Pregi e difetti dei videogiochi

Se veramente si vuole porre loro e solo loro, i nostri ragazzi, prima di ogni altra cosa allora si condividano scelte di videogiochi educativi di un atteggiamento critico comune di fronte ai mass media. Non a caso, in questi ultimi tempi si è tanto dibattuto sui contenuti della tv, e della presenza dei genitori insieme ai figli dinanzi al piccolo schermo e alle consolle.

 Una leggenda che raccontavano i nostri nonni narra di una vecchia suora da tutti chiamata la “monachella santa”, per i suoi poteri di chiaroveggenza, che spesso profetizzava: “Vedrete cose che non avete visto mai…”.

Nulla di speciale per chi ha attitudini divinatorie, ma forse davvero nessuno poteva immaginare che i nostri figli, e forse noi stessi, avremmo giocato con Charlie Church Mouse (topolino in maglietta che racconta l’antico testamento con una scenografia tridimensionale), o ancora con Orizzonti minacciosi, la vocazione del paladino (dove un cavaliere cerca la Bibbia di Gutemberg). 

Topi e cavalieri non fanno del male: i nemici sconfitti non muoiono ma pregano, non rimangono colpiti a morte ma si convertono. E, per ironia della sorte, questi videogiochi, “benedetti” dalla Chiesa Cattolica, non hanno fatto il loro debutto nella nostra Italia, sede di Santa Romana Chiesa, ma in America, invasa dai videogame “mistici”.

Naturalmente, nella nostra patria le reazioni sono state positive.

Monsignor Ersilio Tonini ha parlato addirittura di “segnale importante, il simbolo di una riscoperta. Un nuovo modo – ha sostenuto l’Arcivescovo emerito di Ravenna – per trasmettere una sapienza antica, in un momento di grande bisogno di valori”.

E in effetti ha ragione il Cardinale Tonini: bambini e ragazzi cercano contenuti nei videogiochi, e questi ultimi, se ben fatti, possono essere importanti per l’apprendimento.

Alle famiglie spetta il compito di scegliere bene cosa comprare ai figli rispetto ai videogiochi,  e non solo. E’, infatti, difficile, oggi, per i più piccoli individuare bene il passaggio nella distinzione tra gioco e realtà.

In questi ultimi tempi, anche per la tv, si è tanto dibattuto di contenuti, come pure della presenza dei genitori insieme ai figli dinanzi al piccolo schermo e alle consolle.

E’, quindi, vero quanto afferma Tonini sostenendo che “la Bibbia e i suoi contenuti possono essere positivamente confusi con i temi dei giochi tradizionali”. Nei giochi di Chiesa, secondo l’Arcivescovo, “i ragazzi ritrovano la meraviglia di una scoperta e gustano il significato della grandezza e della dignità umana”.

Addirittura Monsignor Tonini giustamente si spinge a dire che i videogiochi stanno sostituendo, in alcuni momenti, altri sussidi didattici come i libri.

E’ facile prevedere, quindi, che tra poco in Italia saranno commercializzati questi giochi, che forse rappresenteranno un nuovo modo della Chiesa per comunicare con i giovani, anche se si tratta pur sempre, gioverà ricordarlo, solo di strumenti. D’altronde se le parrocchie si svuotano forse il modo per fare passare pensieri positivi è proprio rappresentato da queste nuove forme di gioco “intelligente”.

Pensate cosa sarà vedere giocare i nostri figli con Catecumeno, dove vince chi riesce a portare in salvo i cristiani dai feroci animali che vogliono sbranarli nel Colosseo, o che rischiano di annegare nelle catacombe inondate? O Armi spirituali, dove il giocatore deve mettere in fuga i demoni dalla mente di un adolescente che vuole uccidersi.

Ma si può anche pensare di trascorrere un pomeriggio con Il Re dei Re, la cavalcata dei Re Magi verso Betlemme, giudicato dalle mamme americane (pensate!) poco costruttivo, anzi diseducativo perché il figlio sputa come i cammelli del videogame (chissà cosa pensano di Totti allora?).

A ben vedere, quindi, qualche passo avanti si è fatto se pensiamo che fino a qualche tempo fa era in auge il gioco che ti permetteva di totalizzare tanti punti uccidendo il proprio padre oppure massacrando il maggior numero di passanti mentre si era alla guida di uno scooter (ottimo modello di educazione civica e stradale!).

Insisto, comunque, nel ruolo degli adulti rispetto alla differenza tra finzione e realtà.

E sotto quest’aspetto se veramente si vuol passare dalle parole ai fatti in relazione al dato di lasciar fuori i bambini, i propri figli dalle dispute tra genitori separati o divorziati, se veramente si vuole porre loro e solo loro, i nostri ragazzi, prima di ogni altra cosa allora si condividano scelte come quelle accennate di videogiochi educativi, di una tv guardata assieme, di un atteggiamento critico comune di fronte ai mass media ponendo innanzi tutto e su tutto l’ascolto dei nostri figli come obiettivo primario.

 

Daniele Damele
Università di Trieste
Giornalista, esperto di comunicazione e minori

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