Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire “l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale.” Oltre ai soci previsti dalla normativa vigente, gli statuti delle cooperative sociali possono prevedere la presenza di soci volontari che prestino la loro attività gratuitamente.
Risulta difficile parlare della legge 381 senza riflettere sul contesto in cui è avvenuta la sua elaborazione. La cooperazione sociale rappresenta una realtà che la società civile italiana ha saputo generare per garantire al principio dell’universalismo dei diritti la possibilità di attuarsi, sia pure in un contesto di forte cambiamento, soprattutto del modello di sviluppo, che ha visto il progressivo affermarsi del liberismo quale risposta alla crisi fiscale dello Stato.
La cooperazione sociale si caratterizza per la capacità di perseguire delle “utopie possibili” e per la sensibilità di leggere i bisogni dell’oggi con un occhio rivolto a quelli di domani, rifiutando di ancorarsi alla più sicura perpetuazione di ciò che si è fatto nel passato. Deve la sua affermazione alla propria attitudine a rispondere ai bisogni della società perseguendo “l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”.
Le cooperative sociali sono state protagoniste di un successo indiscutibile, avvenuto in uno scenario influenzato da tre fattori principali:
• la necessità di razionalizzare la spesa pubblica socio-assistenziale;
• un clima culturale meno incline alla produzione diretta dei servizi da parte dell’attore pubblico;
• l’estendersi di una domanda di servizi personalizzati e di maggiore qualità.
Negli anni ’70, oltre al processo di decentramento dello Stato (nascita delle Regioni e delle Autonomie Locali), nel nostro Paese fu avviata una grande riforma dello stato sociale, nel tentativo di dare attuazione a diritti umani fondamentali, che possiamo definire “diritti di cittadinanza”. Questi consistono nel soddisfacimento di bisogni economici, culturali, sociali, sanciti dalla nostra Costituzione Repubblicana ed affermati con forza in ambito internazionale. Al fine di garantire la loro effettività, essi necessitano però di azioni politiche coerenti all’interno dei singoli Paesi.
È stato in tale contesto che, tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘90, i “padri” della cooperazione sociale compirono scelte apparse allora assai avanzate, se non addirittura azzardate: ritenere che realtà nate dal Volontariato potessero evolvere in senso imprenditoriale e che ciò non fosse in contraddizione con la vocazione solidaristica; credere che vi fosse una possibilità di sviluppo in un settore fortemente monopolizzato dalle istituzioni pubbliche; pensare che questo sviluppo dovesse avvenire puntando al rapporto diretto con la comunità locale e con i cittadini.
Tali scelte si fondarono su una notevole intuizione della funzione delle organizzazioni della società civile e del loro rapporto con lo Stato. Si pensò, in primo luogo, che potessero svolgere una funzione pubblica (erogando beni e servizi di interesse generale) con pari dignità rispetto agli enti pubblici. Anche da ciò prese impulso concreto l’idea di sussidiarietà orizzontale, oggi diffusa ed ampiamente riconosciuta.
Da queste idee, da questo pensiero, prese forma il primo disegno di legge sulle cooperative di solidarietà sociale, presentato al Senato dal Sen. Salvi nel 1981. Dopo dieci anni, l’8 novembre del 1991, fu approvata la Legge n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali”. La storia della cooperazione sociale – lo dicono chiaramente i numeri – è la storia dell’affermazione di “un’utopia possibile”, realizzata grazie alla ferma convinzione che era effettivamente possibile realizzarla.
Il merito è certamente di persone come Gino Mattarelli e Giuseppe Filippini, che hanno saputo leggere ed interpretare i fermenti in atto nella società civile di quegli anni, ma anche, e soprattutto, delle tantissime persone che, nel loro piccolo, quotidianamente, silenziosamente, anche umilmente, hanno intrapreso il cammino di questa esperienza. Come afferma Paolo Coelho, “lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni”. Sono la “foresta che silenziosamente ancora oggi sta crescendo” e che rappresenta una delle risorse più preziose del nostro Paese per costruire un futuro migliore!
* Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit
Franco Marzocchi
Presidente di AICCON* e consigliere di amministrazione di Banca Etica