La terapia genica contro il cancro

Affamare il tumore

La terapia genica offre la possibilità di introdurre nell’organismo malato dei geni che codificano per proteine inibitrici dell’angiogenesi, bloccanti, quindi, la neovascolarizzazione del tumore. Nuove ricerche sono volte a far sì che questi geni introdotti si esprimano soltanto nel tumore o nelle cellule dei vasi che hanno ricevuto uno stimolo a crescere.

Costruire un vaccino
La terapia genica offre la possibilità di attivare il sistema immunitario per riconoscere il tumore come estraneo. E’ possibile prelevare i linfociti di un paziente, transfettarli con un gene che sensibilizza queste cellule contro la neoplasia e reintrodurli. Un secondo approccio è quello di prelevare le cellule neoplastiche, modificarle in modo che non possano duplicarsi, ma che esprimano maggiormente i recettori cellulari e reintrodurle nel paziente per attivare il sistema immunitario del ricevente (autovaccino).

Correzione del DNA
Il tumore origina dall’anomala attivazione e disattivazione di geni (oncogeni e geni onco-soppressori) che normalmente controllano la crescita cellulare. Con la terapia genica, è possibile introdurre nelle cellule tumorali dei geni in grado di disattivare o contrastare il disequilibrio responsabile della proliferazione incontrollata. Un secondo approccio si basa sull’introduzione nelle cellule tumorali di geni citotossici, che esprimono un enzima capace di convertire un farmaco in un tossico che conduce la cellula alla morte.

Riparazione progressiva
Fino ad ora, non è stata data la possibilità ai vettori virali di replicarsi. Si sta pensando di utilizzare delle varianti attenuate dei vettori virali che mantengano la capacità di moltiplicarsi. Ciò permette una propagazione a molte più cellule di quelle inizialmente infettate. L’idea è quella di rendere questi virus selettivi per le cellule neoplastiche e citolitici, cioè capaci di uccidere le cellule in cui si moltiplicano. Le prove di laboratorio e le prime sperimentazioni cliniche in tumori inoperabili, indicherebbero la relativa sicurezza di impiego di questa strategia ed anche un suo significativo potenziale terapeutico.

Nanorobot
Nanotecnologie più terapia genica: una nuova potente arma contro il cancro. Lo annuncia dalle pagine della rivista scientifica Nature un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology, in collaborazione con l’azienda californiana Calando Pharmaceuticals. Al centro della nuova strategia, vi è un sistema costituito da nanoparticelle, in grado di veicolare (come fossero nanorobot) piccole molecole di RNA capaci di spegnere geni coinvolti nell’insorgenza del cancro attraverso il meccanismo di silenziamento per interferenza a RNA (RNAi). Lo studio riporta i risultati preliminari di un trial clinico condotto su un gruppo di pazienti con differenti tumori solidi, ai quali sono stati somministrati per infusione endovenosa nanorobot con molecole di RNAi capaci di spegnere il gene ribonucleasi reduttasi, coinvolto nella crescita di diversi tipi di tumore. Le nanoparticelle hanno riconosciuto le cellule tumorali, sono penetrate e hanno rilasciato la molecola “terapeutica” di RNA. Ulteriori aggiornamenti ci saranno probabilmente a luglio, al congresso dell’American Society of Clinical Oncology.

a cura di Mauro Volpatti
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