma di giornalisti e blogger arrestati, torturati ed imprigionati per aver raccontato e denunciato le oppressioni esistenti sotto il regime di Ahmadinejad. L’ex presidente è stato infatti precursore di un forte attacco contro la libertà di espressione in Iran che ha portato alla chiusura di diversi giornali, tra cui l’Iran newspaper, di cui Ahmad era redattore sino al 2005.

Quattro anni dopo, lo stesso reporter, che ha continuato la sua attività di raccolta di informazioni e denuncia, è stato arrestato all’aeroporto di Teheran con l’accusa di agire contro la sicurezza nazionale, come membro affiliato dell’Onda Verde. Questo movimento, nato per ribellarsi alle oppressioni messe in atto dal regime, aveva denunciato, tra gli altri, dei brogli nelle elezioni del giugno dello stesso anno, che hanno portato alla seconda vittoria di Ahmadinejad, ed era pertanto considerato sovversivo dal ministero dell’intelligence iraniano.

La prigionia, susseguitasi in tre diverse occasioni, ha spinto il giornalista a fuggire in esilio in Danimarca dove pensava di trovare supporto per la lotta per la democrazia e la libertà, attesa delusa da una realtà in cui si sentiva solo un rifugiato, ma che non gli ha fatto perdere del tutto la speranza. Il documentario “We are journalists è stato finanziato infatti dalla Danimarca Doc Production, che gli ha permesso infatti di diffondere le interviste fatte ai colleghi che ancora oggi lottano per la libertà di espressione in un stato che, nel 2016, è ancora al 169° posto della classifica di Reporter sans frontieres ed è dunque tra i paesi più a rischio per chi risponde alla necessità di ricercare la verità e diffonderla il più possibile per contrastare le malattie del sistema. Siamo giornalisti e questo è il prezzo dell’amore per il nostro lavoro”: è la sentenza che segna una categoria in un paese che non conosce democrazia.

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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