Psicoradio, la radio della mente

Io come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita .
Buttata fuori dal mio desiderio d’amore..
Io come voi mi sono sentito togliere i vestiti di dosso
E quando mi hanno dato in mano la mia vergogna
Ho mangiato vergogna ogni giorno..
Ma io come voi sono tornata alla scienza del dolore dell’uomo che è la scienza mia

Alda Merini

Il 7 dicembre 2006 la prima puntata di Psicoradio si è aperta con questa poesia letta, una strofa per ciascuno, dai redattori e dalle redattrici. La forza della poesia è anche questa: rendere più riconoscibili gli stati d’animo e  farli affiorare alla coscienza.  La poesia è presente in molte puntate di Psicoradio e la lettura non impostata, non professionale, a volte emozionata, conferisce un tono di verità e la rende più vicina a chi ascolta “Quello che disturba di più nell’atteggiamento di molti medici, infermieri, operatori, è che se ti impegni in un  lavoro, il risultato va comunque bene; non fanno mai vere critiche; e quindi non ti ritengono mai davvero capace. Oppure certi toni, e sorrisi, come se fossi un bambino piccolo… il modo in cui ascoltano quello che dici. Come se non avesse senso”.

La trasmissione radiofonica si chiama “Cosa mi da fastidio”, ed è in preparazione nella redazione di Psicoradio, poi andrà in onda a Bologna su Radio Città del Capo e in tutta Italia sul circuito nazionale di Popolare network. Psicoradio è una testata radiofonica di Bologna che si occupa dei “temi della mente”: di quasi tutto, quindi, ma da un punto di vista speciale, che per comodità chiameremo “psi”. Anche la redazione è speciale: è composta da pazienti psichiatrici della AUSL di Bologna, al secondo anno di un corso di formazione per operatori radiofonici. Stanno realizzando e mandando in onda un programma alla settimana, sotto la guida di giornalisti e docenti. Alcuni obiettivi importanti sono già stati raggiunti, innanzitutto proprio l’essere in grado di produrre settimanalmente trasmissioni realizzate con competenza e standard tecnici professionali, tali da poter andare in onda su uno dei più noti network nazionali.

Io come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita… Il 7 dicembre 2006, la prima puntata di Psicoradio si è aperta con questa poesia di Alda Merini, letta, una strofa per ciascuno, dai redattori e dalle redattrici. “e quando mi hanno dato in mano la mia vergogna, ho mangiato vergogna” A volte, la voce di chi legge trema un po’, si spezza. “Io come voi ho consumato l’amore da sola…” La forza della poesia è anche questa: rendere più riconoscibili gli stati d’animo, più acutamente leggibili; farli affiorare alla coscienza; dichiararne l’universalità. La poesia è presente in molte puntate di Psicoradio e la lettura non impostata, non professionale, a volte emozionata, conferisce un tono di verità e la rende più vicina a chi ascolta.

L’inchiesta “sentire le voci” parla con uomini e donne che le voci le sentono e con altri che le studiano. Si è domandata perché, se una persona rivela di sentire una presenza, viene definita schizofrenica, ma se poi questa stessa persona ne parla con il parroco, capita spesso che lui consigli un esorcista che sa lottare contro le presenze. In varie puntate ha parlato Ron Coleman, un signore scozzese che sente sette voci, ha passato 13 anni nei meandri della psichiatria inglese, e poi ha “ deciso di non essere più uno schizofrenico, ma solo Ron Coleman”. Ha messo a punto un metodo per “patteggiare” con le voci, per non subirle, e adesso gira il mondo per fare formazione a medici, operatori psichiatrici, pazienti.

Il ciclo sugli psicofarmaci contava sulla competenza di psichiatri, ma anche su quella dei redattori, che i farmaci li conoscono in prima persona; quando si è parlato di effetti secondari, c’è chi ha ricordato l’incubo di un farmaco che gli provocava la sensazione di essere rallentato, fuori da tutto; una donna ha raccontato di quando ha cominciato ad aumentare di peso, in fretta, un chilo dopo l’altro e non sapeva perché, vedeva il suo corpo cambiare, espandersi. Era l’effetto di un antidepressivo, non l’avevano avvertita. Nella “Domanda paziente” sono appunto i pazienti ad intervistare, finalmente, i loro psichiatri (e la puntata finisce spesso con il commento “oggi il mio psichiatra sta meglio!”). Altre interviste dialogano con artisti, e a volte i risultati sono frutto di un incontro speciale, perché un redattore della Psicoradio non è un comune giornalista: la scrittrice Amelie Nothomb ha raccontato che anche lei sente le voci, ha cominciato da bambina; e poi ha regalato alla radio una bella definizione di follia “E’ come il vento. Immateriale, eppure presente; può essere pericoloso, oppure amico”; la cantante americana Diamanda Galas ha ricordato che è stata in manicomio; e quando un redattore ha chiesto ad Alessandro Bergonzoni come fa a fermare i pensieri nella mente, lo scrittore ha confessato che non sempre ci riesce, anzi, sperava glielo insegnasse lui.

L’arte è un altro tema privilegiato di Psicoradio: sono moltissimi gli artisti che hanno conosciuto la sofferenza psichica. Tanti sono stati anche in manicomio, ma oggi vengono invece ricordati per le loro opere, per le emozioni che riescono a procurare. Così, per esempio, quando c’è stata a Bologna una grande mostra di Annibale Carracci, un’esperta d’arte è venuta in radio a raccontare la profonda depressione che in un periodo ha colpito l’artista, tanto da impedirgli di dipingere, e di come le tracce di questo malessere siano rintracciabili in alcuni quadri. Arte e follia è un binomio spesso usato in modo ideologico. C’è però chi sostiene che, senza la possibilità di accedere all’irrazionale, la creatività non sia possibile. Di etnopsichiatria parlano esperti e immigrati. Un ospite dell’Africa Centrale ha raccontato che quando un compaesano in Italia sta male, la comunità manda a prendere per lui in Africa un po’ di terra vicino alla tomba degli avi; d’altra parte in una puntata il professor Merini, fondatore di un centro di etnopsichiatria a Bologna, sostiene che le patologie psichiatriche degli immigrati nascono soprattutto dallo strazio del distacco, dai rifiuti, dallo spaesamento. E racconta di quando le sue cure si sono intrecciate con quelle dei guaritori dei luoghi d’origine, con buoni risultati.

Psicoradio è anche questo: una “palestra della mente”, come l’ha definita un redattore, dove chi la fa e chi l’ascolta mette alla prova opinioni e pregiudizi sulla salute e la malattia mentale e, più in generale, sulla cultura che circonda i temi “psi. Il lavoro culturale contro gli stereotipi, contro lo stigma che circonda la malattia psichica, è uno degli obiettivi principali di Psicoradio, che nasce all’interno di “Arte e Salute”: un progetto più ampio, iniziato quasi dieci anni fa dal Dipartimento di salute mentale di Bologna, e che oggi conta anche su una associazione ONLUS omonima. L’idea di partenza è apparentemente semplice: in alcuni pazienti psichiatrici l’intelligenza, la sensibilità ed i talenti vengono nascosti, ma non annullati dal disturbo mentale. E’ dunque possibile risvegliare queste componenti fondamentali della personalità con una formazione in grado di riattivare capacità, saperi, curiosità, stimoli intellettuali, per favorire un processo di reinserimento nel lavoro e nella vita.

Non si tratta di arte terapia, che ha obiettivi e metodi diversi; si tratta di formazione professionale in campo culturale e artistico. Poco a poco la persona smette di identificarsi solo con la sua malattia, e comincia a sentirsi redattore radiofonico, attore… Con questi obiettivi, Arte e Salute ha realizzato, a partire dal 2000 una compagnia teatrale che, dopo una selezione ed un corso professionale “normale”, oggi lavora con uno dei principali teatri di prosa di Bologna, l’Arena del Sole. In un’edizione, ha vinto il premio teatrale Ubu. E poi ci sono una compagnia di arte burattinaia, e la Psicoradio. I progetti sono accomunati da alcuni principi. I pazienti che parteciperanno sono selezionati per i loro potenziali talenti da professionisti esterni alla psichiatria: registi teatrali e burattinai, esperti di comunicazione per la radio. Il corso di formazione si avvale di docenze professionali; i prodotti finali (i programmi radiofonici, gli spettacoli), devono avere una qualità ed un valore in sé, e non solo per le potenzialità riabilitative, perché proprio la loro validità è un messaggio importante contro gli stereotipi che condannano chi soffre di disturbi psichici.

L’ultimo progetto realizzato da Arte e Salute è appunto Psicoradio, nata due anni fa come corso di formazione-redazione per 12 pazienti. L’ipotesi su cui si basa è che una comunicazione radiofonica prodotta da pazienti psichiatrici possa raggiungere, se realizzata con criteri non amatoriali, obiettivi importanti dal punto di vista sociale, oltre a fornire una potenziale prospettiva di lavoro a chi la realizza. Rispetto ad alcuni territori, (lo star bene/star male, la differenza, la malinconia, la fantasia, il sogno, e quindi i temi della psichiatria, del disagio sociale, dell’arte ecc.) la sensibilità di chi ha vissuto o vive la sofferenza psichica può produrre, se opportunamente formata, una comunicazione interessante, meno prevedibile, che offre a chi ascolta elementi originali e competenti. Una comunicazione che diventa anche molto rassicurante, perché ribalta lo stereotipo della pericolosità e inutilità sociale del paziente psichiatrico. Lo stereotipo diffuso descrive infatti il malato mentale come una persona incapace, confusa, pericolosa. Il paziente-redattore realizza invece programmi radiofonici con informazioni, punti di vista e capacità interpretative utili. Quando una persona ascolta un programma realizzato in modo competente, non amatoriale, e sorride per una battuta ironica, si sorprende per qualcosa che non conosceva, o si emoziona per una poesia, quando inizia a riconoscere le voci dei redattori, qualche loro nome, qualche loro passione, l’hip-hop, il calcio, la chitarra… Forse, poco a poco e inconsapevolmente, può cominciare a cambiare idea sui pazienti psichiatrici, perché è entrato in contatto con l’altro, che non è più una realtà astratta e temibile, ma l’ironia di Massimo e la bella voce roca di Giovanna.

Maria Cristina Lasagni
Docente a Scienze delle Comunicazioni – Università di Lugano
Direttrice di Psicoradio – www.psicoradio.it

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi