La kultura del 93%

Tentare di parlare della condizione nella separazione tra coniugi c’è di che inorridire, tanto è contorto questo nostro attuale sistema giuridico. Ci sono figli che da anni non possono, vedere il genitore non affidatario; genitori non affidatari che non corrispondono, o quanto meno non corrispondono con regolarità, l’assegno di mantenimento all’altro genitore. Ma ci sono anche genitori non affidatari che non riuscendo a vedere i propri figli compiono gesti estremi. Allora noi ci uniamo ai tanti, troppi, che a gran voce dicono che l’attuale sistema non va, che l’attuale sistema è irresponsabile. Lo diciamo ai giudici, a quelli, per intenderci, del 93% di affido alla madre. Il 93% è un dato che parla da solo, aldilà di tutte le chiacchiere, delle finte buone volontà, delle frasi fatte. Esso esprime il livello della cultura vigente: quella appunto del 93%. Lo diciamo agli avvocati, quelli che gestiscono ogni anno un business da 700 miliardi di vecchie lire!!!

Si, perchè 50.000 separazioni più 25.000 divorzi l’anno, considerato che possano costare mediamente 5.000.000 per il marito ed altrettanti per la moglie, ecco che appare ben bella la cifra di cui si è detto. Gli avvocati quelli che vedono in una qualsiasi riforma un possibile calo del loro fatturato; quelli che pensano solo al business; alle reciproche accuse, che non parlano mai di progetto educativo sui minori: per esempio di quando il minore possa incontrare il genitore non affidatario; quelli che accusano i padri di falsi atti di libidine sui loro figli per strapparglieli (conosciamo bene questi professionisti, conosciamo i loro nomi).

Lo diciamo agli assistenti sociali che vedono sempre nella madre l’unico riferimento familiare per l’affidamento, comunque e sempre o che definiscono “normale” – come in una recente perizia di una psicologa di Milano – l’affidamento alla madre, perchè quello al padre, evidentemente, lo ritengono un affido anormale, aggiungiamo noi. Partecipi anche loro al 93%. Lo diciamo ai mediatori familiari, che considerano solo quei pochi casi di mediazione frequentata e non dicono invece alle tantissime coppie che, sentendosi genitori di serie A, disertano la seduta. Ma poi andranno da quei giudici che hanno studiato diritto romano, diritto societario ma nessun esame di psicologia.

Quei “mediatori” che mai espongono nelle loro statistiche e, volutamente ignorano i casi di diserzione citati. Per non parlare, infine, dei molti casi non risolti rispetto ai pochi portati a termine più o meno con dignità. Lo diciamo ai politici, di tutti i partiti, ma si sa, loro si occupano più delle riforme delle leggi che portano voti. Perchè stare lì a trastullarsi con le leggi che aiutano i minori. Dai …. tanto mica portano voti quelle leggi là; quei politici che si accodano supinamente alla cultura esistente, quella del 93%. Noi vogliamo essere quelli che non accettano l’attuale situazione. Vogliamo essere coloro che dicono chiaramente a chi gestisce il potere che così non va! Che il problema della separazione e dei minori coinvolti è un problema grave, anche se per ora non porta e non toglie voti.

Mai la capacità o la volontà di esporre un progetto alternativo e costruttivo: va bene la cultura del 93%. Cultura che si nasconde dietro tanti “ismi”, maschilismo, femminismo, e che in maniera differente negano un principio per noi elementare: per educare i figli in ogni loro età occorre la presenza di entrambi i genitori; presenza paritetica, non con un genitore di serie A (quello affidatario) e uno di serie B (quello non affidatario). Noi separati non saremo mai dalla parte di questo potere; non saremo mai dalla parte di chi vive sul dolore dei nostri figli e nostro. Di noi genitori non affidatari. Saremo invece dalla parte della Cultura, quella con la C maiuscola. di chi crede che per educare i figli in qualsiasi età occorra necessariamente la presenza di entrambe le figure genitoriali, in situazioni di pari dignità, di tempi e di presenza simili (e non qualche ora ogni tanto).

L’attuale situazione della separazione, nelle leggi e nelle aule del potere politico e giudiziario, non ci dà nessuna risposta. Non parleremo mai il linguaggio del potere ma quello del dolore nostro e dei nostri figli. Ora, nel silenzio generale dobbiamo parlare noi separati, e dire basta a quelli che tentano di affossare la nostra proposta di legge, siano essipolitici, ma anche di riflesso magistrati, assistenti sociali, mediatori familiari. Loro diranno che queste cose le hanno sempre dette. Loro: uomini e donne del potere che hanno strappato l’aquilone gioioso ai nostri figli in nome di una cultura che sempre e costantemente appare con la “c” minuscola ma assai di più con la “Kappa” La Kultura del potere dei moderni “minculpop”. Nel silenzio generale abbiamo il diritto di parlare noi!

dott. Ernesto Emanuele
presidente nazonale Onlus Papà Separati

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