Il sorriso in gabbia

Nell’isola che sembra una lacrima gettata nell’Oceano, ci sono bambini dimenticati che hanno tanti volti, tante espressioni, ma lo stesso sorriso “ingabbiato”. Spento dietro le sbarre degli orfanotrofi lager, appannato dal filo spinato delle città assediate.  Una smorfia senza luce segnalata da tempo dal pediatra Harendra De Silva presidente della Child Protection Authority

Massimiliano Fanni Canelles in riunione con Harendra De Silva

 “Hello bonbon, hello bonbon!”. Sorride la bambina di Habarana che, inseguendo i visitatori bianchi nelle loro contrattazioni al negozio, ha conquistato la sua caramella, frugando nelle tasche come se ne avesse sentito il profumo, nascosto nel sacchetto della spesa.

 Ha i piedi scalzi, il vestito impolverato, le mani che da troppo tempo non vedono il sapone. Eppure, in mezzo a quel mucchietto di case sporche e povere, anche su quella sua faccia magra e scura di miseria,  quando scopre quei denti bianchissimi, scatta la magia.

Quel sorriso unico che, nei bambini singalesi e tamil, non è solo il sorriso radioso di ogni bambino: è il sole dello Sri Lanka. Caldo e luminosissimo, con una luce mai vista. Un marchio di fabbrica, che “buca” l’obiettivo della macchina fotografica, che resta negli occhi anche a mesi di distanza.

Ma, nell’isola che sembra una lacrima gettata nell’Oceano, ci sono bambini che l’hanno persa la magia.

Sono i bambini dimenticati, che lo tsunami ha messo sotto gli occhi del mondo.

Hanno il sorriso spento di Susil, 9 anni, di Bandarawela, che per dire la sua età ha ancora bisogno di scandirla sulle dita delle mani, ma ha già imparato a contare a mente il tempo che lo separa dalla sua unica ora di libertà, dalle 6 alle 7 del mattino: perché, da quando fa colazione a quando si infila a letto nel camerone dei piccoli del Boys remand home di Kottawa-Pannipitiya, una “galera” per bambini vicino a Colombo, vede il mondo da dietro le sbarre.

Hanno la fame d’affetto che stordisce di Vidas, Cecilia, Kumar e degli altri 99 bambini dell’House of detention di Halpatota, un centro di smistamento per bambini sottratti alle famiglie, che vogliono farsi prendere in braccio, farsi fotografare, diventare importanti: perché sanno che solo così usciranno da quel limbo che puzza di prigione.

Hanno lo sguardo imbronciato di Sugi,  12 anni stretti in un vestito sciupato di raso rosa, la sua unica ricchezza, che nell’onda ha perso il papà e ora, alla Sujeeva home di Pioneer, un orfanotrofio vicino a Batticaloa dimenticato dallo Stato, non sa più come si sorride.

Hanno il corpo e l’anima malata dei tanti, troppi, bambini tamil nati e cresciuti all’ombra del filo spinato dei check point nelle città presidiate dall’esercito srilankese e dalle guardie armate delle Tigri.

Come la figlia di Saddushiga, nove mesi e un sarcoma sulla schiena, come i fratellini Sciluni e Abidash, 6 anni e 2 anni e mezzo, con le pance invase dal fegato ingrossato, che, in campi profughi miserabili, sono condannati a morire nell’indifferenza di un governo che manda gli aiuti con il contagocce.

I bambini dimenticati hanno tanti volti, tante espressioni, ma lo stesso sorriso “ingabbiato”. Spento dietro le sbarre degli orfanotrofi lager, appannato dal filo spinato delle città assediate.

Una smorfia senza luce, che è un altro “marchio di fabbrica” dello Sri Lanka delle differenze che urlano.

 Ma grazie all’onda emotiva provocata dallo tsunami, oggi, su quei volti, qualcuno sta provando a far rinascere la magia.

 E di questo parla “Il sorriso in gabbia. Dietro le sbarre degli orfanotrofi lager, dietro il filo spinato delle città assediate – Viaggio in Sri Lanka fra i bambini dimenticati salvati dallo tsunami”: un racconto-reportage con gli occhi dei bambini, sul filo di quei sorrisi che tutti speriamo ricomincino a regalarci il sole.

Perché il lieto fine è ancora da scrivere.

 

Camilla De Mori
giornalista professionista free lance, collabora con il quotidiano Il Gazzettino.
Dalla sua esperienza nello Sri Lanka devastato dallo tsunami ha tratto un reportage che è stato pubblicato su Diario e su Panorama.

 

 

 

Massimiliano Fanni Canelles in commissione parlamentare Governo Srilanka

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