Crudeltà Bambina

L’origine del bullismo scolastico è da ricercare nella dinamica del branco e nella sua straordinaria somiglianza etologica alle mosse di alcuni animali.

Mi fa piacere che l’opinione pubblica abbia ripreso ad occuparsi, dopo anni di vuoto e di silenzio, del bullismo, inteso come sopraffazione caporalesca che si insedia sin dal primo anno della scuola elementare e finisce, se mai finisce, all’università.
E’ chiaro che qui parliamo di bullismo scolastico, recuperando in pieno la tradizione umanistica della psicologia italiana che, da Benassi a Petter, da Musatti a Salvini, ha fornito straordinari esempi di lettura longitudinale di questa piaga.

Del resto, se non ci limitassimo a parlare di bullismo scolastico dovremmo probabilmente estendere l’atto di sopraffazione ingiustificata, quotidiano e vessatorio al mobbing, al caporalato da caserma, al nonnismo negli uffici ed a tutte quelle situazioni in cui basta una divisa (come diceva Totò) a trasformare un uomo in un comandante ed a fargli credere che tutto sia legittimo. L’origine del bullismo scolastico è da ricercare, a mio avviso, nella dinamica del branco e nella sua straordinaria somiglianza etologica alle mosse di alcuni animali. Si individua nel primo gruppo il contenuto leaderistico che è quasi sempre uniformato a proiezioni sociali differenti, a seconda dei luoghi in cui si vive: atteggiamenti dispotici e simil arroganti, vestiario, capacità di essere “figo”.

Spesso il leader individuato in questa microcomunità (e parliamo di prime classi elementari) non ha altro elemento contenutistico che quello di una spettacolarizzazione del suo estro infantile: è spregiudicato e diverso, può osare e, quindi, può assurgere a capo del gruppo creato, al cui interno punta a diventare modello di riferimento.
Non sempre questi capobulli hanno un rendimento scolastico negativo, ed anzi proprio la capacità espressa di adattarsi bene al contesto sociale, li fa diventare più vocati all’apprendimento. La tipologia del perseguitato, parlando sempre di prime classi, è varia e non uniformabile: a differenza delle scuole maggiori non è sempre l’aspetto fisico “goffo” (occhiali, obesità, etc.) ad essere elemento di caratterizzazione, quanto la scelta di un bambino timido, o perlopiù gentile nei modi. Ed allora il bullo arriva a tormentare il prescelto, sia con una serie di comportamenti fisici diretti, sia con atteggiamenti psicologici ancora più devastanti, quali la non inclusione nel gruppo ludico e la non partecipazione nella vita dialettica della scuola. Le scuole medie inferiori rappresentano il triste acme del fenomeno con le implicazioni maggiormente conseguenziali in materia di psicologia clinica e di rendimento scolastico che arrivano (seppure, fortunatamente, in pochissimi casi) a gesti drammatici come il suicidio. Autolesionsimo, depressione, ansia, incapacità di portare a termine compiti quotidiani estremamente semplici ed affrontabili sul piano cognitivo, elaborazione di un concetto dequalificante del sé si uniscono alla fase prepuberale ed adolescenziale. In questo caso è facile individuare nei difetti fisici in essere (si pensi ai brufoli ed alle trasformazioni di un corpo non ancora delineato strutturalmente) sono alla base della designazione della vittima.

Il gruppo, invece, mantiene le stesse caratteristiche originali della scuola elementare, estremizzando nell’arroganza e nell’avvenenza fisica, nel vestiario scelto con cura (chiaramente là dove le condizioni della famiglia lo consentono) i disvalori ritenuti valoriali dagli astanti.
E’ fin troppo chiaro che nell’uno e nell’altro caso il ruolo e le responsabilità degli educatori scolastici assuma una rilevanza straordinaria, anche rispetto a famiglie spesso eccessivamente e ingiustamente colpevolizzate per una disattenzione che non è, invece, quasi mai aderente al comportamento del loro figlio. Chi ha la responsabilità di gestire lo stress del gruppo e le sue elaborazioni deve monitorarne gli effetti e le conseguenze, avendo bene in mente che gli stereotipi si rivelano troppo facilmente tali nelle equazioni predefinite fra condizione sociale delle famiglie degli studenti e comportamento. L’episodio vergognoso di Torino, dove un ragazzo probabilmente autistico è stato oggetto di violenze poi esibite via internet (ed in questo caso la protesta dei genitori avverso le sanzioni comminate è stata penosa, mentre la comprensione del papà del ragazzo dimostra come la cultura e la sensibilità siano discriminanti autentiche), conferma questa tesi. Sarebbe stato difficile immaginare a Scampia o alla Magliana, oppure allo Zen di Palermo, un comportamento del genere perché i codici della strada ed il confine sottile fra questa e la malavita contenevano (ed ancora contengono) regole di solidarietà apparentemente ossimore, ma reali e vere concretamente.

Non è possibile azzardare paragoni fra situazioni diverse, ma agli insegnanti andrebbe chiesto, innanzitutto, di essere loro i leader di un gruppo (proprio come una squadra di calcio) e di trasferire valori meritocratici e qualitativi sul piano umano e dell’impegno che arrivino a prevenire alla radice questi fatti. Sul piano legislativo sarebbe importante, a mio avviso, introdurre meccanismi sanzionatori severi per i minori che abbiano superato i 14 anni e che siano chiaramente non detentivi, ma miranti al recupero sociale e culturale. Guardare in faccia alcune realtà ci aiuta, quasi sempre, a ritrovare condizioni di empatia verso mondi che riteniamo abissalmente lontani da noi. Mi chiedo, per esempio, quale sarebbe stata la reazione nel tempo di quei ragazzi se la pena loro comminata fosse consistita nell’obbligatorietà dell’assistenza pomeridiana ai bambini autistici. Probabilmente, molti di loro avrebbero scoperto l’amore diretto verso una sofferenza che non è voluta, ma che non comporta l’allontanamento da questo nostro mondo. Magari sarebbero diventati, proprio come Saulo, i migliori apostoli di una solidarietà che il loro animo ha celato dietro l’apparente e terribile scorza del degrado.

Maria Burani Procaccini
Senatrice, 3°Commissione permanente (Affari Esteri, emigrazione)
gia’ presidente della Commissione Bicamerale dell’Infanzia
responsabile nazionale famiglie e minori di FI

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi