Diventare piccoli ed accogliere i piccoli

Vogliamo ricordarlo soprattutto come padre spirituale, per tutti ma ancor di più per i bambini che accomuna nel suo amore ai deboli ed agli indifesi come fece Gesù.

Chi accoglie anche uno solo di questi bambini accoglie me

Con queste parole espresse da Gesù riportate nel Vangelo secondo Matteo, Sua Santità Giovanni Paolo II, compianto pontefice scomparso il 2 aprile scorso, indirizzava l’8 dicembre 2003 ai fedeli il messaggio per la Quaresima 2004.

Gesù amò i bambini e li predilesse “per la loro semplicità e gioia di vivere, per la loro spontaneità, e la loro fede piena di stupore” (Angelus del 18.12.1994).

Egli, pertanto, vuole che la comunità apra loro le braccia e il cuore come a Lui stesso: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5).

E ancora: “Chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18,4).

“Diventare” piccoli e “accogliere” i piccoli: sono questi due aspetti di un unico insegnamento che il Signore rinnova ai suoi discepoli in questo nostro tempo. Solo chi si fa “piccolo” è in grado di accogliere con amore i fratelli più “piccoli”.

“Ai bambini Gesù affianca i “fratelli più piccoli”, cioè i miseri, i bisognosi, gli affamati e assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i carcerati. Accoglierli e amarli, o invece trattarli con indifferenza e rifiutarli, è riservare a Lui lo stesso atteggiamento, perché in loro Egli si rende particolarmente presente”.

Fin qui, alcuni brani tratti dagli spunti di riflessione che Papa Giovanni Paolo II ha voluto condividere, nei suoi 26 anni di pontificato, con i popoli della Terra.

In questi giorni per noi di profondo sgomento e tristezza, ma che la Chiesa e lui stesso ci insegnano a vivere con gioia per la resurrezione dell’anima a vita eterna, abbiamo conosciuto del Papa anche gli aspetti meno noti della sua vita privata e della sua giovinezza e tanto dalle immagini, ufficiali e rubate, che lo ritraggono.

Definito il vicario di Dio in terra, il Grande, colui che ha condotto la Chiesa nel difficile passaggio tra il secondo ed il terzo millennio e per questo, a furor di popolo, degno di Santificazione, vogliamo ricordarlo soprattutto come padre spirituale, per tutti noi ma ancor di più per i bambini che accomuna nel suo amore ai deboli ed agli indifesi come fece Gesù.

Il sentimento comune, infatti, è quello di sentirci orfani della sua presenza, dei suoi consigli, della sua guida, del suo sguardo.

Gli occhi del Papa che hanno percorso in questi anni Piazza San Pietro gremita di persone durante le domeniche dell’Angelus erano occhi puliti e profondi, che scrutavano nell’anima e ne riconoscevano emozioni e turbamenti e quando incontravano quelli di un bambino, si illuminavano di gioia. Pareva scattasse un’alchimia, una forma privilegiata di comunicazione tra due esseri che in quello sguardo si completavano a vicenda.

In numerose immagini, vediamo Giovanni Paolo II baciare e carezzare i volti dei bambini ed i folti capelli oppure guardarli incantato mentre gli dedicano in coro una canzoncina.

Anche quando il 13 maggio del 1981 fu ferito nell’attentato che scosse il mondo era intento a sollevare tra le braccia i più piccoli convenuti con le loro famiglie per rendergli omaggio…. è stato un miracolo se una delle pallottole ha evitato la piccola Sara.

Oltre al suo rapporto di padre affettuoso e presente con i propri figli piccoli, da proteggere e da guidare tanto quanto i deboli ed i sofferenti, ha tracciato nei suoi scritti con parole di esortazione e di fiducia la strada educativa da percorrere per costruire intorno a loro l’amore necessario per crescere forti e, in loro, far così germogliare la fede.

I piccoli rappresentano “il futuro della Chiesa”, a loro ha restituito la  dignità di cui godono gli eletti del Signore. Giovanni Paolo II ha voluto scuotere le coscienze affrontando, durante il suo pontificato, temi fondamentali verso i quali  la comunità ecclesiastica, nei secoli, ha avuto spesso atteggiamenti di chiusura: la crisi dei valori nella famiglia, il divorzio,  l’aborto, l’abbandono ed il rifiuto dei figli.

Ha invocato a gran voce l’invito a soccorrere, accogliendoli tra le nostre braccia, coloro che sono orfani – spesso di genitori vivi -, sottolinea “i figli sono dono e segno della presenza di Dio” nelle nostre vite e,  mai come oggi, subiscono impotenti la crisi dell’istituzione familiare.

Se crediamo negli insegnamenti del Pontefice e desideriamo che ci accompagnino e ci guidino nella nostra crescita di persone e genitori consapevoli, se desideriamo condividere la sua eredità e riconoscere che non si è fatto solo portavoce di analisi e consigli ma che ha anche realizzato concretamente la sua parola, impariamo anche noi ad accogliere i bambini ed i doni che disinteressatamente ci elargiscono con i gesti, gli sguardi, lo stupore sincero e l’amore.

Allora anche il nostro amore sarà tale che potremo dire “Siete tutti miei figli!”.

Marina Galdo (laureanda in scienze politiche)

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