“La sicurezza sul lavoro e la tutela dei lavoratori investono diverse responsabilità e soggetti, sia a livello nazionale sia a livello territoriale. La prima azione deve essere un coordinamento efficace, che consenta l’ottimizzazione delle risorse e un’attività capillaredi controllo sul territorio: il primo passo è l’azione congiunta tra ispettori del lavoro e ispettori delle ASL. In Italia abbiamo 4 milioni di aziende, per fare verifiche adeguate c’è bisogno di numeri e di risorse, ma soprattutto ci vuole a tutti i livelli amministrativi un’attenzione costante per verificare che legalità e trasparenza siano garantite”
Egregio Ministro, quali sono gli obiettivi sull’apertura di un tavolo di confronto con le parti sociali sulla questione della sicurezza nel lavoro?
La tutela dei lavoratori e le condizioni di lavoro devono tornare a essere centrali anche nella contrattazione, e soprattutto la salute dei lavoratori non deve mai essere merce di scambio. Purtroppo capita spesso che una parte dei differenziali retributivi tra le aziende e i settori produttivi sia in qualche modo ascrivibile a diversi tassi di rischio e pericolosità che si possono riscontrare nei processi produttivi. Forse è stato fatto in questi ultimi anni un errore di valutazione, l’avvento del terziario e il calo del lavoro operaio è stato scambiato infatti per una diminuzione del lavoro manuale, mentre viceversa quest’ultimo in molte mansioni dei servizi è aumentato. Senza massimalismo, ma con attenzione, dobbiamo riportare al centro la questione delle condizioni di lavoro: di tutti i lavoratori. Come ministero, ad esempio, abbiamo organizzato una mostra itinerante – dal titolo “Il rischio non è un mestiere” – che è un viaggio attraverso le condizioni di lavoro degli italiani dall’Unità a oggi, attraverso gli Archivi fotografici dei Fratelli Alinari. Inaugurata dal Presidente Napolitano al Quirinale dove è rimasta un mese e mezzo, la mostra è itinerante (ora è a Firenze) e toccherà importanti città quali Genova, Milano, Napoli, Torino e Palermo. Sono iniziative come queste che possono incidere sulla conoscenza di tutti noi e contribuire a modificare i comportamenti di domani.
• Per migliorare la sicurezza sul lavoro, servono nuove leggi o bisogna accelerare sulle deleghe di attuazione della legge 123 del 2007? E quali dei dodici articoli possono essere realmente operativi?
Le leggi che abbiamo in Italia sono tra le migliori di Europa, lo Stato deve avere un ruolo regolatore e di controllo, ma, soprattutto, per tutti noi la cultura del rispetto della vita deve essere fondante. Per quanto riguarda gli articoli della legge 123 gli articoli da 2 a 12 sono già in vigore; i criteri di delega di cui all’articolo 1 verranno stabiliti entro il 25 maggio con un Decreto legislativo, anzi ho già chiesto alle parti sociali di fornire il proprio parere rapidamente sul testo presentato, in modo da concludere i lavori se non entro gennaio 2008 comunque prima di maggio, anticipando i tempi della delega.
• è necessario aumentare le ispezioni sul lavoro? Quali sono le possibilità, i costi e gli obiettivi?
Il conteggio dei dati ispettivi registra in modo chiaro e incontrovertibile – sia per i dati INPS sia per quelli INAIL – un saldo positivo. Per questo ho chiesto a Tommaso Padoa Schioppa di poter reinvestire le cifre recuperate a favore delle ispezioni stesse, per incrementare il numero degli ispettori e in particolare degli strumenti a loro disposizione. Ho trovato nel Ministro del Tesoro una disponibilità ampia e soprattutto una convinzione vera e non di facciata. Abbiamo dunque messo all’opera i tecnici dei due ministeri che entro breve rilasceranno le soluzioni possibili.
• Quali sono gli scopi e gli obiettivi di una eventuale commissione speciale d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro?
Non rispondo sulle ipotesi, lavoro quotidianamente per far sì che le leggi in vigore siano applicate nella loro interezza. Le strutture preposte stanno facendo il loro dovere, e sono convinto che ci dobbiamo concentrare sulle azioni piuttosto che sulle ipotesi.
• è possibile impiegare delle risorse per un premio alle aziende in materia di sicurezza sul lavoro (magari sotto forma di sconti sui premi)?
Senza dubbio sì. D’altra parte è quello che già stiamo facendo con le politiche per l’emersione del lavoro irregolare. Oramai sta cambiando in modo sostanziale il rapporto tra Stato e cittadino. Anche i numerosi provvedimenti di sospensione per le aziende non in regola che abbiamo preso a seguito dell’attività ispettiva hanno natura cautelare e non punitiva. Lo scopo è garantire il diritto costituzionale alla salute e all’integrità psicofisica dei lavoratori. è questa la finalità che deve guidare il personale ispettivo e in questo solco ci stiamo muovendo anche nell’elaborazione di nuove proposte volte a favorire coloro che investono in sicurezza.
• Per contrastare il fenomeno delle “morti bianche” è utilizzabile il fondo dell’Inail depositato nella Tesoreria dello Stato? Ed in che maniera?
Sto svolgendo una battaglia personale nel Consiglio dei Ministri perché una quota del “tesoro” dell’INAIL sia destinata alla sicurezza. Sono risorse accumulate dal 2000 per il concorso di diversi fattori. Investimenti bloccati per non variare i saldi di bilancio pubblico concordati in sede europea; tariffe bloccate e tuttora sovrastimate in diversi settori; prestazioni ai lavoratori infortunati ferme a prima dell’introduzione dell’euro e quindi doppiamente svalutate da allora. Tutto questo, insieme ad una modesta riduzione del numero degli infortuni e ad un buon andamento gestionale hanno consentito all’INAIL di accantonare in questi anni avanzi economici sempre più consistenti. Una parte di queste risorse deve tornare sicuramente ai lavoratori attraverso la rivalutazione delle rendite infortunistiche: quello che la Finanziaria riuscirà a fare quest’anno per il danno biologico certamente non basta. Il sistema delle imprese si attende invece una riduzione delle tariffe, che va introdotta utilizzando anche meccanismi orientati dalla premialità: un circuito virtuoso che si autofinanzia perchè buoni andamenti infortunistici e buoni investimenti per la qualità del lavoro possono tradursi in sviluppo e aumento della capacità competitiva.