Il coraggio di cambiare

La questione della riforma all’ordinamento scolastico è stata motivo di strumentalizzazione politica. Che sia importante cambiare la scuola non è una sorpresa per nessuno: troppi veti e pregiudizi ideologici hanno per decenni ingessato scuola e università

E’ questa la sfida su cui si basa il confronto sulla scuola tra le parti sociali – associazioni, sindacati, coordinamenti vari, istituzioni locali – e il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Sul tavolo, il piano programmatico dell’art. 64 della legge 133/08, con le conseguenti ricadute sul personale (dagli orari agli organici) a cominciare dalla cancellazione di 130mila posti di lavoro nella scuola nei prossimi tre anni, fra insegnanti e personale non docente, per proseguire con la scuola primaria, dov’è prevista la riduzione delle ore di insegnamento e il ritorno al maestro unico, ma con un esperto per la lingua inglese. Con il passaggio al maestro unico, nella scuola primaria ci saranno più docenti per aumentare il tempo pieno del 50%. Su questo argomento e su altre modifiche di dettaglio al mondo della scuola, proposte dal decreto-legge si è aperto in Italia un dibattito, con relative manifestazioni di piazza, che a mio parere appare ben strano come a qualcun altro abbia letto il provvedimento normativo. Sui sistemi educativi europei, se ci si informa, si fa una scoperta interessante: nessun Paese prevede nella scuola primaria la pluralità dei docenti che vige in Italia nell’organizzazione modulare.

La questione di modesti cambiamenti all’ordinamento scolastico, assurta nelle polemiche alla dignità di “riforma”, è stata persino motivo di strumentalizzazione politica, con studenti e professori di tutti i gradi che ancora manifestano e occupano scuole e facoltà, portati in piazza con tanto di bandierine, con l’unica consapevolezza, forse, di poter godere di un inaspettato periodo di vacanza dalle lezioni, ma credo con nessuna o scarsa conoscenza e coscienza delle problematiche per cui erano stati portati in piazza dai propri maestri. Gli studenti più grandi, intervistati dai reporters, erano preoccupati per i tagli alla ricerca nelle università.

Nessuno ha ricordato che i tagli alla spesa, dal 2000 in poi, sono una costante in ogni settore della pubblica amministrazione e non solo nella scuola, di qualunque ministro dell’economia, costretto, suo malgrado, a tentare di risanare i conti pubblici. E che proprio il mondo dell’università soffre di sprechi, con insegnamenti senza studenti ed una percentuale bassissima di laureati rispetto agli iscritti. Con l’italica mania di contestare tutto per partito preso, poi, anche ciò che ogni persona sensata avrebbe dovuto valutare positivamente viene omesso e disconosciuto. Oltre all’obbligo del grembiulino, ai voti espressi, come un tempo, in decimali, al ritorno del voto in condotta e all’affidare la responsabilità di una classe ad un unico maestro, affiancato, come peraltro accennato, dagli specialisti in lingua, informatica ed educazione fisica, il decreto Gelmini contiene l’obbligo di adottare libri di testo che non cambino edizione (e prezzo) annualmente e l’utilizzo di risorse economiche per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.

A fronte di una scuola posta nelle classifiche OCSE agli ultimi posti in Europa non è molto, ma ciò che più colpisce ascoltando i contrari, studenti, insegnanti, partiti politici, è la totale assenza di controproposte: come a dire, se va bene così perché cambiare? Che sia importante cambiare la scuola e lavorare nella direzione delle riforme non è una sorpresa per nessuno: troppi veti e pregiudizi ideologici hanno per decenni ingessato scuola e università. Piuttosto, sarebbe quanto mai opportuno non guardare a questi mondi con lente dell’ipocrisia e del pregiudizio, ma tentare nuovi percorsi. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, mettendo da parte la paura. Chi sta con i giovani non può che percorrere strade nuove. Del resto, è il modo migliore per rispondere a difficoltà internazionali e anche economiche, e per dotare il nostro Paese di un sistema di formazione competitivo e moderno.

Emanuele Caldarera
Direttore Generale del Ministero della Giustizia

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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