Comunicare la politica

Daniele Capezzone

Occorre che il dibattito politico perda il suo insopportabile carattere autoreferenziale e si concentri esclusivamente sulle questioni concrete. Una comunicazione “generica” e litigiosa produce un sistema politico rissoso e inconcludente

La politica italiana, negli ultimi anni, ha avuto la grave colpa di creare una sorta di barriera difficilmente superabile tra sé e i cittadini. A volte, questa barriera assume i connotati del semplice fastidio; di tanto in tanto, il fastidio sconfina addirittura in un chiaro e aperto senso di nausea da parte degli elettori. Largamente giustificato, peraltro. Secondo me, c’è un solo modo per invertire il corso delle cose, e proprio i politici più ragionevoli (sia nella maggioranza che nell’opposizione) farebbero bene a prenderne atto: occorre che il dibattito politico perda il suo insopportabile carattere autoreferenziale (con i politici che parlano di cose interessanti solo per loro, e con un linguaggio comprensibile solo dagli addetti ai lavori), e si concentri esclusivamente sulle questioni concrete.In questo, il sistema mediatico potrebbe svolgere una funzione centrale. Bisognerebbe superare lo schema delle discussioni generiche, con tre poltroncine da una parte e tre dall’altra, e i rispettivi “occupanti” chiamati a discutere di tutto (cioè, molto spesso, di niente). Al contrario, occorrerebbe “tematizzare” i dibattiti, scegliendo una questione centrale (scuola, tasse, pensioni, energia, ecc.) e chiamando di volta in volta un esponente di maggioranza e uno delle opposizioni a misurarsi in modo concreto sulle soluzioni da adottare. Solo così il Governo sarebbe positivamente “inchiodato” a dare conto delle iniziative assunte, del perché di alcune scelte, della capacità o incapacità di passare dalle buone intenzioni alle effettive realizzazioni. E solo così, per altro verso, le opposizioni sarebbero “costrette” a superare lo schema della protesta o del dissenso “a prescindere”, a favore di una sistematica prospettazione di soluzioni credibili e alternative rispetto a quelle avanzate dal Governo.

Come si vede, proprio un diverso meccanismo di comunicazione può determinare effetti decisivi nello stesso sistema politico. Una comunicazione “generica” e litigiosa (perfino a partire da come sono concepite le scenografie televisive o la ripartizione degli spazi nelle pagine dei giornali) produce un sistema politico rissoso e inconcludente, che “deve” litigare ogni giorno, ma non è in grado di avanzare soluzioni concrete. Al contrario, una comunicazione più “fattuale” può obbligare i politici di entrambi gli schieramenti a rimanere meglio in contatto con la realtà. Da questo punto di vista, due cose possono aiutare molto i due fronti politici. Nel caso della maggioranza, la partenza è stata ottima: la compattezza della squadra di Governo, il fatto che sia composta da persone che hanno una consuetudine di lavoro con il Premier e godono della sua fiducia, fa sì che ci sia un forte senso di armonia. Ciascuno ricorda come un incubo le esperienze dei Governi passati, nei quali, prim’ancora che ogni riunione del Consiglio dei Ministri fosse finita, ciascun Ministro era già scivolato via per affrontare il muro dei taccuini e delle telecamere, ed attaccare il collega X, il partito Y, il provvedimento Z. Tutto questo va definitivamente archiviato. Dall’altra parte, può essere molto utile l’esperimento del Governo-ombra: il mio augurio è che il Pd lo prenda sul serio, sul modello inglese, abituandosi a circostanziare le critiche al Governo, e dando sempre la certezza all’opinione pubblica che chi è oggi all’opposizione si sta davvero preparando a candidarsi credibilmente a tornare in maggioranza, la prossima volta. Il resto del compito è affidato ai cittadini, naturalmente. Io mi auguro che il voto sia sempre meno un fatto “scontato” e di “appartenenza”, e sia sempre di più ancorato ad alcune questioni concrete, alle “issues” che stanno a cuore a ciascun cittadino. Ognuno, ogni volta, dovrebbe chiedersi quali sono le questioni più rilevanti a suo parere, e qual è il partito più credibile nell’affrontarle. Poi, la volta successiva, il giudizio dovrebbe essere centrato sulla capacità mostrate da quel partito nell’attuazione del programma, nel rispetto degli impegni presi, e sulla capacità del partito concorrente di elaborare una controproposta valida.

Un serio bipartitismo e una buona politica si costruiscono anche e soprattutto così.

 

Daniele Capezzone

Portavoce di Forza Italia

Rispondi