All’ordine del giorno già nel ’92

Alessandra Mussolini

I rifiuti, è noto, costituiscono una fonte di guadagno molto consistente per la malavita organizzata non solo nazionale. I traffici e le commistioni tra le varie mafie sono oggetto di quotidiane attività di investigazione e indagine da parte di magistratura e forze dell’ordine, che da sole però non possono risolvere il problema

L’emergenza rifiuti in Campania nasce da molto lontano.Ricordo che già nella mia prima campagna elettorale, nella quale fui candidata proprio a Napoli (parliamo del 1992!) il tema era all’ordine del giorno.Da allora di tempo ne è passato ma soprattutto di responsabili se ne sono succeduti. Ora, ritengo, si tratta di affrontare non più solo un’emergenza ma un vero e proprio disastro di sistema. I rifiuti, è noto, costituiscono una fonte di guadagno molto consistente per la malavita organizzata non solo nazionale. I traffici e le commistioni tra le varie mafie sono oggetto di quotidiane attività di investigazione e indagine da parte di magistratura e forze dell’ordine, che da sole però non possono risolvere il problema. Anche perché un conto sono le degenerazioni, le patologie create dalla delinquenza, altro è la gestione del ciclo dei rifiuti, che – al pari di ogni altro processo tecnico-amministrativo – deve avere norme, procedure e sistemi di gestione e di supporto. Le modalità tecniche funzionano, però, solo se alla base vi è una cultura complessiva che aiuti tutto il processo a funzionare. Una cultura capace di coinvolgere e responsabilizzare tutti gli attori, diretti e indiretti, del ciclo e cioè produttori dei rifiuti e gestori dei rifiuti. Sembrerà paradossale ma in queste due macro categorie albergano sempre gli stessi, cioè i cittadini ma con ruoli diversi. Abbiamo, infatti, il cittadino produttore di rifiuti che può essere anche imprenditore, anch’esso generatore di rifiuti e al tempo stesso gestore del ciclo di smaltimento. Da questa apparente confusione emerge che la responsabilità non può essere solo della politica o della amministrazione pubblica. Esse certamente hanno un ruolo determinante poiché debbono garantire che le norme siano rispettate, che le procedure siano efficaci e che i sistemi di supporto siano specifici per la soluzione del problema. Ma il tema culturale, che coinvolge, o almeno dovrebbe coinvolgere le coscienze di tutti, è il vero snodo. Ambiente, spreco delle risorse, difesa dei beni comuni: sono solo alcune facce di un poliedro complesso, dal quale emerge solo la “monnezza”. Ma nella realtà sotto i cumuli di spazzatura non vi è solo spazzatura ma una cultura lontana dall’interesse collettivo. Un interesse che deve necessariamente passare dal coinvolgimento e dalla condivisione di chi vive il territorio, delle imprese attive e passive nel ciclo dei rifiuti, e della politica.

Pensare che queste entità debbano essere contrapposte e agire per interessi particolari, significa, da subito, ammainare la bandiera, rinunciare ad una soluzione che dia futuro e speranza. Condivido il pensiero di chi vede nella necessità di un impegno prima di tutto civile nell’approccio alla discussione dell’emergenza rifiuti. Non si può chiedere alla politica di non fare il proprio dovere, quindi è naturale che vengano proposte soluzioni che trovano le loro ragioni in una idea di fondo dell’ambiente, così come è naturale che debbano essere ricercate anche quelle responsabilità amministrative che, come ho detto, esistono, perché il ruolo degli amministratori è determinante. Né si può chiedere ai cittadini di non esprimere dissenso sempre che però questo sia spontaneo e veicolato con modi civili ancorché decisi. Né, infine, si può chiedere alle categorie dell’impresa radicali interventi punitivi nei loro processi industriali o produttivi. Va però cercata, con ostinazione, la massima sintesi tra le esigenze e le istanze di tutti, mettendo in campo non l’ideologia ma pragmatismo e interesse comune. In questo periodo ho notato che proprio queste sono le caratteristiche richieste a chi vuole contribuire ad affrontare l’emergenza rifiuti. I cittadini vogliono partecipare, le imprese e il lavoro vogliono aprirsi al confronto, la politica forse ancora è in ritardo (come spesso accade) ma vuole recuperare. è in tutti, infatti, la consapevolezza del fatto che si tratta di uscire dalla fase contingente per entrare, finalmente, nella fase del progetto. Solo così è possibile superare l’emergenza per ribaltare quella immagine che il nostro Paese ha offerto al mondo intero. Da sempre sono sostenitrice del fatto che il mondo ci osserva con poca indulgenza. Ciò che avviene qui è amplificato. Ma da questo dobbiamo ricavare l’energia per dimostrare di essere noi, il Popolo italiano, i primi a voler difendere il nostro territorio, a voler valorizzare il nostro turismo, a voler tutelare i nostri figli dai rischi ambientali agendo per la salute pubblica. Ma non solo per spirito di campanile, quanto per una reale spinta interiore che abbiamo verso l’interesse generale, in tema di diritti e di doveri collettivi. Non credo si possa deflettere da questi principi, ma soprattutto sono certa che su questo percorso vorranno incamminarsi in tanti. Primi fra tutti i cittadini, sommersi dai problemi quotidiani prima ancora che dai rifiuti.

Alessandra Mussolini
parlamentare europeo

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