Ostaggi di noi stessi

Nichi Vendola

Viviamo in un mondo assediato dai fondamentalismi che portano a risposte ipersemplificate. Per guardare agli elementi di crisi e alle prospettive di futuro non bastano semplificazioni urlate. Ci vuole una complessa cultura del cambiamento. Dovremo farci trovare pronti e portare all’attenzione del Paese un’alternativa che sappia narrare i bisogni reali.

vendolaSe la politica si limita alla contumelia, all’assalto all’arma bianca verso il nemico, è già diventata un’altra cosa. È guerra, non politica. Eppure, in qualche modo si può pensare ad uscire da una situazione nella quale appare vincente solo chi grida più forte nei talk show. Possiamo provarci restituendo ai cittadini ed alle cittadine il diritto alla partecipazione. Ovvero, pensare a forme di consultazione più ampie possibili per assicurare il diritto di espressione alle più ampie parti popolari. Purtroppo, il sistema politico attuale assomiglia ai laboratori degli alchimisti del Medioevo: apprendisti stregoni cercano la pietra filosofale mettendo un pizzico di legge elettorale qui e un pezzettino di riforma della giustizia là, come se potessero suscitare un effetto taumaturgico in questo crepuscolo del berlusconismo. Prima o poi, l’avvitamento del sistema di potere berlusconiano causerà, infatti, il collasso della maggioranza. Dovremo farci trovare pronti e portare all’attenzione del Paese un’alternativa che sappia narrare i bisogni. E non penso che ricostruire la sinistra sia un ostacolo rispetto all’obiettivo supremo che è sconfiggere il berlusconismo, non Berlusconi – che è un obiettivo minimo – ma il berlusconismo, che è anche dentro il centrosinistra. Per riuscirci, bisogna ricostruire la Sinistra. Per sinistra non intendo una nicchia ideologica, una percentuale, un partitino, ma un discorso sulla natura della crisi, sulla possibilità di salvare l’Italia e ricostruire uno spirito pubblico ed una visione del futuro.

Ad esempio, il precariato: oggi, chi dice che è insopportabile e che sta distruggendo un’intera generazione?

Qual è l’istanza sociale che può permettere di dar voce ad un popolo di precari, di vittime di selvagge ristrutturazioni industriali?

Sono certo che la sinistra, così com’è oggi, non sia strutturalmente adeguata per fornire risposte. Ecco perché va scomposta e ricomposta, non come un giocattolo, ma come uno strumento da affinare e rendere utile. Le primarie possono essere quel processo virtuoso che consente di riconnettere la politica, oggi ostaggio della nomenclatura, ad un popolo, a tante domande di cambiamento, a soggetti sociali che sono in fermento o in grande sofferenza. Viviamo in un mondo assediato dai fondamentalismi, dall’idea che ci possa essere una risposta ipersemplificata, al limite della superstizione, dal rifiuto del terreno dell’alleanza, della mediazione, della parola compromesso, non quello illecito, ma il punto di equilibrio necessario. Per guardare anche agli elementi di crisi e alle prospettive di futuro, non bastano contumelie o semplificazioni urlate. Ci vuole una complessa cultura del cambiamento. La destra ha vinto anche perché ha stimolato una sorta di plebeismo culturale. Per poter costruire l’alternativa, abbiamo bisogno di ingentilire il linguaggio, ma anche di irrobustire il pensiero.

Nichi Vendola
Presidente della Regione Puglia

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