La crisi colpisce i bambini malati

Antonio Irlando

A causa dei tagli alla Sanità, del collasso economico e dell’attuale incertezza politica, non sono più garantite le cure ai piccoli pazienti oncologici o malati di leucemia, macabro residuo del disastro di Chernobyl. La situazione è ormai drammatica e diventa sempre più difficile trovare delle soluzioni per tutti coloro i quali ne hanno bisogno

ucrainaL’Ucraina, il Paese tristemente famoso per lo spaventoso incidente nucleare di Chernobyl, a distanza di oltre vent’anni rimane una terra in cui tante persone continuano ad ammalarsi e nel quale l’assistenza sanitaria non riesce a far fronte alla domanda di cure. Il declino del sistema sanitario ucraino è indissolubilmente legato al crollo dell’Urss ed alla tragedia di Chernobyl. Le strutture mediche in Ucraina non sono poche, ma è la loro qualità che le rende insufficienti, se paragonate a quelle dell’Europa occidentale. Le risorse del sistema sanitario sono incongrue, a fronte della buona preparazione del personale medico. Le farmacie sono diffuse e spesso costituiscono il punto di riferimento principale per fronteggiare i disturbi di lieve entità. I farmaci più comuni sono ampiamente reperibili. Purtroppo, però, alcune gravi malattie sono frequenti.
L’Ucraina è il Paese europeo in cui il virus dell’HIV è più diffuso. Si stima che nel territorio ucraino, in cui il virus continua a diffondersi molto più rapidamente rispetto al resto del continente, ci sia un numero di casi dieci volte superiore rispetto agli altri Stati dell’Europa occidentale. L’epidemia ha avuto inizio con il consumo di droghe e attraverso la scarsa protezione nei rapporti sessuali.
La diffusione della tubercolosi fornisce un quadro impressionante: 47.000 pazienti in cura, circa 100 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per anno. L’incidenza della malattia è aumentata dopo il crollo dell’Unione Sovietica per il drastico peggioramento delle condizioni generali di nutrizione della popolazione, l’aumento della disoccupazione e lo scarso accesso alle cure mediche, in precedenza somministrate ai lavoratori anche in maniera coatta. La sospensione delle cure antitubercolari può indurre mutazioni nel micobatterio e provocare la selezione di forme multiresistenti ai farmaci. In genere, la sospensione della terapia si deve al cambiamento delle sedi di lavoro o all’inefficienza nel sistema di approvvigionamento dei farmaci.
In Ucraina, il cancro rappresenta la quarta causa di mortalità infantile. Spesso le diagnosi sono tardive e numerosi sono i bambini che arrivano in ospedale con neoplasie in stato avanzato. I tassi di sopravvivenza sono bassi rispetto agli standard europei (55% vs 75-85% del resto d’Europa) soprattutto per la carenza di medicinali e di strumentazioni. Frequentemente, anche gli ammalati oncologici che riescono ad accedere alle cure sono costretti ad abbandonarle, quando provengono da zone di campagna, non riuscendo a sostenere i costi della permanenza nelle città.
Nell’attuale stato di crisi politica ed economica, la mancanza di fondi per le cure tende a vanificare i risultati del lavoro svolto finora. Il Governo in carica ha chiesto il taglio del 30% del budget a tutti i Ministeri, compreso quello della Sanità. Per l’oncologia pediatrica, in particolare, già provata dall’insufficiente disponibilità di fondi, la situazione è diventata drammatica. A tutt’oggi, al reparto di oncologia pediatrica dell’Istituto del cancro di Kiev, il principale del Paese, alcuni chemioterapici sono già finiti. Medici e responsabili della struttura non hanno notizie delle nuove forniture per coprire il fabbisogno del resto dell’anno. Se non arriveranno le forniture di medicinali attese, i bambini saranno i primi a farne le spese. Secondo l’organizzazione no profit “Pazienti dell’Ucraina”, attualmente la Sanità ucraina, con gli annunciati tagli alla spesa, rischia di mettere a repentaglio centinaia di migliaia di vite umane. L’organizzazione umanitaria “Soleterre”, impegnata a garantire le terapie ed a supportare le famiglie dei malati oncopediatrici, denuncia la carenza di alcuni tipi di farmaci antitumorali che costringerebbe molti bambini ad interrompere forzatamente i cicli di chemioterapia. Gli appelli delle organizzazioni umanitarie all’Esecutivo per evitare di ridurre ulteriormente i fondi per la Sanità, in particolare per l’oncologia pediatrica, si susseguono. L’aiuto del Fondo Monetario Internazionale non riuscirà a migliorare le condizioni economiche del settore sanitario. Il pacchetto di salvataggio, stimato tra i 14 e i 18 miliardi di dollari, servirà solo ad aiutare il settore finanziario, le politiche fiscali, il settore energetico. Davanti ad uno scenario difficile, carente e, per molti versi, insostenibile, una buona notizia apre il cuore ad un barlume di speranza: è il caso di Sofia, la bambina di 6 anni affetta da leucemia acuta linfoblastica, resistente al primo ciclo di chemioterapia effettuato in Ucraina, per la quale non ne veniva previsto un secondo. Per lei la storia ha preso una piega diversa: attraverso una gara di solidarietà internazionale capitanata dall’ONG @uxilia, fortemente attiva nel campo sanitario e socio assistenziale, e che ha coinvolto la Regione Friuli Venezia Giulia, si è riusciti a trasferirla in Italia. Presso l’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste è stato possibile somministrare un secondo ciclo chemioterapico e, successivamente, portare a termine un trapianto di midollo osseo ricorrendo al Registro italiano dei donatori di midollo osseo, identificando un donatore israeliano di origini ucraine compatibile. La storia di Sofia adesso continua. Se tutto andrà bene, la sua vita non sarà bruscamente interrotta.
Ma quante altre Sofie aspettano in Ucraina che cambi la loro sorte?

Antonio Irlando
Dirigente medico ASS 4 Medio Friuli

Rispondi