La preghiera in gesti

Foto: rai.it

Tutte le religioni, oltre che alla preghiera, danno molta importanza anche a come si prega: vi sono infatti gesti, posizioni e luoghi e posti a cui rivolgere lo sguardo, nonché dei momenti ben precisi della giornata in cui pregare. Infatti, le maggiori religioni, pregano in modi diversi fra loro.
L’Islam attualmente è una delle pochissime religioni (se non anche l’unica) il cui modo di pregare è molto legato alla fisicità, per cui un fedele in preghiera si prostra di fronte al proprio dio con il gesto di appoggiare la fronte a terra, per essere devoti, oltre che al dio, alla terra stessa, nonché per l’umiltà verso la natura che abita la terra. Il tutto si deve portare a termine restando rivolti verso La Mecca, la città santa per l’Islam. Non è necessario, per un islamico, andare a pregare alla moschea: è infatti curioso osservare, se ne si ha la possibilità, un collega islamico mentre si prepara alla preghiera.
Per gli ebrei, invece, sono i gesti stessi a rafforzare il raccoglimento durante la preghiera: essi infatti pregano stando eretti, con i piedi uniti e rivolti verso Gerusalemme; un ebreo in preghiera con la mano destra si copre gli occhi per aver una maggiore concentrazione, con la mano sinistra si regge i fiocchi del mantello usato per l’occasione.
I Cristiani invece, sia cattolici che protestanti, danno meno importanza ai gesti; le mani giunte sono d’obbligo, in quanto esprimono raccoglimento: le braccia sono piegate come se il fedele si volesse contenere e le dita rivolte verso l’alto, o meglio verso chi viene pregato. La genuflessione e l’inchino sono segno di sottomissione; il segno di Croce è invece necessario per, durante il momento della preghiere, poter dialogare con il Signore.
Tutte le religioni, tra l’altro, tengono vivo il legame tra le ore del giorno e l’invocazione del Dio alla mattina, alla metà e alla fine della giornata che si sta vivendo.

di Mauro Farina

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